L’elezione del nuovo papa Leone XIV ha provocato le ovvie reazioni della politica italiana, per cui Oltretevere non è solo un fatto di fede personale ma anche di interesse politico. A maggior ragione ora che il collegio dei cardinali ha scelto un pontefice nord-americano – in possibile contrapposizione con il presidente Usa, Donald Trump – la cui prima parola è stata «pace».

Dopo l’annuncio, Trump ha detto che non vede l’ora «di incontrare Leone XIV, sarà un momento molto significativo» ed «è emozionante e un onore per il nostro paese». Eppure è molto probabile che la situazione geopolitica mutata dopo l’elezione del tycoon abbia pesato nella valutazione dei cardinali per scegliere il successore di Francesco, da lui creato cardinale e in linea con il suo pensiero.

In un tweet di febbraio, Prevost aveva rilanciato un pezzo dal titolo: «J.D. Vance sbaglia: Gesù non ci chiede di fare una classifica del nostro amore per gli altri», con riferimento alle considerazioni del vicepresidente sui migranti.

Più in ritardo rispetto alla solita celerità sono arrivate le parole della premier Giorgia Meloni e di Sergio Mattarella, entrambi colti dall’annuncio dell’elezione mentre si svolgeva il Consiglio supremo di difesa, che si è fermato per assistere all’elezione.

Nella sala è stato portato un televisore per seguire le prime parole del nuovo pontefice. Una volta finita la riunione, Antonio Tajani ha subito twittato: «Pregherò per lui». Meloni ha invece pubblicato una lunga lettera, ricordando «il tornante della storia difficile» e «la pace di cui il mondo ha bisogno», richiamando l’azione portata avanti da Francesco. «Fervidi auguri per un lungo e fecondo pontificato», è stato l’augurio del Colle, ricordando il suo predecessore.

Il vicepremier Matteo Salvini, libero dall’impegno, si è invece precipitato in piazza San Pietro. Tra i volti dei fedeli – oltre 150mila – è spuntato anche quello del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha atteso con i pellegrini e i cittadini della capitale l’affacciarsi dal balcone del nuovo pontefice. «Pace disarmata e disarmante, Buona missione», ha twittato il leader leghista.

Se i presidenti delle regioni sono stati pronti a salutare Leone XIV, molto più lenta è stata la reazione dei leader. Il primo partito ad arrivare è stato Forza Italia, che ha scritto sui social «che sia un pontificato di pace e dialogo». E nella galassia azzurra non è passata inosservata anche la considerazione di Marina Berlusconi che, ai giornalisti che le chiedevano se Prevost possa aiutare nel fare da ponte con Trump, ha risposto «dai papi ci si possono aspettare tanti miracoli».

Il leader del M5S, Giuseppe Conte, ha invece sottolineato le parole «chiare, coraggiose» che «irrompono con grande forza» nel «nostro tempo dominato sempre più da tristi parole: armi, guerra, morte». Ultima ad arrivare la leader dem, Elly Schlein, oltre tre ore dopo la nomina: «Congratulazioni al nuovo papa che ha scelto come prime parole quelle della speranza di pace per i popoli di tutto il mondo e insieme l’invito accorato a costruire ponti».

Dall’estero

In una dichiarazione congiunta il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen si sono congratulati con Leone XIV: «Milioni di europei traggono quotidianamente ispirazione dall’impegno costante della chiesa per la pace» e «siamo fiduciosi che il papa userà la sua voce sulla scena mondiale per promuovere questi valori condivisi». Ancora, «l’Unione europea è pronta a collaborare strettamente con la Santa sede per affrontare le sfide globali e coltivare uno spirito di solidarietà, rispetto e gentilezza».

Anche i leader europei sono subito intervenuti per portare il loro saluto. Il premier spagnolo Pedro Sánchez si è augurato che «possa il pontificato contribuire a rafforzare il dialogo e la difesa dei diritti umani». Per il tedesco Friedrich Merz, il nuovo papa «dà speranza e orientamento a milioni di credenti». Il francese Emmanuel Macron ha auspicato «un pontificato di pace e speranza» e anche l’ungherese Viktor Orbán ha parlato di «una nuova speranza».

I conflitti

Sul fronte internazionale, il primo accento politico è stato dato non a caso dal presidente della Colombia Gustavo Pedro, che ha immediatamente colto – anche dalle prime parole di papa Prevost – la sua vocazione missionaria. Il nuovo pontefice «dovrebbe difendere i migranti umiliati negli Stati Uniti», ha detto Petro, «spero che diventi un grande leader per i popoli migranti di tutto il mondo». Le congratulazioni al neo-pontefice sono arrivate anche dal presidente russo Vladimir Putin: «Auspico dialogo costruttivo e cooperazione».

Subito prima di lui è intervenuto il premier ucraino Volodymyr Zelensky, si è congratulato con il papa e ha detto che «l’Ucraina apprezza molto la posizione coerente della Santa sede in merito al rispetto del diritto internazionale» e «in questo momento cruciale per il nostro paese, auspichiamo un ulteriore sostegno morale e spirituale da parte del Vaticano».

Da Israele, dopo il “pasticcio” delle condoglianze per la morte di Francesco, è arrivato l’augurio del presidente israeliano Isaac Herzog. «Rafforziamo le relazioni tra Israele e la Santa sede e l’amicizia tra ebrei e cristiani». Quindi il ricordo degli ostaggi ancora detenuti a Gaza e l’auspicio della pace.

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