La primavera prossima Pier Carlo Padoan, fino a pochi giorni fa deputato del Pd eletto a Siena, diventerà presidente dell’Unicredit e dovrà sovrintendere alla fusione con il Monte dei Paschi. L’operazione è necessaria per salvare l’istituto senese che lo stesso Padoan, da ministro dell’Economia, nazionalizzò con risultati disastrosi, gettando nella fornace alcuni miliardi di denaro dei contribuenti. Siccome Pantalone ha già dato, adesso tocca agli azionisti Unicredit “farsi carico”, e l’ex ministro salvatore garantirà il raggiungimento dell’obiettivo in un macroscopico conflitto d’interessi, potenzialmente pericoloso per la «sana e prudente gestione» della banca.

L’Unione europea ha cercato di impedire con apposite norme tali obbrobri, ma da oltre sette anni l’Italia le aggira. Chi è stato il profeta di questa presa in giro dei nostri europeisti dei giorni dispari? Il più europeista di tutti, Pier Carlo Padoan.

Il 27 giugno 2013 il Parlamento europeo ha approvato la direttiva 36/2013, nota anche come Crd4, che detta severe regole per la selezione dei manager e dei consiglieri d’amministrazione delle banche. L’Italia ha impiegato due anni a recepirla e nel maggio 2015 si è limitata a rimandare il tutto a un decreto attuativo del ministro dell’Economia. La scrittura del decreto ha richiesto cinque anni e mezzo. Il ministro Roberto Gualtieri lo ha firmato proprio pochi giorni dopo la cooptazione di Padoan nel consiglio Unicredit.

Nel maggio 2015 il ministro era Padoan, da giugno 2018 è subentrato Giovanni Tria, da settembre 2019 è arrivato Gualtieri. Nessuno dei tre si è mai degnato di spiegare perché il decreto non arrivava, ma ogni volta qualche settimana di rinvio è stata preziosa per fare ai vertici delle banche nomine che le norme europee non avrebbero consentito. Nei giorni di Ferragosto del 2017 Padoan ha posto in consultazione pubblica lo schema di decreto, la consultazione si è chiusa a settembre e da allora sono trascorsi altri tre anni di ostinato silenzio. Anche l’arrivo all’Economia dei sottosegretari Cinque stelle, che dall’opposizione minacciavano tuoni e fulmini per i banchieri furbetti, ha avuto lo stesso effetto ritardante: incassata la scrivania ministeriale, gli inflessibili si sono semplicemente dimenticati l’argomento.

Per Padoan però un problema rimane. Quando lo hanno cooptato nel consiglio Unicredit, a metà ottobre, ha dichiarato «di essere indipendente ai sensi dello Statuto sociale di UniCredit e del Codice di autodisciplina delle società quotate, nonché ai sensi del D. Lgs. n. 58/1998», meglio noto come testo unico della finanza o legge Draghi. Non ha però citato la Crd4, per la quale non può certo considerarsi “indipendente”. Curioso, visto che lo ha scritto lui l’articolo del decreto attuativo che nega la qualifica di indipendente a chi abbia fatto il parlamentare nei due anni precedenti alla nomina. Padoan era ancora deputato in carica il giorno della nomina in Unicredit, e ha scritto lui la norma secondo cui chi è stato eletto da un partito non garantisce indipendenza di giudizio. Perciò in primavera, quando il consiglio Unicredit dovrà essere rinnovato, Padoan sarà rieletto come consigliere “non indipendente”. E da “non indipendente” farà il presidente, un caso abbastanza inedito nella pur disinvolta storia delle banche italiane.

Il problema del conflitto d’interessi gliel’ha invece risolto l’amico Gualtieri. Nel testo che Padoan aveva lasciato in stagionatura tre anni fa c’era il piccolo e importante comma 3 dell’articolo 24: il decreto si applica «tenendo conto delle linee guida elaborate dalla Banca centrale europea». Nel maggio 2017 infatti la Bce ha diramato un corposo manuale d’istruzioni per l’applicazione della Crd4, per evitare che le autorità nazionali facessero finta di non capire. Gualtieri ha preso il toro per le corna e, tra le pochissime modifiche che ha apportato al testo di Padoan, ha cancellato quel comma. Così, per fare un esempio, nel recepimento italiano della direttiva di oltre sette anni fa è scomparso ogni riferimento ai conflitti d’interesse, al quale le linee guida della Bce avevano dedicato tre pagine fitte di minuziose istruzioni. Quando questi signori legiferano su se stessi l’europeismo può andarsene serenamente a quel paese.

 

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