Il colpo di grazia a un governo che annaspa per ore senza trovare un modo per uscire dall’angolo lo dà Elsa Fornero, “madre” dell’omonima legge sulle pensioni che, ospite di Un giorno da pecora, gongola: «La legge Fornero ha resistito anche a questa manovra? Si vede che la mia riforma aveva delle buone ragioni, forse non sono state comprese ma erano piuttosto evidenti». 

Basterebbe questo. Per anni Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno promesso la cancellazione della, per loro famigerata, norma approvata durante il governo di Mario Monti. Le ultime modifiche alla legge di Bilancio 2026 hanno introdotto una doppia stretta: dal 2032, la “finestra mobile” (il tempo di attesa prima di ricevere la pensione anticipata) aumenta da 3 a 4 mesi, che diventeranno 5 nel 2033 e 6 dal 2034. Dal 2031, invece, dovrebbe valere meno il riscatto della laurea, anche se dopo le proteste si fa avanti l’ipotesi di uno stralcio completo della norma. Un irrigidimento che si aggiungerebbe all’aumento di tre mesi dell’età di pensionamento a partire dal 2027.

Insomma, per dirla con le parole della leader del Pd Elly Schlein, «il governo ha presentato una manovra che è la più grande sconfessione delle loro promesse elettorali. Ricordate quando andavano sotto casa di Fornero a dire che la abolivano? Ecco, sono arrivati e con questa manovra allungano l’età pensionabile al 96 per cento dei lavoratori, comprese le forze dell’ordine, dopo tanta retorica sulla sicurezza».

Salvini in crisi di nervi

A soffrire di più è, ovviamente, il segretario della Lega. L’intervento sulle pensioni, oltre a sconfessare la sua propaganda, è una forma di “fuoco amico” perché arriva dal ministero dell’Economia guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti. Certo, da giorni gli uomini di via Bellerio, si affannano a spiegare che la colpa è dei «tecnici» del dicastero. 

Ma, “manine” a parte, c’è anche un dato più politico. Nella trattativa sulla manovra Salvini ha incassato solo sconfitte, a cominciare dal differimento dei fondi per il Ponte sullo Stretto. Anche per questo, continua a insistere: «Alcune scelte tecniche devono essere modificate, niente allungamento dell’età pensionabile, niente rivalsa su chi riscatta la laurea, niente nuova burocrazia nei condomini. Politicamente, da ministro e segretario della Lega dico che si può far cassa in un’altra maniera. C’è il tema delle banche, che finalmente abbiamo affrontato: daranno 10 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Allungare ulteriormente l’età pensionabile e mettere in discussione il riscatto della laurea non è nella nostra agenda».

Pd all’attacco

Per l’opposizione, a cominciare dal Partito democratico, è ovviamente un’ottima occasione di andare all’attacco. «È una Lega Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Perché mi pare che il ministro dell’Economia e delle Finanze sia dello stesso partito di Salvini – incalza Schlein – Non siamo stati noi a tirare fuori questa proposta allucinante che andava a rubare i soldi già versati da chi ha studiato e chi ha riscattato la laurea. È stato il governo, quindi Salvini se la può prendere soltanto con se stesso».

«La maggioranza è ancora nel caos – le fa eco la capogruppo alla Camera, Chiara Braga –Litigano su ogni passaggio senza un testo definitivo a dieci giorni dall’esercizio provvisorio. Manca una linea politica chiara: la Lega è divisa, Fratelli d’Italia ha perso la bussola, Forza Italia del tutto marginale. Il risultato è una legge di bilancio confusa e contraddittoria. Sulle pensioni il governo tradisce completamente le promesse fatte agli italiani. Salvini e Meloni avevano promesso di superare la legge Fornero, oggi fanno l’opposto: la peggiorano».

È vero che la premier Meloni, intervenendo in aula mercoledì, ha comunque lasciato intendere che la partita non è chiusa ed è altrettanto vero che tutti i partiti della maggioranza hanno presentato proposte per modificare l’intervento sulle pensioni ma questo, forse, è ancora più grave. Lo sottolinea il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia: «Meloni ha annunciato che l’emendamento del governo sulle pensioni cambierà: è l'ennesima, vergognosa conferma che questo governo è diviso, nel caos».

E ancora: «La manovra che stanno preparando, e di cui non conosciamo ancora il testo definitivo, è la prova del fallimento di questo governo. Dieci anni fa andavano vergognosamente sotto casa della ministra Fornero per protestare contro la sua riforma delle pensioni e ieri hanno presentato un emendamento che va ben oltre quella riforma». Intanto fa sapere di aver detto al leghista Claudio Borghi che i democratici sosterranno il suo emendamento soppressivo se verrà messo in votazione.

«Sulle pensioni la maggioranza è ormai in evidente stato confusionale e sul maxi emendamento del governo si sta consumando una guerra fratricida interna alla Lega –  dice Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria del Pd –. La mini-riforma della previdenza contenuta nell’emendamento è inaccettabile nel merito e nel metodo e, nel caso dei riscatti delle lauree, introduce una norma retroattiva palesemente incostituzionale. La parziale marcia indietro annunciata dalla presidente Meloni, limitata alla sola retroattività, è un tentativo affannoso di spegnere le proteste interne alla maggioranza. Salvini – che non è un passante ma il vicepremier del governo che ha presentato il maxi emendamento – disconosce completamente quelle stesse norme, dichiarando che non ci sarà né l’allungamento dell’età pensionabile né la penalizzazione dei riscatti delle lauree. Di fatto è una sconfessione del ministro dell'Economia, che per inciso è iscritto al partito guidato da Salvini. A questo punto è evidente che la maggioranza non sa cosa fare e non ha lo straccio di una linea condivisa».

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