Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiesto al Congresso di approvare un pacchetto da 33 miliardi di dollari per armare l’esercito dell’Ucraina e assistere la popolazione aggredita. La cifra, mastodontica rispetto a quanto stanziato finora, è il segnale inequivocabile che gli Stati Uniti si preparano a una guerra di medio-lungo periodo, ora che il Pentagono ha chiarito che l’obiettivo strategico non è difendere l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma indebolire la Russia così da impedire nuove aggressioni. Lo stanziamento è oltre il doppio di quello approvato a marzo dal Congresso.

Nel suo discorso, Biden ha tentato di dare alla manovra anche una curvatura umanitaria, invocando anche il sostegno agli agricoltori americani per far fronte alla crisi alimentare globale, ma il grosso dei finanziamenti è di natura strettamente militare: 20 miliardi saranno spesi direttamente per gli armamenti, sei miliardi per la sicurezza (addestramento, equipaggiamento e servizi legati alla difesa), quattro miliardi al programma militare del dipartimento di Stato e circa tre miliardi in aiuti umanitari. Per dare un’idea delle proporzioni: l’intero budget dell’esercito ucraino nel 2021 era di sei miliardi.

A questi fondi la Casa Bianca intende aggiungere altri 8,5 miliardi per finanziare il governo ucraino e altri soldi per applicare con più efficacia le sanzioni a oligarchi e altre entità russe.

La lista della spesa militare include artiglieria, mezzi corazzati, difese anti aeree e sistemi di cybersicurezza, oltre al sostegno ai centomila soldati che gli Stati Uniti hanno stanziato nei paesi Nato negli ultimi due mesi.

Per la Casa Bianca la manovra darà linfa alle operazioni belliche almeno fino a settembre: l’orizzonte temporale conferma che la Casa Bianca non crede minimamente alla leggendaria data putiniana del 9 maggio come termine del conflitto.

La paura dell’estensione

La massiccia iniezione militare prepara gli Stati Uniti a una guerra lunga e risponde alla paura degli alleati europei che i combattimenti si estendano oltre i confini dell’Ucraina. Le esplosioni in Transnistria sono un avvertimento chiaro in questo senso.

Ma sia gli Stati Uniti sia l’Unione europea, pur con accenti diversi, hanno descritto il taglio delle forniture di gas a Polonia e Bulgaria, due membri della Nato, come un’azione belligerante. Questi fattori hanno determinato una significativa accelerazione nel sostegno occidentale all’Ucraina.

Prima si è riunito il nuovo gruppo di coordinamento della Nato, sotto l’egida del Pentagono, poi la Casa Bianca ha messo sul piatto un investimento di proporzioni inedite in questo conflitto.

Un problema interno

I 33 miliardi promessi sono anche un problema di politica interna per Biden. Il presidente deve presentare il coinvolgimento militare a un’opinione pubblica che guarda con simpatia alla causa ucraina, ma è anche sfiancato dalle “forever war” di Bush-Obama e giusto ieri ha visto le stime annuali del Pil contrarsi dell’1,4 per cento.

Gli economisti rassicurano: si tratta di una contrazione contingente che nasconde un’economia solida, ma intanto la segretaria del Tesoro, Janet Yellen, mette in guardia da nuove scosse che potrebbero compromettere la ripresa.

«Il costo di questa guerra non è basso, ma arrendersi all’aggressione sarà ancora più costoso», ha detto Biden, ricordandosi per un momento di essere stato il presidente che si è presentato sbandierando «una politica estera per la classe media» e che ha difeso la decisione politica di ritirarsi dall’Afghanistan anche a fronte di un’esecuzione disastrosa.

Ma ogni giorno gli ucraini, ha ricordato Biden, pagano l’invasione con la vita. I 33 miliardi messi sul tavolo servono a «dare uno scopo al loro coraggio e ai loro sacrifici» e devono «essere approvati il più rapidamente possibile».

La settimana prossima Biden andrà in una fabbrica dell’Alabama che produce i missili Javelin a ringraziare i lavoratori che producono le armi per fermare Vladimir Putin. Una visita del genere sarebbe stata una follia comunicativa fino a qualche mese fa. Le cose sono cambiate.

 

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