Nella campagna elettorale italiana è entrato, come un elefante in una stanza, l’ex presidente russo Dmitri Medvedev. Che ha evidenziato l’enorme rischio dell’ingerenza russa sulle elezioni del 25 settembre.

Il leader oggi è vicepresidente del Consiglio di sicurezza nazionale russo, e dall’inizio della guerra in Ucraina ha abbandonato la retorica di moderato, preferendo vestire i panni del nazionalista estremo: «Alle urne vorremmo vedere i cittadini europei non solo esprimere il malcontento per le azioni dei loro governi, ma anche chiamarli a rendere conto, punendoli per la loro evidente stupidità», ha scritto su Telegram. Sottolineando che «i voti degli elettori sono una potente leva di influenza», e minacciando: «Se il prezzo della democrazia è il freddo in casa e i frigoriferi vuoti, tale democrazia è per dei pazzi», ha detto.

Secondo Medvedev, proprio a causa delle sanzioni alla Russia e del blocco del gas quattro governi in Europa (tra cui quello di Mario Draghi) hanno già rassegnato le dimissioni. «Quindi agite, vicini europei. Il vantaggio è evidente: l’inverno in compagnia della Russia è molto più caldo e confortevole che in uno splendido isolamento con il fornello del gas spento e i termosifoni freddi», ha concluso.

La destra tace

LaPresse Alberto Lo Bianco

La destra di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi (corresponsabili con Giuseppe Conte per la caduta di Draghi) per tutto il pomeriggio di ieri non ha espresso una parola di condanna in merito alle parole dell’ex presidente. Il leghista ha detto solo che «i problemi degli italiani non sono i tweet di Letta o di un russo. Sono la bolletta della luce, il mutuo e la spesa. Voteranno gli italiani e non i russi, quindi non mi interessa fare polemica con il resto del mondo».

Immediata, invece, la reazione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «È davvero preoccupante l’ingerenza del governo russo nelle elezioni italiane. Un esponente interviene nuovamente a gamba tesa su questioni di politica interna, questa volta dando anche un’indicazione di voto». Il ministro ha chiesto alle «forze politiche italiane» di prendere «le distanze in maniera netta, senza alcuna timidezza, dalla propaganda russa».

Un altro esponente del governo, ha chiarito la posizione dell’esecutivo: «I “consigli” di chi tenta di interferire con i processi democratici saranno rispediti al mittente», ha scritto su Twitter il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

Il Pd con Enrico Borghi è stato durissimo: «Medvedev, il falco del regime russo tifoso dei massacri in Ucraina, entra nella campagna elettorale italiana, invitando gli elettori a punire nelle urne il governo. Grave fatto di ingerenza, tutti ne prendano le distanze, iniziando da una destra sempre più ambigua».

Il leader di Azione Carlo Calenda va oltre: «La Russia e Medvedev il 25 settembre avranno un’amara sorpresa. Ci impegneremo a sconfiggere i loro “amici” Conte, Berlusconi e Salvini».

L’influenza di Vladimir

Dmitry Astakhov, Sputnik, Government Pool Photo via AP

Ma l’influenza russa sulla politica italiana è di lunga data, favorita anche da una speciale relazione culturale tra i due paesi. Più di recente la Lega di Matteo Salvini ha stretto saldi rapporti con il partito di Putin, Russia unita, senza dimenticare l’incontro anticipato da questo giornale di Salvini con Sergey Razov, l’ambasciatore russo in Italia, volto a organizzare un viaggio del leader leghista a Mosca, che sognava di mediare in merito alla guerra in Ucraina.

A fine maggio, quaranta giorni prima della caduta del governo, è stato Oleg Kostyukov, della sede diplomatica russa a Roma, a essere intercettato indirettamente dai nostri servizi di sicurezza dell’Aisi mentre parlava con (l’ex?) consigliere per i rapporti internazionali del leader della Lega, Antonio Capuano, e a domandargli se i ministri leghisti fossero decisi a uscire fuori l’esecutivo.

Kostyukov, figlio del capo del Gru, i servizi segreti militari di Putin, ha comprato i biglietti aerei che avrebbero dovuto portare Salvini a Mosca, nella pasticciata missione poi saltata. La Lega ha assicurato di aver rimborsato la spesa al russo. Poi però Salvini, con Forza Italia e Cinque stelle hanno deciso di far cadere il governo Draghi, il più atlantista e filo-ucraino degli ultimi anni. Ora Mosca, con l’intervento di Medvedev sembra aver deciso di non giocare più di fioretto diplomatico ma di spada.

Alla fine ha ragione Filippo Sensi, deputato del Pd ed esperto di media: «Medvedev mette la sua scheda nell’urna. Contro Draghi, contro il governo, contro l’Europa, contro noi. Il 25 settembre anche su questo si vota, di qua o di là. Senza enfasi, fattuale, semplice, chiaro».

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