Ai primi di aprile, l’annuncio che Matteo Renzi sarebbe diventato direttore del quotidiano il Riformista, affiancato da un veterano di Forza Italia come Andrea Ruggieri, aveva fatto sprecare le speculazioni e i retroscena. «È una mossa per prendersi Forza Italia», dicevano i ben informati. «Vuole approfittare della malattia di Berlusconi», aggiungevano. In quegli stessi giorni, una persona molto vicina Renzi forniva una versione leggermente più prosaica dell’operazione: «Certo, se ne esce qualcosa di buono verso Forza Italia tanto meglio, ma Matteo ha preso il Riformista essenzialmente per far incazzare Calenda».

È passato un mese e nonostante le molteplici strizzate d’occhio alla destra e Forza Italia, di nuovi arrivi in Italia Viva se ne sono vistei pochi. In cambio, però, il quotidiano ha iniziato a versare sale nella ferita aperta al centro del fu terzo polo contribuendo a portare il leader di Azione vicino all’esasperazione.

Punzecchiature

L’ultimo caso risale a giovedì, quando il quotidiano ha pubblicato un articolo con tanto di infografica per dettagliare tutte le fuoriuscite da Azione delle ultime settimane. Si è trattato di una vera e propria emorragia di dirigenti ed eletti, usciti in protesta con il piglio dirigista di Calenda e con la sua linea politica del leader, che vuole una separazione netta e a freddo tra i due partiti, anche se attivisti e militanti sui territori ormai si sentono spesso un partito unico.

Alla vista dell’articolo, Calenda ha risposto gelidamente su Twitter: «Anche oggi, come ieri, tonnellate di retroscena imbeccati e Il Riformista che svolge il suo nobile ruolo di giornale indipendente. Anche oggi ribadiamo che nulla abbiamo a che vedere con tutta questa roba. Buona giornata. Discuteranno i gruppi parlamentari».

Nell’articolo di Annarita Di Giorgio, giornalista pugliese freelance, molto attiva sui social e vicinissima ai centisti, di retroscena in realtà ce n’è pochi. L’elenco dei fuoriusciti da Azione è pubblico e loro stessi sono più che disponibili a spiegare le ragioni delle loro dimissioni, come hanno fatto anche con Domani. 

Per un normale quotidiano, queste sono notizie. Ma per un quotidiano diretto da un leader politico impegnato in una tesa trattativa con il suo principale alleato? La bizzarria di tutta l’operazione il Riformista e le contraddizioni interne che la caratterizzano emergono in modo lampante. Così come un altro dato che non va giù a Calenda. Il direttore web del quotidiano è Alessio De Giorgi, storico spin doctor di Matteo Renzi e consulente per la comunicazione non solo di Italia viva, ma anche dei gruppi parlamentari congiunti con Azione.

Tutto molto strano e molto sopra le righe. Ma da cogliere c’è anche un elemento politico-psicologico (nel caso del terzo polo la distinzione tra i due non è mai semplice). La lettura della crisi che arriva da Italia viva è che Calenda sta rompendo con Renzi per via dei suoi timori e delle sue paranoie personali. Non ci sono vere ragioni politiche per giustificare la scissione e nel suo partito quasi nessuno la pensa come lui.

A grandi linee, è una ricostruzione molto condivisa. Ma allora perché Renzi sta facendo di tutto per far saltare i nervi a un alleato-avversario che lui stesso ha definito «umorale»? È vero che militanti, attivisti e persino elettori centristi non capiscono la rottura e sono contrari alla separazione, ma tra i leader dei due partiti è rimasto qualcuno a pensarla come loro?

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