Dopo l’ennesimo scontro tra dirigenti, nel terzo polo si inizia a mettere apertamente in dubbio la sopravvivenza della federazione tra Azione e Italia viva. «La pazienza del gruppo dirigente di Azione si è esaurita – ha detto questa mattina un “alto dirigente” del partito guidato da Carlo Calenda all’Ansa – In settimana si capirà se questo nodo si potrà sciogliere. Se così non sarà il partito unico non potrà nascere». Nessun ottimismo nemmeno da parte da Italia viva: «Secondo me si spacca tutto», dice una fonte del partito di Renzi.

La tensione tra i due gruppi dirigenti di quello che è stato soprannominato “terzo polo” dura da tempo ed è causata dai pessimi risultati elettorali, dalle rivalità interne e dalle differenze di personalità e strategia tra i due leader, Carlo Calenda e Matteo Renzi. 

Da Azione rimproverano a Renzi spregiudicatezza nelle scelte politiche e mancanza di lealtà nei confronti di Calenda e del progetto di fusione tra i due partiti. Da Italia viva accusano Calenda di voler accentrare tutte le decisioni e gli rimproverano i continui fallimenti elettorali: dal deludente risultato alle politiche a quelli persino peggiori alle regionali di Lazio e Lombardia.

L’ultimo round

La ragione più recente delle tensioni tra i due partiti è la decisione di assumere la direzione del quotidiano il Riformista da parte di Renzi. Si tratta di una decisione bizzarra e che ha suscitato numerose interpretazioni discordanti. Di certo c’è che Renzi ha chiarito subito che non dirigerà un quotidiano di partito, un’affermazione che è subito stata interpretata come l’intenzione di tenersi le mani libere rispetto al suo alleato-rivale Calenda.

Anche la reazione del leader di Azione è rivelatrice. Colto relativamente di sorpresa dall’annuncio, Calenda prima gli ha fatto le congratulazione e poi, resosi conto delle possibili implicazioni della scelta, lo ha subito redarguito sui potenziali «conflitti di interessi» che la direzione di un giornale unita a quella di un partito potrebbe generare.

Da Italia viva non hanno dimenticato l’affronto e con Silvio Berlusconi ricoverato ne hanno approfittato per prendere di mira Calenda e la sua non proprio efficacissima dichiarazione di solidarietà. Il ricovero di Berlusconi, tra l’altro, ha ulteriormente inasprito la competizione, aprendo anche la questione di chi tra Azione e Italia viva raccogliere l’eredità di Forza Italia in fatto di voti e personale politico.

La mattinata

Dopo la pausa pasquale, la situazione tra i due partiti appare improvvisamente precipitata. Il braccio destro di Calenda, il capogruppo alla Camera Matteo Richetti, è tornato a battere questa mattina sulla direzione del Rifomista. «Uno deve decidere se nella vita fa politica o informazione. Quando mi telefona Renzi mi parla del partito o mi intervista per il Riformista?».

I sostenitori di Renzi gli hanno risposto in coro. Dopo la dichiarazione dell’anonimo dirigente di Azione che ha parlato di possibile stop al congresso, l’escalation è completa. In molti ora provano a buttare acqua sul fuoco. «Chi rompe ora merita il premio Giachetti», ha detto il deputato renziano Roberto Giachetti, alludendo ironicamente alle sue molte sconfitte elettorali. Carlo Calenda commenta con una sola battuta sulla possibile rottura: «Ma figuriamoci». Per il resto, non rimane che attendere.

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