Italia

Il nulla dopo le promesse, la mafia delusa dal Cav

 

  • Sono passati dieci anni dalle stragi siciliane, tutti i grandi boss di Cosa nostra – escluso Bernardo Provenzano, ancora ben protetto – sono stati catturati e marciscono nelle segrete dell’Asinara, di Sollicciano, dei Pagliarelli di Palermo.
  • Dal 1992 in Sicilia non si spara un solo colpo, dopo l’inferno di Capaci e di via D’Amelio c’è un silenzio irreale. I padrini, dopo le bombe, garantiscono al popolo mafioso che «la politica avrebbe cambiato le cose».
  • È il secondo tempo dei rapporti fra Silvio Berlusconi e Cosa nostra. Non c’è più lo “stalliere” di Arcore, c’è sempre Marcello Dell’Utri, non ci sono più i Bontate e i Grado e Tanino Cinà usciti definitavamente di scena con la guerra tra le famiglie ma adesso ci sono gli zombie del 41 bis.

È una domenica ventosa sotto Montepellegrino. Allo stadio della Favorita gli spettatori sono undicimila, il Palermo ospita l’Ascoli, diciassettesima partita del campionato di calcio di Serie B. Lo striscione, lunghissimo, resta esposto alla curva sud esattamente per tre minuti. Avviso da brivido: «Uniti contro il 41 bis, Berlusconi dimentica la Sicilia». I poliziotti si arrampicano sugli spalti, c’è qualche tafferuglio, un agente è ferito all’occhio destro, tre tifosi fermati, in serata sfi

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