Shock in rete, durante la camera ardente accanto ai i messaggi di cordoglio spuntano insulti e soddisfazione per «una nazista in meno». L’allarme di Valeria Valente e dei dem della commissione sul Femminicidio: «Non è rinviabile l’attivazione dei corsi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole secondarie. Come invece hanno deciso di fare governo e maggioranza»
Al lutto per la scomparsa, le amiche di Oria Gargano devono aggiungere anche lo sgomento per i commenti social. Sta succedendo in queste ore in rete. Oria è stata una storica femminista e tra le fondatrici di BeeFree, la cooperativa sociale in prima linea contro le discriminazioni, la violenza di genere e contro la tratta delle donne. Un’attivista amata e stimatissima, radicata a Roma e sempre presente nei momenti di lotta per i diritti delle donne.
Il 30 ottobre le sue stesse compagne avevano dato la notizia della sua scomparsa, a 69 anni: «Oria è arrivata con la forza di un uragano nelle nostre vite insegnandoci che insieme possiamo cambiare il mondo», diceva il loro messaggio, «Con quella tenacia caparbia come la sua indole marsicana e la capacità unica di guardare oltre, dove nessuna riesce nemmeno a immaginare - partendo dallo scantinato di casa sua - abbiamo condiviso gioie, sconfitte, successi e follia, come l'idea di creare Be free», «Oria, sei rivolta e rivoluzione, il dolore ora è immenso. Ma la tua forza continuerà a ispirarci, in ogni gesto, parola e pratica». «Ci lascia un'eredità preziosa di pratiche di solidarietà e sorellanza»è la nota della Cgil di Roma e Lazio, con cui Gargano aveva collaborato, «che insieme alle tante realtà femministe, continueremo a portare avanti per sconfiggere il patriarcato e affermare l’autodeterminazione delle donne».
Il cordoglio, e poi l’odio
La notizia aveva suscitato un’ondata di emozione e cordoglio negli ambienti del femminismo, in particolare quello romano. Anche sui social. Dove però presto hanno cominciato a comparire anche molti messaggi d’odio. Ieri, nel giorno della camera ardente, sotto il cordoglio dell’associazione WeWord («Sorella di lotte, di libertà. di sogni») Alessandro Carmignotto scrive «Una femminista in meno è comunque una notizia di rilievo. Avanti così», Afran Mos «Non ci mancherà», un altro «Una nazista in meno, bisogna festeggiare!». E via via in un crescendo di insulti alla donna e alle femministe in genere.
L’educazione sessuo-affettiva negata
Il primo allarme viene dato da Valeria Valente, senatrice del Pd: «La cultura patriarcale di questo paese sta superando ogni limite. È anche per questo che bisogna procedere senza tentennamenti con l'introduzione dell'educazione sessuo-affettiva e al rispetto delle differenze nelle scuole e con l'approvazione delle leggi che servono ancora alle donne per difendersi di più e meglio nelle aule dei tribunali. Gli uomini di buona volontà devono parlare, esporsi, prendere parola di fronte alla gravità di questi fatti».
Si unisce a lei il gruppo dei parlamentari dem che fanno parte della commissione bicamerale sul femminicidio, Cecilia D’Elia, Sara Ferrari, Filippo Sensi, Valeria Valente, Antonella Forattini e Valentina Ghio: «Questi post, che danno francamente i brividi, sono indicatori del livello di odio e violenza raggiunto contro le donne sul web, dove non è più tollerabile questa impunità», scrivono, e alla luce anche di questo «riteniamo non più rinviabile, come invece hanno deciso di fare governo e maggioranza, l’attivazione dei corsi di educazione sessuo-affettiva e al rispetto delle differenze nelle scuole secondarie. Educazione alla cultura della parità e del rispetto e formazione per una lettura corretta della violenza maschile sono indispensabili anche all'università, per promuovere un cambiamento culturale che non può più attendere».
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