Un ostacolo pesante, quasi un blocco totale «alle cure sanitarie per le persone minorenni transgender». L’appello al governo Meloni delle principali società scientifiche italiane attive nel campo dell’affermazione di genere mette in evidenza l’approccio dell’esecutivo che, con il ddl “disforia di genere”, ha deciso di abbandonare la scienza per solleticare la pancia complottista e negazionista del paese, a scapito degli adolescenti.

La lettera analizza il testo fortemente voluto dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, in tandem con la ministra alla Famiglia, Eugenia Roccella. Finite le audizioni in Commissione Affari Sociali alla Camera, la legge è a un passo dall’essere discussa in aula. Lo scopo dichiarato sarebbe quello di regolamentare l’uso della triptorelina nei minori con possibile varianza di genere. Cioè quel farmaco, già in uso da tempo, che interrompe lo sviluppo puberale negli adolescenti in attesa di decidere se procedere con la terapia ormonale. Secondo le principali società scientifiche italiane, questo ddl rischia di chiudere le porte della medicina, rallentare interventi salvavita e trasformare il diritto alla salute in una conquista sospesa.

L’appello

La pubertà non attende le deliberazioni parlamentari, ricordano gli esperti. Procede inesorabile, e ogni ritardo nei trattamenti può avere conseguenze psicologiche e fisiche irreversibili. A firmarlo otto società scientifiche di peso: Acp (Associazione culturale pediatri), Fiss (Federazione italiana di sessuologia scientifica), Onig (Osservatorio nazionale identità di genere), Siams (Società italiana di andrologia e medicina della sessualità), Sie (Società italiana di endocrinologia), Siedp (Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica), Sigia (Società italiana di ginecologia dell’infanzia e dell’adolescenza) e Sigis (Società italiana genere, identità e salute).

La richiesta di fondo è semplice: basarsi sulle evidenze. Esistono linee guida internazionali consolidate (dall’Endocrine Society alle più recenti raccomandazioni della Dgkjp, fino ai documenti europei Espe e Endo-Ern) che bilanciano prudenza e accesso alle cure. Ma il governo Meloni sembra ignorare queste conoscenze, scegliendo una strada ideologica che contrappone il parlamento alla scienza, la burocrazia alla salute, la politica alla vita dei più vulnerabili.

Analisi selettive

Non solo, secondo gli esperti, il ddl presenta analisi selettive, citando solo paesi europei che hanno adottato restrizioni e tacendo su quelli che garantiscono continuità terapeutica ai minori, come Spagna, Olanda, Francia, Belgio, Germania. È una lettura incompleta, funzionale a costruire l’illusione di prudenza, ma che nella realtà rischia di portare all’abbandono della cura. L’Italia si posiziona così come un’anomalia europea: un governo che, sulla salute dei più fragili, sceglie di ignorare la scienza consolidata.

C’è poi quello che dice il Consiglio d’Europa, inequivocabile: gli stati devono garantire l’accesso all’assistenza sanitaria per le persone transgender, indipendentemente dall’età, e coinvolgere famiglie e organizzazioni transgender nello sviluppo delle politiche che le riguardano.

Al contrario, il ddl non solo è stato costruito senza ascoltare le associazioni che da decenni si occupano di diritto alla salute delle persone con varianza di genere, ma Schillaci-Roccella propongono anche di sostituire protocolli già efficaci (come la determina Aifa 21756/2019, che include valutazioni multidisciplinari e bioetiche) con un percorso obbligatorio attraverso il Comitato etico nazionale. Un rallentamento burocratico che, nel caso della triptorelina, rischia di trasformare un intervento salvavita in un’occasione perduta.

Necessità urgente

I diretti interessati restano le voci più attutite. Ragazzi e ragazze che spesso hanno già vissuto anni di silenzio e paura. Per loro, le cure non sono una scelta politica, ma una necessità urgente. Eppure, in un paese dove la scienza viene sacrificata all’ideologia, la politica decide per loro, mentre i medici avvertono del pericolo imminente.

Il comunicato delle società scientifiche non chiede scorciatoie. Chiede responsabilità. Chiede che la politica non trasformi la medicina in un campo di battaglia ideologico. Chiede che a decidere siano i dati, non la paura.

Di fronte a un governo che procede spedito, la richiesta è chiara e razionale: che il ddl «possa essere rivisto e integrato in accordo con le indicazioni del Consiglio d’Europa, riconoscendo al tema dell’assistenza sanitaria alle persone transgender e gender diverse (Tgd) la natura di cura che deve perseguire e promuovere il benessere delle persone stesse, senza essere condizionato da ideologie».

L’Italia, oggi, è sotto esame. Non solo per la vita dei minori transgender, ma per la capacità del paese di scegliere tra evidenza scientifica e ideologia.

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