Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il ministro degli Affari esteri, Luigi Di Maio, sono «stati informati degli incontri e delle iniziative del senatore Matteo Salvini e dell’avvocato Capuano con ambasciate straniere?». Quali sono le loro «valutazioni sugli effetti della vicenda?». Due domande che il deputato di Forza Italia, Elio Vito, rivolge al premier e alla Farnesina in un’interrogazione presentata alla Camera a ridosso dell’ultimo incontro emerso, e non divulgato dalla comunicazione del partito: il 1° marzo scorso Salvini ha incontrato segretamente l’ambasciatore russo in Italia, Sergej Razov, a cena, insieme ad Antonio Capuano, ex deputato di Forza Italia che è diventato, negli ultimi mesi, una sorta di superconsulente per la politica estera. Il colloquio non è mai stato inserito nell’agenda del senatore, né prima né dopo l’incontro. 

La diplomazia parallela

Salvini già in passato ha dato prova della sua diplomazia parallela. Anche quando era ministro dell’Interno e certi tipi di incontri non rientravano nelle sue competenze specifiche, più consone a un ministro degli Esteri. Nel 2018 ha incontrato in prefettura a Milano il premier ungherese Viktor Orbán e ha viaggiato in Libia e in Russia. 

Stessa cosa è successa nel 2021, quando però era semplicemente il leader del suo partito: ha organizzato un incontro con l’ambasciatore cinese in Italia, Li Junhua, per discutere della crisi in Afghanistan ed è andato in Vaticano per incontrare Paul Richard Gallagher, arcivescovo inglese, segretario per i Rapporti con gli stati della Santa sede.

In ultimo gli incontri dopo l’inizio della guerra di Vladimir Putin in Ucraina. Come quello con Sergej Razov. «Da vari organi di stampa si apprende dell’esistenza di contatti e di varie trattative tra il senatore Salvini ed ambasciate straniere, avvenute anche con la mediazione di un avvocato, l’ex parlamente Capuano», scrive Elio Vito nella sua interrogazione.

Secondo il parlamentare di Forza Italia «tali attività possono compromettere le relazioni diplomatiche e istituzionali del nostro paese e dunque anche la nostra sicurezza nazionale». Se non Draghi stesso, il ministero degli Esteri dovrà rispondere all’interrogazione presentata in aula. 

Il fantomatico viaggio a Mosca

Nel frattempo la Lega implode sotto il peso dell’ennesimo tentativo di Salvini di andare per conto proprio. Il riferimento è all’idea, poi ritirata, di andare in Russia e in Turchia per intavolare una trattativa di pace sul fronte ucraino, iniziativa non concordata né nel suo partito, né tanto meno nel governo di cui la Lega fa parte. Deputati e senatori hanno risposto con freddezza all’ipotesi del viaggio.

Un malessere certificato dalle parole dal ministro dello Sviluppo economico e vicesegretario federale della Lega dalla sua fondazione, Giancarlo Giorgetti, che a Parma, all’assemblea annuale con l’Unione degli industriali ha fatto capire che non era il caso: «Ho già avuto modo di dirlo, sono proposte suggestive però bisogna muoversi di concerto con il governo. Sono questioni di portata mondiale, quindi ciascuno deve dare il suo contributo ma all'interno di percorsi che sono molto molto complicati».

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