Giorgia Meloni ha scelto il salotto di Bruno Vespa a Porta a porta e poi Cinque minuti per fare il punto della situazione dopo il lungo fine settimana di cortei e manifestazioni per Gaza e la Flotilla e mentre è in corso la trattativa per la pace in Medio Oriente.

La premier ha scelto la linea ormai nota di fare riferimento agli anni di Piombo per definire il presente, parlando di un «clima che si sta imbarbarendo parecchio, questa storia l'Italia l'ha già attraversata» e ancora «non conto più le minacce di morte, non faccio in tempo a segnalarle». Poi ha raccontato di essere stata denunciata insieme ai ministri Guido Crosetto, Antonio Tajani e l’ad di Leonardo Roberto Cingolani «alla Corte Penale Internazionale per concorso in genocidio, caso unico nella storia mondiale».

Poi ha attaccato la Cgil, parlando di sciopero «pretestuoso» e di sindacato «molto più interessato a difendere la sinistra più che i lavoratori». Ha avuto parole dure anche sulla manifestazione di sabato, dove ha ricordato che «uno degli striscioni di testa inneggiava al terrore del 7 ottobre. Quando si consente a chi inneggia al terrorismo di Hamas di stare in testa al corteo forse la tesi dei semplici infiltrati è un po' riduttiva», ha detto riferendosi ai pochi violenti che, isolati dal corteo, si sono scontrati con le forze dell’ordine al termine della manifestazione di Roma. Eppure, «ho grande rispetto per le persone scese in piazza per una questione sentita», ha aggiunto.

Una carezza dopo un pugno dunque, forse anche perché nella premier c’è la consapevolezza che una parte dell’elettorato di centrodestra – che pure non è sceso in piazza – è solidale con i palestinesi. E ancora ha criticato la Flotilla: «Sulle navi c'erano circa 40 tonnellate di aiuti alimentari. Il governo italiano ha consegnato 2.300 tonnellate d'aiuti».

La trattativa

Meloni ha anche aggiornato sullo stato delle trattative di pace: «La proposta apre oggettivamente più di uno spiraglio. Si tratta di una proposta molto articolata che prevede molte delle cose chieste in questi anni» e ancora «c'è stata una convergenza totale, tra paesi europei, paesi arabi, autorità nazionale palestinese, la stessa Israele, Hamas, seppur con qualche distinguo. È una tregua molto fragile», ha concluso dicendo che «l'Italia c'è, perché a questo ci siamo dedicati in questi mesi, mentre gli altri sventolavano le bandiere». In riferimento a questo è tornata sul voto in parlamento, che si è spaccato sulla mozione per la pace presentata dal centrodestra e non votata dall’opposizione.

C’è stato spazio anche per la situazione politica interna. Ha indirettamente risposto a chi – come Matteo Renzi – la accusa di puntare al Colle: «Sto facendo il presidente del Consiglio, le posso garantire che mi basta e mi avanza». Infine ha rivendicato la necessità delle spese in difesa «per un’Italia non subalterna» e rilanciato la riforma della giustizia («ma il referendum non avrà conseguenze sul governo» e anche quella del premierato, con modifica della legge elettorale: «Io sarei per l'indicazione del premier sulla scheda elettorale». La cifra della premier è stata quella dell’ottimismo, nella descrizione di un l’Italia che «sta per diventare il quarto paese più visitato» dai turisti e che «quando la situazione sarà più serena» ci saranno «margini anche per trattare sui dazi».

Anche sulla sanità e le liste d’attesa si è promossa, dicendo che «le cose stanno iniziando a funzionare» e in manovra «ci saranno risorse per incentivare l’occupazione». Una lista di buoni propositi, che dovranno vedere la luce nei prossimi mesi. Anche in maggioranza, per la premier, il clima è sereno: «Non vedo nervosismi» ha detto, nonostante proprio ieri ci siano state scintille tra Matteo Salvini e Antonio Tajani sul caso Salis e le candidature per le prossime elezioni regionali siano ancora aperte.

© Riproduzione riservata