La stesse lentezze e le difficoltà emerse apertamente, durante l’iter della legge di Bilancio, sono tornate nell'apparente quiete prrima della regionali. Con l’esame al Senato del decreto Milleproroghe sono riapparse, infatti, le divergenze all’interno della maggioranza con la dilatazione dei tempi di approvazione nelle commissioni affari costituzionali e bilancio e lo slittamento di volta in volta delle votazioni.

Un remake, seppure su questioni diverse, di quanto visto a dicembre con la manovra economica. A pesare sugli equilibri è stata soprattutto la questione delle concessioni balneari: tra uno stop e una ripartenza, alla fine è stato raggiunto un compromesso, a partire dalla proroga, fino alla fine di luglio, per l'esercizio della delega al governo sulla mappatura delle concessioni. L’attuale scadenza è fissata al 27 febbraio. Ma sono previsti in aggiunta il prolungamento secco di un anno delle concessioni e il tavolo al ministero delle Infrastrutture, come chiesto da una proposta della Lega.

Mentre a Palazzo Madama si è andati avanti a fatica, alla Camera è stata rinviata a martedì prossimo la seduta sul decreto carburanti, già programmata per metà di questa settimana. Il provvedimento è impantanato sui nodi relativi alle nuove regole per la trasparenza dei prezzi della benzina. Anche in questo caso ci sono posizioni tutt’altro che unitarie dei partiti che sostengono l’esecutivo. Una doppia prova di debolezza che mal si concilia con l’immagine di compattezza data, a favore di telecamere, nelle ultime ore per sostenere la candidatura di Attilio Fontana alla presidenza della Regione Lombardia.

Modifiche governative

Certo, il testo del Milleproroghe arriverà nella versione finale in aula all’inizio della prossima settimana. Non c’è stata alcuna sorpresa rispetto all’ampliamento possibilità di stralcio delle cartelle, relative ai tributi locali, emesse nell’arco temporale tra il 2000 e il 2015, a patto che la somma sia inferiore ai mille euro. Un emendamento della Lega, riformulato dall’esecutivo, ha poi stabilito la proroga fino al 31 dicembre per l’installazione dei dehors per bar e ristoranti, bypassando le procedure ordinarie richieste. 
Ma il cammino non è stato agevole. Un elemento in particolare non è passato inosservato per chi conosce i meccanismi legislativi: la grande mole di emendamenti, firmati dal governo, a un decreto che originariamente era formato da soli 24 articoli. Le proposte di modifica sono state oltre venti. Una quantità che ha mostrato la necessità di intervenire in maniera massiccia sul provvedimento, ritenuto pressoché inadeguato addirittura da chi lo ha predisposto. Nella foga di ritoccare il decreto iniziale, si sono quindi palesate decisioni all’insegna del pressappochismo.

Flop sulle plusvalenze

Uno dei casi più emblematici è rappresentato dall’emendamento per arginare il fenomeno delle plusvalenze nello sport, ma con particolare riguardo al calcio. Il testo, voluto dal ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti, è stato ritirato in seguito a una bocciatura tecnica: le opposizioni hanno fatto notare che, al netto della condivisione del contenuto, non era ammissibile perché estraneo alla materia del decreto. Sarà riproposto al primo provvedimento utile, ma l’ennesimo svarione resta agli atti. Altro esempio di un errore significativo è stato il tentativo di prorogare, sotto forma di consulenza, gli incarichi ai dirigenti in pensione degli enti pubblici.

Dopo le polemiche, il governo ha deciso di innestare la retromarcia, cancellando dal pacchetto la proposta formulata meno di una settimana fa. «Con Il decreto Milleproroghe, si poteva, e si doveva, cercare di risolvere alcune emergenze del Paese», dice Andrea Giorgis, senatore del Pd che ha seguito da vicino la conversione del decreto, che definisce «una vergogna» la proroga delle concessioni balneari ed elenca i “no” giunti dal centrodestra: «Abbiamo proposto interventi a tutela del lavoro fragile e di Opzione donna. Governo e maggioranza hanno detto di no».

L’altro fronte aperto nella maggioranza è a Montecitorio, dove è stata praticata la stessa strategia perseguita sul Milleproroghe: il rinvio. Le distanze sul decreto Carburanti non sono state colmate. Lega e Forza Italia spingono i loro emendamenti che prevedono l’esposizione di un qr code, che a sua volta rimanda al sito del ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) con le tabelle dei prezzi.

La posizione dell’esecutivo è invece quella di far collocare dei cartelloni per rendere più visibile il costo del carburante. In mancanza dell’accordo è stato rimandato tutto a dopo le elezioni regionali, dando tempo al ministro Adolfo Urso di cercare una soluzione con un tavolo tecnico a cui parteciperanno gli attori chiamati in causa.

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