Il disegno di legge Zan arriverà nell’Aula del Senato il 13 luglio: oggi è stata messa in calendario la legge contro l'omofobia dopo una giornata campale. La presidente del Senato, Elisabetta Casellati (di Forza Italia),  aveva chiesto di riflettere sulla proposta di slittamento, ma la maggioranza del Senato ha votato no alla richiesta di spostamento di Lega e di Forza Italia alla settimana successiva.

Soddisfatto il segretario del Pd, Enrico Letta. Il via libera all’aula per lui dimostra che «i voti per il ddl Zan ci sono», ha scritto in un tweet.

Stesso discorso portato avanti da una delle più attive pentastellate sul ddl, Alessandra Maiorino, che fino a stamattina, nonostante le insinuazioni di Matteo Renzi, ha garantito che tutto il Movimento 5 stelle è pronto ad approvare il disegno di legge.

Il segretario della Lega, Matteo Salvini, si è limitato a postare una foto dal senato con l’avvocata Giulia Bongiorno e la ministra per le persone disabili Erika Stefani.

Prima aveva detto di avere accolto l’appello di papa Francesco: «Noi abbiamo accolto l’appello del Santo Padre, andiamo uniti a portare a casa un risultato comune, puniamo chi discrimina, chi aggredisce, insulta e togliamo dal testo l’ideologia, la censura, il bavaglio» e ha detto che «se la legge verrà affossata il nome e cognome di colui che ha impedito che si approvasse all’unanimità una legge che protegge chi ama è il signor Letta», ha aggiunto. Ha dimostrato apprezzamento per Matteo Renzi: «Ho apprezzato l’atteggiamento di Renzi perché io punto al risultato».

Italia viva e la spaccatura

Anche Italia viva ha votato per l’Aula il 13 luglio, ma il capogruppo Italia viva Davide Faraone ha detto che adesso la maggioranza è spaccata: «Si è deciso di votare un calendario a maggioranza spaccando la maggioranza di governo e mettendo a rischio il provvedimento. Così com’è stata impostata la discussione la legge rischia di non essere mai approvata sotto i colpi dell’ostruzionismo e del voto segreto». E ha attaccato il promotore della legge Alessandro Zan per aver detto che la legge deve essere «portata in Aula e incrociamo le dita». Julia Unterberger, capogruppo delle Autonomie, ha detto che voterà a favore del calendario ma ha apprezzato la proposta di mediazione del leghista Andrea Ostellari: «Non possiamo continuare a fare la guerra su cose assurde e formalità».

La calendarizzione

La capogruppo del gruppo misto, Loredana De Petris, ha detto che il calendario è fondamentale: «Mette un punto. Perché oggi ancora si dice non calendarizziamo? Il relatore Ostellari può fissare il termine agli emendamenti». La legge «allarga i diritti. Si fissa il ddl in Aula, Ostellari deposita il suo testo e si discute». La capogruppo del Pd Simona Malpezzi ha chiesto di fissare l’Aula per portare a termine «la legge per tutte le persone che continuano a rischiare la vita». Dopo l’approvazione del calendario, ha fatto un Tweet scrivendo che adesso «ognuno si assumerà le proprie responsabilità».

Forza Italia e il Concordato

Il senatore di Forza Italia Lucio Malan è stato il primo a parlare in Aula del ddl Zan e ha detto che non si può ignorare la nota verbale del Vaticano, che ha chiesto di intervenire per modificare la legge: «Non può il senato ignorare le intese previste per costituzione paragonabili a trattati internazionali – ovvero il Concordato tra Stato e Chiesa e i successivi aggiornamenti – possono essere abolite, ma non ignorate». La capogruppo Anna Maria Bernini ha ripreso la posizione portata avanti da più esponenti della chiesa: «Non possiamo far diventare legge un manifesto».

Scontro sul calendario

Pd, M5S e Leu non hanno intenzione di procedere a modifiche al disegno di legge: «Ora si va in aula, noi voteremo no al calendario. Inizia una battaglia parlamentare dagli esiti incerti», ha detto il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo al termine del tavolo di maggioranza sul ddl Zan prima dell’avvio della seduta.

Il presidente della commissione Giustizia del Senato, relatore del ddl Zan, Andrea Ostellari ha proposto delle modifiche di «mediazione». Per il promotore della legge, Alessandro Zan, sono invece irricevibili.

Ostellari minaccia: «Il fatto che Pd, M5S e Leu abbiano deciso di andare in aula, toglie ogni ipotesi di lavoro. Fissare la scadenza degli emendamenti? Io sono una persona seria. Continuerò a fare il presidente senza farmi tirare la giacca da nessuno. Si assumeranno le loro responsabilità. Non dipende da me fissare la data degli emendamenti. Siamo ancora nella fase delle audizioni. Ora di fronte a questa decisione, una parte della politica ha deciso cosa vuole fare. Noi eravamo per il dialogo, qualcuno ha detto di no».

La Lega per il rinvio

La Lega aveva spinto per rinviare il voto sul calendario e cercava l'intesa su una strategia comune dopo la proposta di mediazione arrivata da Andrea Ostellari: «Quella di Ostellari ci sembra una buona base di partenza e abbiamo chiesto 24 ore di tempo per evitare che si vada in aula e ci si scontri sul calendario. Non sarebbe un bel segnale per una maggioranza» aveva detto il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo al termine dell'incontro di maggioranza del mattino sul ddl Zan.

Riunione sospesa

Iv, per voce del capogruppo Davide Faraone, nel corso dell'incontro con i capigruppo di maggioranza a Palazzo Giustiniani sul ddl Zan della mattinata, avevano proposto rinvio di 24 ore del voto sul calendario. Il Pd e il Movimento 5 stelle hanno insistito per avere una data certa – attualmente il 13 luglio - e il presidente della commissione Giustizia Andrea Ostellari avrebbe proposto il 22 luglio. Al momento non si è trovata soluzione, e la riunione è stata aggiornata alle 15. Il relatore ha presentato delle proposte di modifica che ha definito di «mediazione». Pd e Movimento 5 stelle però non ne avevano presentata nessuna.

 «Noi non abbiamo mai cambiato idea, vogliamo portare la legge in aula la prossima settimana. Iv sta cambiando le carte in tavola, se garantisse i suoi i voti ci sarebbero» ha detto la senatrice M5S Alessandra  Maiorino al termine dell'incontro di maggioranza.

Il litigio social

Mentre in parlamento di discute, il leader di Italia viva si è messo a litigare con Chiara Ferragni. L’influencer da 24 milioni di follower, come ha ricordato lo stesso Renzi, ha condiviso un post critico sulle mosse di Italia viva: «L’Italia è il paese più transfobico d’Europa e Italia viva con Salvini si permette di giocarci su». Ferragni ha aggiunto: «Che schifo che fate politici».

Renzi ferragni polemica

Il politico ha risposto con un lungo post su Facebook: «Fa bene Chiara Ferragni a dire quello che pensa. Solo che da lei mi aspettavo qualcosa in più di una frasina banale e qualunquista. Dire che i politici fanno schifo è il mediocre ritornello di chi vive di pregiudizi».

A quel punto è intervenuto il marito di Ferragni, il rapper e influencere Fedez che gli ha detto di «stare sereno», la stessa frase che l’ex premier aveva rivolto a Enrico Letta prima di sostituirlo alla guida del governo nel 2014.

La proposta di Iv divide

A partire dalle 11 il presidente della commissione giustizia, il leghista Andrea Ostellari, ha proposto alla maggioranza riunita a Palazzo Giustiniani di convergere sugli emendamenti di Italia viva. Fin qui Matteo Salvini si è detto disponibile, ma sembra evidente che le pur spericolate proposte di modifica di Davide Faraone, capogruppo renziano, non bastano alla destra per accettare la legge. 

Via identità di genere

L’analisi del testo parte dall’articolo uno. Ostellari propone di «eliminare, ovunque ricorrano, le parole “identità di genere”». Nei fatti è la proposta di Iv, che cancella l’art.1 con le definizioni di sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere; semplificazione dell’art.2, il contrasto alla discriminazione e alla violenza sarà per motivi «fondati sull’omofobia o sulla transfobia» (come nel testo firmato dal sottosegretario renziano Ivan Scalfarotto).

Il voto in aula

Nel pomeriggio alle 16 e 30 la scena, bisognerebbe forse dire il conflitto, si trasferisce nell'emiciclo di palazzo Madama. Dove l'ex maggioranza giallorossa al completo, quindi anche Iv, voterà perché la discussione della legge si trasferisca dalla commissione – dove di fatto il presidente l'ha trattenuta prima con una lunga serie di audizioni ed ora cercando di imbarcare la trattativa sugli emendamenti condivisi – all'aula, senza relatore. La data dell'inizio dell'iter in aula sarà il 13 luglio. E lì si gioca la vera partita. Si vedrà se le destre farà ostruzionismo sul provvedimento, o se insieme a Italia viva acciufferanno la maggioranza a voto segreto su qualche emendamento. In questo caso la legge dovrebbe comunque tornare in terza lettura alla camera, non prima dell'elezione del nuovo Capo dello stato.

L’attacco dei cinque stelle

Dal Movimento cinque stelle, il deputato Aldo Penna, contesta la proposta avanzata dai renziani affermando che «ormai il confronto sulla legge Zan ha abbandonato gli articoli contestati e gli emendamenti predisposti, approdando a scenari di future alleanze» politiche. Secondo Penna, infatti, gli emendamenti presentati da Italia Viva rappresentano «l'unico sbocco che può salvare questa formazione dalla sua scomparsa: l'ingresso nell'alleanza di centrodestra, in continuità con parte l'attuale alleanza che sostiene Draghi, al netto di Pd e M5S», conclude il deputato M5s

Da destra si fa coming out

Ma qualcosa scricchiola nella destra di governo. Oggi sul quotidiano Repubblica la senatrice forzista Barbara Masini fa coming out e annuncia il sì alla legge Zan così com'è: «Ho una compagna. Ma per me è una questione di giustizia non un posizionamento sulla base di ragioni personali», «Per quale motivo un omosessuale non deve sentirsi rappresentato da un partito di centrodestra ed essere messo in una condizione di estraneità? Alla Camera c'è stata un pattuglia di liberal forzisti, tra cui Elio Vito, che hanno votato a favore della legge Zan. Al Senato non sono sola e, soprattutto nei voti segreti, ci sarà più di qualcuno pro», è la previsione.

Che poi è la stessa di Franco Mirabelli, capogruppo Pd in ​​commissione giustizia, convinto che i voti segreti dare una chance alla legge, più che affossarla. «Io penso che sui diritti gli spazi di mediazione siano limitati ma credo che i voti per approvare lo Zan ci siano», dice al quotidiano Qn. «Oggi Iv voterà per la calendarizzazione.

Intenzioni diverse tra Iv e Lega

Lo stesso Renzi ribadisce di condividere il ddl Zan. Non si capisce perché le forze che l'hanno approvato alla Camera non dovrebbero votarlo al Senato. Anche Iv dovrebbe lavorare per questo», invece la Lega «dall'inizio vuole affossare il disegno di legge e ancora oggi Fedriga, Gandolfini, lo stesso Salvini, quando firma la carta dei valori con Orban, non ne fanno mistero. Non credo alla volontà di mediazione». Che Matteo Salvini invece ancora stamattina ostentava a Radio Anch'io, la trasmissione di Radio1: «Abbiamo accolto l'appello del Santo Padre, spero che lo facciano con responsabilità anche Pd e M5S, ad approvare subito una legge che punisca severamente le discriminazioni, togliendo - come chiedono anche femministe e associazioni gay - i due o tre articoli che sono critici: quindi un certo tipo di teoria gender nelle scuole coi bimbi di 6 anni e i reati di opinione, le censure ei bavagli per chi ha un'idea di famiglia».

Con ogni evidenza, le richieste di Salvini non sono la ricerca di una mediazione ma, nel migliore dei casi, del varo di un'altra legge.

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