Una giornata che si temeva di scontro è rimasta impantanata in ore d’attesa: le navi della Global Sumud Flotilla hanno continuato ad avanzare verso le coste di Gaza, con gli occhi dell’esercito israeliano ma anche quelli del mondo occidentale puntati addosso. Fino a quando l’Idf non ha proceduto all’abbordaggio.

Così il viaggio umanitario dei volontari provenienti da oltre quaranta paesi ha monopolizzato il dibattito italiano. Ad accende lo scontro era stata la premier Giorgia Meloni, che la settimana scorsa dalla hall del suo albergo a New York a margine dell’Assemblea generale dell’Onu aveva accusato la spedizione di «utilizzare una questione come la sofferenza del popolo palestinese per attaccare il governo italiano». Una visione riduttiva di una missione che non coinvolge solo attivisti italiani, ma che ha permesso a Meloni di cavalcare a suo modo lo spazio guadagnato dalla Flotilla.

«Irresponsbile»

La linea del governo, infatti, è stata quella di bollare come «gratuita, pericolosa, irresponsabile» la missione via mare per portare aiuti a Gaza e rompere il blocco navale di Israele. Anche da Copenhagen per il Consiglio europeo informale, Meloni ha enfatizzato la dicotomia tra la proposta di pace del duo Trump-Netanyahu e ora al vaglio da parte di Hamas e l’iniziativa della Flotilla: «Attendere, mentre c'è un negoziato di pace, è forse la cosa più utile da fare per alleviare le sofferenze del popolo palestinese. Ma forse le sofferenze del popolo palestinese non erano la priorità». Lo slogan ripetuto da Matteo Salvini è netto: «Si fermino, altrimenti non vogliono la pace», con l’assunto che l’iniziativa degli attivisti possa in qualche modo condizionare il sì al negoziato di pace di Trump, che tuttavia Benjamin Netanyhau ha già accettato.

L’interpretazione della premier, del resto, è tutta in chiave italiana. Dopo la mobilitazione di piazza del 22 settembre e quelle dei giorni successivi in tutte le città e l’aumento del numero dei paesi occidentali che hanno formalmente riconosciuto la Palestina, era fondamentale per l’esecutivo individuare un avversario almeno mediatico.

Nei fatti, invece, il governo italiano è rimasto con la Germania uno dei pochi grandi paesi europei a non aver compiuto il gesto diplomatico. Così, Meloni ha scelto la strada più barocca della mozione parlamentare, che viene presentata alla Camera oggi e impegnerà il governo a riconoscere la Palestina ma solo a condizione del rilascio degli ostaggi da parte di Hamas e della sua esclusione da qualsiasi dinamica di governo all’interno della Palestina. Il testo è ancora in fase di limatura e l’appello della premier è per un voto unitario del Parlamento.La mossa, però, è stata utile a creare divisioni nell’opposizione e in particolare dentro il Partito democratico, dove la quota più oltranzista è tentata dal no, mentre quella più moderata sta riflettendo sulla necessità di accogliere l’apertura seppur minima del governo su una questione di portata internazionale.

La mossa della Cgil

Sul mare di fronte alla Striscia è puntata anche l’attenzione della Cgil, con una posizione opposta e contraria a quella del governo. I sindacati e i movimenti, infatti, sono pronti alla mobilitazione in vista di ciò che succederà dopo il blocco della Flotilla. «Siamo pronti a proclamare, in modo tempestivo, uno sciopero generale di tutti i settori pubblici e privati», è stato l’avvertimento di Maurizio Landini, che ha sottolineato le ragioni degli attivisti, disarmati e su navi civili: «Un atto di quella natura in acque internazionali sarebbe un atto di guerra contro chi vuole svolgere una missione per riaffermare la pace». Il mandato al segretario, infatti, è arrivato all’assemblea generale del 29 settembre, che ha autorizzato la proclamazione di uno sciopero tempestivo «in caso di attacchi, blocchi o sequestri delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla e in caso di mancata apertura di corridoi umanitari» verso Gaza.

Alla posizione del maggior sindacato italiano si è affiancata quello dei sindacati di base Usb, Cobas e Cub, che hanno fatto sapere che lo sciopero verrebbe proclamato senza alcun preavviso. «Non tollereremo nessuno sciopero generale improvviso», ha replicato a stretto giro il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, «Non sono pro Pal, sono pro caos» ha scritto sui social dopo le notizie delle mobilitazioni in serata nelle città, a partire da Roma.

Il clima è tesissimo ma anche sospeso nell’attesa di capire come l’esercito israeliano gestirà gli attivisti. Gli schieramenti, però, sono chiari: il governo contro la Flotilla, diventata l’utile avversaria; sindacati e movimenti pronti a iniziative anche eclatanti nel caso in cui qualcosa in mare vada storto.

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