Il leader di Italia viva Matteo Renzi, a colloquio con Domani, chiama «follia» la decisione del governo guidato da Giorgia Meloni di togliere dalla bolletta elettrica il canone Rai. Nel 2016, era stato lui a inserire il pagamento dell’imposta che sostiene la televisione pubblica direttamente nelle bollette dell’energia elettrica, eliminando così quasi ogni possibilità di evasione di uno dei tributi meno pagati dagli italiani. «È stata l’unica volta in cui si è applicato il principio “pagare tutti, pagare meno” – dice – Costava 113 euro e noi lo abbiamo portato a 80».

Quell’epoca, però, sembra ormai conclusa, con conseguenze ancora imprevedibili per la Rai. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva già annunciato la fine dell’esperimento poco dopo l’insediamento del governo. Soltanto la fretta di approvare la legge di bilancio ha impedito di introdurre la riforma già nel 2023.  «Quest’anno mi sono preso la responsabilità enorme, e ho preso un sacco di critiche da tutti, perché siamo arrivati ed è rimasto in bolletta, se no saltava tutto – ha detto Giorgetti – Ma è chiaro che dalla bolletta il canone Rai dovrà uscire. L’anno prossimo bisognerà trovare un altro strumento».

Le conseguenze

Fino alla riforma di Renzi, il canone Rai era una delle imposte più evase del paese. Dopo il 2016, è diventato di gran lunga la principale fonte di sostentamento dell’emittente pubblica. Su circa due miliardi di bilancio, 1,6 arrivano dal canone. Togliendolo dalla bolletta e tornando a livelli pre-2016 di evasione, la Rai potrebbe perdere tra i 3 e i 400 milioni di euro l’anno. Con bilanci appesantiti da 600 milioni di euro di debiti e una raccolta pubblicitaria sempre più difficoltosa, questo rischia di essere un grosso colpo per la televisione pubblica.

Il tutto, mentre la Rai viene abbandonata da alcuni dei suoi conduttori di punta. Prima Fabio Fazio, passato a Discovery, poi Lucia Annunziata. Anche Amadeus, conduttore e direttore artistico delle ultime e fortunate edizioni del Festival di Sanremo, potrebbe avere intenzione di lasciare.

Campagna elettorale

Sembra un attacco concentrico e pianificato alla “più grande azienda culturale del paese” e quindi un favore a Mediaset, l’impero mediatico della famiglia Berlusconi, alleata di Meloni. Ma non è questa la spiegazione più probabile secondo Renzi. «Non credo che facciano un favore a Mediaset – dice l’ex presidente del Consiglio – Ma di sicuro stanno facendo un torto agli italiani onesti».

Cosa c’è dietro questa decisione, quindi? Secondo Renzi è semplicemente  frutto di «un po’ di demagogia e un po’ di superficialità». Non è un mistero che la battaglia contro il canone parte dalla Lega, dal ministro Giorgetti e dal suo leader Matteo Salvini, che da anni promette addirittura la completa eliminazione del canone (che significherebbe allo stesso tempo la fine della Rai per come la conosciamo).

In difficoltà nel trovare un suo spazio politico autonomo rispetto a Meloni, Salvini avrebbe deciso di impostare la campagna leghista per le europee dell’anno prossimo su due temi forti. Da un lato l’eliminazione del superbollo per le auto di grossa cilindrata, dall’altro la cancellazione del canone, dalla bolletta, per cominciare.

Alternative

Ma se non tramite le bollette, come faranno gli italiani a pagare il canone? L’alternativa più semplice e ritornare al bollettino postale utilizzato in passato, una soluzione che sarebbe già allo studio della Ragioneria generale dello stato. Un’altra possibilità, che piacerebbe di più a Meloni è che è stata spesso sostenuta da Giampaolo Rossi, l’autore complottista e filo-putiniano che la premier ha scelto come nuovo direttore generale dell’azienda, è quella di finanziare la Rai prelevando le risorse direttamente dalla fiscalità generale e decidendo di anno in anno, all’interno della legge di stabilità, quante risorse assegnare all’azienda. In questo modo, il governo potrebbe pareggiare la quantità di risorse mancanti dal canone e mantenere l’attuale livello di finanziamento. La Rai a quel punto sarebbe ancora più sotto ricatto del governo. O meglio: ancora più di quanto non lo sia già ora.

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