L’inchiesta “Lobby Nera”, realizzata da Fanpage e mandata in onda giovedì sera da Piazzapulita, su La7, ha provocato un terremoto all’interno di Fratelli d’Italia a pochi giorni dalle elezioni amministrative. Un reporter del giornale online, infatti, tramite il sistema dell’insider si è finto per tre anni un imprenditore al quale interessava finanziare la campagna elettorale del partito di Giorgia Meloni a Milano, per ottenere in cambio vantaggi per il proprio business.

Quello che è stato scoperto – e che è stato mostrato in un video di oltre 13 minuti – è un sistema di presunti finanziamenti in nero, di incontri con esplicite battute razziste, fasciste e sessiste e di una serie di episodi che dimostrano la presenza all’interno del partito, e quindi del quadro istituzionale, di una ultradestra nostalgica e attiva. In questi tre anni, i giornalisti di Fanpage hanno potuto partecipare a cene elettorali – anche in vista delle amministrative di domenica 3 e lunedì 4 ottobre – ottenendo anche contatti diretti con alcuni esponenti di spicco di Fratelli d’Italia.

La bufera su Carlo Fidanza

Sono tre gli esponenti del partito di Meloni a essere maggiormente coinvolti nell’inchiesta: l’eurodeputato Carlo FidanzaRoberto Jonghi Lavarini, candidato alla Camera nel 2018, soprannominato "Barone Nero" e condannato nel 2020 a due anni per apologia del fascismo, e la candidata Chiara Valcepina. Fidanza e Valcepina sono stati ripresi mentre si lasciavano andare a espressioni mutuate dal gergo fascista, con tanto di saluti gladiatori, saluti romani e commenti razzisti o sessisti.

Nella video-inchiesta si vede il giornalista infiltrato presenziare a un aperitivo elettorale in cui Fidanza lo chiama in disparte proponendogli di finanziare un evento del partito anche utilizzando del «black», cioè dei soldi in nero: «Le modalità sono: o versare sul conto corrente dedicato che lei ha aperto per le elezioni, o, se vi è più comodo fare il black, lei si paga il bar e col black si coprono le altre spese. A quel punto fai direttamente con lei, senza che diamo il black al bar, perché non è mai piacevole, poi la gente chiacchiera», dice Finanza senza sapere di essere ripreso dalle telecamere.

Il “Barone”, poi, spiega fattivamente come sarà resa possibile l’operazione: «Tot ai consiglieri di zona, quindi gli do i contanti e dico: “Fai l'evento, ma devi invitare la Valcepina, Fidanza e Rocca”.  Gli altri, invece, due imprenditori se li prendono privatamente perché loro hanno il giro di nero e fanno versamenti sul conto della Valcepina». Jonghi Lavarini fa poi esplicito riferimento a delle «lavatrici», trovate dal «presidente di circolo che è commercialista».

Fidanza si autosospende

«Nell’associarmi alla richiesta del mio partito di ottenere i filmati integrali che mi riguardano senza tagli o manomissioni, in modo che gli stessi possano essere visionati dai competenti organi di FdI, su richiesta di Giorgia Meloni, ritengo opportuno autosospendermi da ogni ruolo e attività di partito al fine di preservare Fratelli d’Italia da attacchi strumentali»: così in una nota Carlo Fidanza annuncia la decisione di sospendere ogni sua attività per Fratelli d’Italia.

«Dopo aver visto il servizio confezionato ieri sera da Fanpage – continua l’europarlamentare – e mandato in onda da Piazzapulita voglio ribadire ai miei amici, ai miei elettori e a quelli di tutto il mio partito che non ho mai ricevuto finanziamenti irregolari e che nello specifico, in più occasioni che purtroppo non sono state mandate in onda, ho ribadito al “giornalista infiltrato” che asseriva di voler contribuire alla campagna elettorale di una candidata, la necessità di farlo secondo le modalità previste dalla normativa vigente. Il fatto che questi ulteriori colloqui non siano stati trasmessi la dice lunga sulla serietà di questa inchiesta e contribuisce a dare di me e della mia attività politica un’immagine totalmente distorta». 

«A tutela della mia reputazione mi riservo di adire la giustizia civile e penale. Mi avvicino ai 30 anni di impegno politico, senza mai una macchia e sempre a testa alta. Non c’è e non c’è mai stato in me alcun atteggiamento estremista, razzista o antisemita. Semmai, nelle immagini pubblicate, ironicamente contestavo proprio le inaccettabili affermazioni a suo dire goliardiche di Roberto Jonghi Lavarini, che non hanno né possono avere alcuna cittadinanza in Fratelli d’Italia, partito in cui peraltro lo stesso non è iscritto né ricopre alcun ruolo. Ho avuto più volte occasione di polemizzare con Paolo Berizzi per alcune sue campagne di stampa (da qui l’ironia mostrata nel video), ma naturalmente giudico inaccettabile che un giornalista debba vivere sotto scorta per le minacce ricevute e per questo, pur nella irrinunciabile diversità di opinioni politiche, gli esprimo la mia solidarietà sincera», conclude Fidanza.

La nostalgia fascista

In un’altra serata elettorale, quella del 22 settembre, il giornalista di Fanpage – oltre ai discorsi sui fondi sommersi – registra una serie di conversazioni tra i soliti esponenti della sezione milanese di Fratelli d’Italia che, definendosi «una allegra brigata nera», denotano una certa nostalgia per l’epoca fascista.

Dal candidato Francesco Rocca, che conclude il suo comizio con un «boia chi molla», allo stesso Fidanza che in riferimento al candidato sindaco di Milano per il centrodestra, Luca Bernardo, dice: «Abbiamo fatto qualche cazzata anche noi, abbiamo messo un capolista un po’ particolare. Mai come in questo caso il vecchio motto montanelliano del turarsi il naso è la cosa da fare». L’europarlamentare, al momento della foto di rito per i social, invita tutti a non dire «cheese» ma «Paolo Berizzi», il giornalista sotto scorta per le minacce ricevute dai neonazisti. Mentre la presidentessa del Municipio 7, Norma Iannacone, che rivendica la patente di vera «fascista».

La procura apre un’indagine

La video inchiesta di Fanpage sulla destra milanese e sul ruolo dell'europarlamentare Fidanza, presente due giorni fa alla prima milanese del monologo di Edoardo Sylos Labini tratto dal libro “Il sistema” dell'ex magistrato Luca Palamara e Alessandro Sallusti, ha iniziato a girare con insistenza sulle chat di chi nella procura milanese da tempo si occupa di estremismo nero ed eversione fascista. 

Dopo un esposto congiunto presentato al procuratore capo di Milano Francesco Greco da Europa Verde e dai Verdi, la procura ha aperto un fascicolo d'inchiesta e l'ipotesi di reato è quella, appunto, di finanziamento illecito oltre a quella di riciclaggio.

La reazione di Fratelli d’Italia

Il partito guidato da Meloni, con una nota ufficiale, ha chiesto a Fanpage e Piazzapulita di ottenere il girato integrale, sottolineando di non potersi fidare della ricostruzioni giornalistica e ipotizzando che i video possano essere stati montati ad arte con «tagli o manomissioni». Solo dopo, spiega Fratelli d’Italia, si potranno «valutare compiutamente eventuali responsabilità di esponenti di Fdi anche in relazione ai contatti con persone da tempo estranee al partito proprio in ragione delle loro posizioni incompatibili con quelle del nostro movimento».

«Non ce ne vogliano Piazzapulita o Fanpage – continua la nota – ma non ci sentiamo sereni nel valutare i nostri dirigenti esclusivamente sulla base di filmati montati e fatalmente trasmessi a poche ore da un'importante tornata elettorale. Non prenderemo per oro colato quanto riportato con il palese intento di infangare la nostra onorabilità. Verificheremo i fatti nella loro interezza e, se necessario, prenderemo provvedimenti commisurati alle eventuali oggettive responsabilità, come abbiamo sempre fatto».

Meloni: «Nessuno spazio per razzisti, antisemiti e paranazisti»

«Non giudico e valuto un dirigente che conosco da più di vent’anni – ha aggiunto Giorgia Meloni – e sono rimasta colpita nel vederlo raccontare così, sulla base di un video curiosamente mandato in onda a due giorni dal voto. Sono pronta a prendere tutte le decisioni necessarie quando ravviso delle responsabilità reali, ma per avere contezza di queste chiedo di avere l'intero girato di cento ore. Poi farò sapere cosa ne penso. Nel mio partito non c’è spazio per razzisti, antisemiti e paranazisti».

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