Sarà un mercoledì molto izquierdista. In questi giorni di tour per feste dell’Unità (ieri in Puglia, oggi in Calabria), Elly Schlein non è preoccupata delle polemiche sull’eventuale referendum sul jobs act, assicurano i suoi. Anzi è pronta a dare un altra spintarella a sinistra al Pd: il 6 settembre la segretaria salirà sul palco della festa nazionale di Ravenna con Yolanda Díaz Pérez, leader spagnola di Sumar, astro nascente della sinistra europea.

Sinistra nel senso di sinistra: Díaz è tuttora la vicepresidente di Pedro Sanchez, ma alle ultime politiche si è affermata a capo di una convergenza di una ventina di sigle rossofuoco che ha svuotato e sostituito Podemos. Sumar ha portato a casa il 12,3 per cent, a meno di un punto di distanza dai franchisti di Vox.

Già comunista, Yolanda Díaz ha un curriculum di militante e dirigente di tutto rispetto, ma la sua popolarità è esplosa quando è diventata da ministra del lavoro del governo Sanchez per il quale ha firmato la riforma dello statuto dei lavoratori e la legge che regola i contratti dei rider, a cui anche il Pd si è ispirato.

Sul palco di Ravenna, con le due leader, ci sarà Andrea Orlando, ex collega di Díaz (è stato ministro del lavoro nel governo Draghi), suo amico ed estimatore da tempo. Schlein e Díaz si sono già incontrate nel marzo scorso a Rimini, al congresso nazionale Cgil, ospiti di Maurizio Landini. Per dimostrare una sintonia politica che faceva bene ad entrambe, in quell’occasione si sono presentate insieme davanti ai cronisti.

Ora a Schlein è riuscita a portarla a casa sua, a Ravenna. Un risico di agende complicate, data la confusione del governo di Madrid. «Ci sarà un grande ospite straniero», la formula con cui il responsabile dell’organizzazione Igor Taruffi per giorni ha fatto il misterioso. Ieri è arrivata la certezza della sua presenza.

Ma Sumar non è il Pd

Il fatto è che Sumar è collocata molto più a sinistra del Pd. Il quale, nella migliore delle ipotesi, è un partito fratello del Psoe di Sanchez. Con annessi e connessi: una settimana fa, prima di accettare l’invito di Schlein, Díaz ha stretto i bulloni con il leader di France Insoumise Jean-Luc Mélenchón, non precisamente un compagno di strada dei dem italiani.

E due giorni dopo il palco di Ravenna, l’8 settembre, la ministra sarà a Roma ospite della festa Visionaria, appuntamento ormai tradizionale della sinistra romana, che si svolge alla Villetta del rossissimo quartiere Garbatella. Dove quest’anno, fra un dibattito e l’altro, si tireranno le fila della formazione con cui l’area rossoverde si presenta alle europee.

L’appuntamento romano con la leader spagnola si svolgerà sotto il logo di Visionaria, anche se la sede scelta è il Campidoglio, con il sindaco Roberto Gualtieri, il giurista e filosofo del diritto Luigi Ferraioli (l’occasione è una riflessione sul suo libro Per una Costituzione della Terra, Feltrinelli), l’eurodeputata Eugenia Palop, anche lei di Sumar, e Massimiliano Smeriglio, eurodeputato indipendente del Pd e fra i registi, con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, della nuova piattaforma rossoverde.

La competizione a sinistra

Una piattaforma di reti civiche a cui si avvicinano personalità ed esperienze politiche “amiche” di Schlein. Per esempio, è in via di definizione la partecipazione alla corsa della Coalizione civica di Bologna, già in tandem con Emilia Coraggiosa, la lista di Schlein; la cui leader Emily Clancy è vicesindaca di Matteo Lepore.

Un’area civica e militante, diversa da quella delle vecchie “sardine”, che Schlein non è riuscita ad attrarre nell’orbita del partito. Fra le altre in avvicinamento, la lista ligure di Ferruccio Sansa e i Progressisti sardi di Massimo Zedda.

Insomma un bacino di voti, non sterminato ma solido, a cui la segretaria aspira per puntare al colpo grosso delle europee. Ma che rischia di sfuggirle, nonostante il suo sforzo di imprimere una direzione di sinistra alle future liste: circolano i nomi della giornalista Lucia Annunziata, del collega Sandro Ruotolo (già nella segreteria Pd), della pacifista Laura Boldrini.

Nomi accompagnati dall’ipotesi di rendere più tassativo il limite dei due mandati, regola che lascerebbe a casa buona parte dell’attuale gruppo di Bruxelles. Lo staff di Schlein nega che il tema sia all’ordine del giorno; le voci però circolano lo stesso. Ma è soprattutto la torsione “disarmista” a irritare l’ala riformista. Ieri il presidente del Copasir Lorenzo Guerini ha sottolineato che sulla guerra russo-ucraina non si può cambiare linea.

Né sui soldi da investire nelle armi, come invece sembra voler fare Schlein, sulla scia dei socialdemocratici tedeschi: «Sulle spese per la difesa la nostra posizione fino a ora è stata a favore di una crescita compatibile con le possibilità finanziarie del paese.

E, voglio ricordare, abbiamo costruito in Parlamento una visione condivisa su questo obiettivo, fissando al 2028 l’orizzonte entro il quale raggiungere il 2 per cento. Non capisco perché dovremmo indietreggiare da questa linea di cui siamo stati protagonisti». Un po’ come il jobs act, e il rischio dell’abiura del Pd precedente.

La contesa a sinistra

Dalla parte della sinistra rossoverde, per i nomi c’è ancora tempo. Circolano ipotesi di evergreen, come il fondatore di Possibile Pippo Civati, ex amico di Schlein, e dell’ex presidente di Sel Nichi Vendola, pronto a ributtarsi nella politica nonostante il travaglio giudiziario in Puglia.

Fra i papabili c’è Smeriglio, l’amico di Diaz: è stato vice di Nicola Zingaretti alla regione Lazio e coordinatore di Piazza grande, la campagna delle primarie a cui aveva portato in dote appunto una parte di queste reti della sinistra. Ma la stagione zingarettiana si è persa nelle pastoie Pd ben prima delle dimissioni da segretario.

E nella sua roccaforte, Roma, ormai siamo all’implosione di quell’esperienza: l’ex delfino Alessio D’Amato è pronto a candidarsi con Azione; e Smeriglio va in direzione Avs: nel gruppo Pd di Bruxelles ha continuato a votare ecologista e pacifista, anche con contestate scelte difformi dalle indicazioni di partito. Alle europee potrebbero finire a competere gli uni contro gli altri.

Pace, soldi alle armi, jobs act: da questo lato non mancheranno temi “divisivi”. Se i rossoverdi sono la spina nel fianco sinistro di Schlein, Michele Santoro è la spina nel fianco sinistro dei rossoverdi. Una settimana fa alla Versiliana il conduttore tv ha quasi-annunciato una lista pacifistissima “contro” il pacifismo contraddittorio, a suo dire, dell’alleanza verdi-sinistra.

Anche lui al momento non va oltre la raccolta dell’usato sicuro: Ginevra Bompiani e Luigi De Magistris, che però a sua volta è reclamato come leader di Unione popolare, che mal vede le star mediatiche. Il conduttore propone di coinvolgere in una unica lista anche i Cinque stelle: e la maionese impazzisce sempre di più. Difficile che la lista veda davvero la luce. Ma la rissa a sinistra è assicurata.

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