La procura di Roma ha aperto un'indagine in relazione alle dichiarazioni del deputato Giovanni Donzelli per aver «reso pubbliche intercettazioni ambientali del Dap tra esponenti della 'ndrangheta e della camorra con Alfredo Cospito», ovvero le intercettazioni ambientali del Dap che Donzelli ha avuto dal sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro.

Il fascicolo è stato aperto dopo l'esposto presentato dal parlamentare dei Verdi, Angelo Bonelli, dove si ipotizza il reato di rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio.

Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, anche lui di Fratelli d’Italia ed ex avvocato di Meloni, con la delega alla polizia penitenziaria, ha confermato di essere stato lui a passare delle relazioni del ministero a Donzelli. Per il sottosegretario si tratta di atti «a divulgazione limitata», ma non sotto segreto. Per Bonelli «queste informazioni sensibili che hanno carattere riservato non sono nella disponibilità dei parlamentari».

L’intervento alla Camera

Quel che è certo è che Donzelli, durante il suo animato intervento alla Camera di martedì, ha reso pubbliche conversazioni puntuali, «derivanti da intercettazioni ambientali dell'amministrazione penitenziaria, tra l'esponente della ‘ndragheta Francesco Presta e Cospito avvenute il 28 dicembre e il camorrista Francesco Di Maio del Clan dei Casalesi avute con sempre con Cospito il 12 gennaio 2023», ricorda l’esposto.

L’esponente di FdI, che in parlamento ricopre anche il ruolo di vicepresidente del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che vigila sui servizi segreti, «affermava di essere venuto in possesso di queste dettagliate informazioni e del contenuto di queste conversazioni direttamente dal mistero della Giustizia, aggiungendo che ogni parlamentare se ne avesse fatto richiesta le avrebbe potute avere».

Nella serata del 31 gennaio Delmastro Delle Vedove ha affermato di essere stato lui a dare le informazioni della relazione del Dap.

Bonelli ha deciso di agire: «Il sottoscritto nella sua qualità di deputato della Repubblica italiana segnala i fatti e i comportamenti sopra illustrati alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma» guidata da Lo Voi, «affinché si compiano tutte le necessarie indagini e all'esito ne venga valutata la eventuale rilevanza penale».

Per Bonelli potrebbe essere stato violato l’articolo 326 del codice penale. L’accusa implicita come da codice è che il deputato «violando i doveri inerenti alle funzioni o al servizio, o comunque abusando della sua qualità, rivela notizie di ufficio, le quali debbano rimanere segrete, o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza». Per questo reato è prevista la pena da sei mesi a tre anni.

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