Premessa: la storia opaca che sto per raccontare contiene un’ importante e drammatica verità, e cioè che il suo protagonista è davvero malato di sla. Tutto il resto, invece, è un disegno confuso in cui verità, truffe e sospetti sono un unico guazzabuglio.

La vicenda è quella di Paolo Palumbo, il ventiseienne oristanese affetto da quella terribile malattia neurodegenerativa che è la sla.

 La sua storia è molto nota perché Paolo è stato più volte protagonista delle cronache per alcune partecipazioni tv e iniziative varie in cui ha raccontato il suo percorso doloroso in compagnia del fratello Rosario e dell’onnipresente padre Marco. E perché è anche molto presente sui social, su cui lancia spesso raccolte fondi per sostenerlo nella sua malattia.

Paolo, nel 2019, è stato ospite di Amadeus a Sanremo, dove è andato con una “sua canzone”. In seguito, ha inciso un singolo con Achille Lauro (che continua a sostenerlo, senza evidentemente mai aver approfondito bene la situazione).

 E’ stato ospiti di svariati programmi Rai e Mediaset, compresi i tg. Ha incontrato Barack Obama, il papa, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha centinaia di migliaia di follower: Paolo Palumbo è una sorta di ambasciatore della sua malattia.

Altri soldi per le bollette

Proprio pochi giorni fa, il Corriere della sera e il Tg5 hanno rilanciato una nuova raccolta fondi che consiste nella vendita di un cd contenente il suo nuovo singolo a 23 euro.

La vendita, spiega il padre Marco, servirà a pagare le bollette, visti i recenti aumenti. «L’ultima bolletta della luce è stata di 2.500 euro. Ma non possiamo certo risparmiare su quello: Paolo è attaccato ai macchinari h24. Ci sono il respiratore, l’aspiratore, il computer, la pompa per l’alimentazione», si è lamentato Marco Palumbo.

E qui inizia l’altra parte del racconto, quella torbida, che è un susseguirsi di evidenti ambiguità e fatti mai chiariti.

Marco Palumbo, padre di Paolo e principale organizzatore di tutte le attività legate al figlio malato, è originario di Nuoro ed è stato condannato per “associazione a delinquere finalizzata a dichiarazione fraudolenta e uso di fatture per operazioni inesistenti”, reati che ha commesso a Oristano tra il 2007 e il 2008.

E’ stato poi arrestato nel 2015, anno in cui ha patteggiato per il reato di bancarotta: aveva venduto macchine di lusso a personaggi famosi (vantava rapporti con Lele Mora e Gigi D’Alessio) creando una rete di società fantasma con sede a Cipro e a Panama, riuscendo ad ingannare il fisco. Arrivò addirittura ad inventare un milionario commercio di fiori di loto.

Il pubblico ministero, nel chiedere la condanna a 6 anni di Palumbo, definì l’inganno orchestrato “geniale”.

 Tutto questo serve a contestualizzare i tanti fatti sospetti accaduti in questi anni nella vita Paolo Palumbo.

Sia in occasione della sua partecipazione a Sanremo con una canzone inedita che dell’uscita del suo singolo con Achille Lauro, Palumbo è stato accusato di aver rubato le canzoni ad altri.

Nello specifico, da Cristian Pintus, un rapper oristanese che lo aveva accompagnato a Sanremo, e dal paroliere nuorese Marco Mura.

«Ho creato una canzone con tanto cuore per Paolo, poi con la scusa che gli incassi della canzone di Sanremo sarebbero andati in beneficenza- così mi ha detto la famiglia Palumbo- ne ho ceduto la paternità. E loro subito hanno tolto il mio nome dai crediti. Mi hanno devastato psicologicamente e voglio dire che Paolo è complice, fa leva sul suo dramma», racconta Pintus.

«Sono stato truffato da Marco e Paolo Palumbo: mi hanno rubato i diritti della canzone che ha cantato con Achille Lauro. Penso che i Palumbo abbiano un talento innato, cioè quello di scovare al volo la bontà delle loro prede e sfruttarla al meglio per il proprio tornaconto», ha detto il paroliere Mura.

Sono seguite delle denunce da parte di entrambi.

Il trucco dei panettoni

Altro episodio strano, sempre tra

i meno gravi: poco tempo fa Paolo Palumbo ha organizzato una vendita di panettoni “con la sua ricetta” per raccogliere, ancora una volta, soldi.

Peccato che quei panettoni li facesse un’ignara signora di Pula nel suo forno. Lei li riconosce, sono i suoi, li fa lei e li vende a pochi euro, ma sono rimessi in vendita da Palumbo a un prezzo molto più alto per raccogliere fondi. Contatta i Palumbo che rispondono qualcosa come “vi abbiamo resi famosi”.

Nel frattempo, Palumbo continua a pubblicare post sofferenti sui social chiedendo denaro a suon di «vi prego» «aiutatemi a vivere», «con un messaggio al 335… mi donerete la vita». Inviando un messaggio a quel numero Paolo indica le coordinate bancarie per mandargli soldi.

Soldi che servirebbero a pagare non si sa bene cosa, visto che la famiglia è più che benestante, ha una bella casa in centro avuta dal padre di Marco da un amico deceduto di recente, automobili, l’invalidità, l’accompagnamento. Le cure poi sono a carico del servizio sanitario.

Da anni, quando i Palumbo raccolgono soldi, succedono cose strane. Nell’ultimo appello diffuso dal Corriere della sera e al Tg5 il padre di Paolo, Marco Palumbo, afferma che occorrono soldi per via del caro bollette. «All’energia Paolo non può rinunciare, serve ad alimentare il respiratore, l’aspiratore, il computer, la pompa dell’alimentazione, macchinari che gli permettono di vivere».

Il padre di Paolo Palumbo omette però un particolare: le persone disabili che utilizzano macchinari per la malattia hanno un costo dell’energia agevolato (bonus elettrico).

La regione Sardegna, tra l’altro, è tra quelle che forniscono più aiuti, per esempio il progetto “Ritornare a casa” che nel caso di malati nella situazione di Paolo prevede altri contributi sostanziosi anche per assistenza e caregiver.

Ma poi, questo famigerato cd col singolo di Paolo al prezzo di 23 euro esiste? «Io l’ho acquistato con la mia donazione il 17 agosto”, mi racconta F., ma ancora non mi è arrivato. Ho chiesto come mai e dopo qualche giorno mi hanno risposto che è in fase di produzione».

Insomma, vendono qualcosa che ancora non esiste per un caro bollette che nel caso di Paolo non esiste (o è comunque ben più contenuto).

Mistero Israele 

E’ accaduto di peggio nel 2019, quando Paolo, dopo la partecipazione a Sanremo, aveva una enorme visibilità. In quel periodo il fratello Rosario aprì una grossa raccolta fondi perché Paolo, raccontavano i suoi familiari, aveva avuto miracolosamente accesso alla costosa “sperimentazione Brainstorm” in Israele. L’obiettivo erano 900.000 euro.

A garanzia di tutto c’era il solito padre Marco che sosteneva di essere in contatto con un medico israeliano e che, come riferì a molte persone, era andato personalmente in Israele a sbrigare l’iter burocratico.

La raccolta partì spedita, donarono perfino il Billionaire e il Cagliari calcio, si arrivò velocemente alla cifra di 144.000 euro.

Poi un’indagine della polizia postale di Oristano scoprì la truffa: nessun ospedale e nessun medico israeliano avevano mai inserito Paolo in protocolli di sperimentazione.

Le famose mail che Marco Palumbo riceveva dal medico israeliano erano scritte in un inglese stentato, da Google translate e, pare, inviate proprio da Oristano. In quel periodo i giornali insinuavano che gli indagati fossero proprio dei familiari di Paolo.

Non si sa che ne sia stato dell’indagine, ma restano aperte due domande: il fratello di Paolo, Rosario, al telefono, ai tempi, diceva: «Siamo noi quelli truffati da qualcuno».

Potrebbe essere che le mail fossero di un finto medico israeliano che vive ad Oristano, ma allora chi erano i medici del vero ospedale israeliano da cui Marco Palumbo andò più volte, come raccontato?

Inoltre, l’ospedale in questione smentì ufficialmente di aver mai avuto contatti con i Palumbo.

La seconda domanda riguarda i 144.000 euro raccolti dalla famiglia tramite la piattaforma di crowdfunding Gofundme. Che fine hanno fatto?

Nell’estate 2019, per uscire dall’imbarazzo, la famiglia Palumbo comunicò alla stampa che avrebbe investito i soldi in una casa vacanze per disabili, ma indovinate un po’? Naturalmente i soldi non bastavano e quindi sarebbe servito un ulteriore contributo da parte dei donatori.

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