Mario Draghi è a corto di pazienza e giovedì l’ha fatto capire durante l’informativa sugli sviluppi della guerra. I partiti sembrano aver colto l’antifona e la politica romana veleggia serena verso il fine settimana. Perfino Giuseppe Conte, fino a ieri pronto a puntare i piedi sulle armi da inviare in Ucraina, su cui «abbiamo già dato», oggi tace. Fa parlare i suoi contro Dino Giarrusso e Vincenzo Spadafora, due pesi massimi nell’ecosistema del Movimento che ieri hanno mosso pesanti critiche alla gestione di Conte. 

Il silenzio del leader è attribuito da fonti parlamentari a un patto di desistenza stretto con Luigi Di Maio grazie alla mediazione di Beppe Grillo, sempre in contatto anche con Draghi. Il ministro degli Esteri si guadagna mani libere anche sul piano internazionale, mentre il presidente del Movimento potrà gloriarsi dell’invio di armi non pesanti, proprio come chiesto da Conte a più riprese.

Resta sul tavolo il voto in aula della prossima settimana sulle comunicazioni di Draghi in vista del Consiglio europeo, che i Cinque stelle potrebbero sfruttare come occasione per tentare di imporre il tanto chiesto indirizzo del parlamento sull’azione del governo. 

Il patto è uno dei numerosi tasselli che compongono la tregua complessiva che dovrebbe accompagnare alle amministrative la litigiosa maggioranza: dopo i ballottaggi, si navigherà a vista. «Questa è la settimana in cui tutti dicono che si voterà a settembre, la prossima può essere che tornano a mettersi d’accordo e se ne riparla a fine legislatura» dice un deputato di centrodestra.

Se il traguardo dovesse essere davvero il 2023, la data del voto dovrebbe scivolare in ogni caso di qualche mese, per assicurare che si portino a termine tutte le misure necessarie a ottenere la nuova tranche del Pnrr in arrivo a giugno. Le settimane in più sarebbero utili soprattutto alla Lega, che alle regionali di marzo in Lombardia e Lazio rischia di arrivare rincorrendo Fratelli d’Italia, che ha possibilità concrete di portare a casa la presidenza del Lazio.

I balneari

Draghi ha colto al volo il calo di tensione successivo al drammatico momento dell’informativa per chiedere alla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati di portare a casa l’approvazione del ddl Concorrenza entro maggio. Il testo contiene la controversa norma sulla messa a gara delle concessioni balneari, un tema che rischia di scatenare un nuovo scontro interno alla maggioranza tra il centrodestra e i Cinque stelle, pronti a sostenere la linea di Draghi sul tema. 

La Lega potrebbe riaprire anche il dibattito sul reddito di cittadinanza, dopo aver lanciato alla convention di partito l’idea di riformarlo. Va invece scemando l’interesse dei leghisti per gli aiuti militari diretti in Ucraina: Matteo Salvini ieri è tornato a chiedere a Draghi un impegno per la pace, ma la polemica del leader leghista appare più debole dopo il chiarimento a palazzo Chigi di lunedì scorso. 

Il termovalorizzatore

Mentre al Senato la maggioranza è in difficoltà sul fianco destro, alla Camera l’alleanza rischierà di spezzarsi lungo la linea che unisce i Cinque stelle e il Pd. Continua infatti l’iter del decreto legge Aiuti, il testo che contiene anche i poteri speciali per permettere a Roberto Gualtieri di realizzare l’inceneritore a Roma. Il testo è arrivato in commissione Bilancio alla Camera e mercoledì prossimo cominceranno le audizioni, ma verosimilmente non si arriverà alla discussione in aula prima di fine giugno. 

Manca infatti l’accordo politico tra Pd e Cinque stelle che permetterà di trovare un compromesso tecnico, difficile da individuare in una norma come quella sui poteri straordinari del Giubileo. Intanto, in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, il segretario del Pd Enrico Letta promette che il governo durerà fino a fine legislatura e l’alleanza giallorossa è solida. Difficile prevedere fino a quando possa restarlo. 

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