La politica del nuovo populismo estremista è definita da menzogne oltraggiose. Le menzogne sono estremamente vergognose eppure sono al centro della nuova politica.

Per leader come Jair Bolsonaro o Donald Trump (o in Europa Viktor Orbàn in Ungheria, Santiago Abascal in Spagna o Giorgia Meloni in Italia), la politica fa parte di ciò che la filosofa Hannah Arendt chiamava «menzogna organizzata».

In questo contesto i politici usano «la falsità deliberata come arma contro la verità». In questo mondo revisionista le visioni più irrazionali, messianiche e paranoiche sono falsamente presentate come storia e presente, motivando le azioni più estremiste come il colpo di stato, fallito e patetico, dell’8 gennaio 2023 in Brasile.

Proprio come è successo con il golpe non riuscito di Trump, il 6 gennaio 2021, in Brasile le menzogne confezionate dall’alto sono state incredibilmente prese per vere e hanno motivato le azioni dal basso. Questo precedente rappresenta un monito per le altre democrazie.

Gli attacchi al passato istituzionale e le continue menzogne sono un modello di un futuro antidemocratico, ma anche una guida al terrorismo nel presente. Queste menzogne non sono indicazioni concrete, ma mandati e premesse ideologiche che incoraggiano l’azione antidemocratica.

L’occupazione violenta degli edifici dei tre rami di stato in Brasile, lo scorso 8 gennaio, ci lascia con almeno cinque prime lezioni storiche per comprendere la morfologia della menzogna armata che ha motivato le azioni dei golpisti.

Questione di parole

La prima lezione: il vocabolario appropriato per comprendere cosa è successo. Usiamo le parole giuste: tentativo di colpo di stato, attacco alla democrazia, terrorismo, gruppi fascisti e obiettivo fascista di distruggere la democrazia. Di fronte a questi eventi, è necessario che gli autori, pratici e ideologici, paghino con tutta la forza della legge.

Le parole sbagliate e che producono fraintendimenti sono: proteste, manifestanti e l’idea che due fazioni estremiste siano in lotta. Quest’ultima versione – una mentalità che sottintende che ogni questione politica ha sempre due posizioni legittime – porta a sminuire la gravità dei fatti. Nello specifico, la democrazia in Brasile ha subìto un attacco per mano di fazioni bolsonariste che non ne riconoscono il funzionamento.

Pertanto in Brasile continuano ad esserci, da un lato, un conflitto tra fazioni prive di legittimità per le loro posizioni antidemocratiche e, dall’altro, un arco politico democratico (sinistra, centro e destra) che il presidente Luiz Inácio Lula da Silva comprende e, in certa misura, guida.

D’altra parte, per capire cosa è successo, non dobbiamo dimenticare un aspetto centrale nella storia del fascismo: la repressione legale si rende necessaria qualora si attenti a distruggere la democrazia. Questa è la seconda lezione. Le azioni criminali di terrorismo contro le istituzioni democratiche devono essere fermate con pieno valore legale prima che sia troppo tardi.

Questo è ciò che sarebbe dovuto accadere dal momento in cui queste fazioni estremiste, l’avanguardia fascista del populismo bolsonarista, si sono ammassate a Brasilia per rivendicare una cosa che costituzionalmente non può essere rivendicata: il mancato riconoscimento del risultato elettorale e la reintegrazione per acclamazione dittatoriale del presidente uscente.

Le responsabilità

Un’altra lezione chiave che viene dalla storia del fascismo e anche dal colpo di stato trumpista del 6 gennaio è che la responsabilità dei leader non può essere ignorata o minimizzata.

La responsabilità ideologica di Bolsonaro è palese, così come quella di Donald Trump, o di Benito Mussolini per essere stato il mandante ideologico dell’assassinio del principale leader dell’opposizione nel 1924.

Il deputato socialista Giacomo Matteotti fu assassinato dopo aver denunciato l’illegalità e la violenza fascista da parte di una banda di scagnozzi che avevano comprovati legami con il governo di Mussolini.

Il dittatore riconobbe la sua «responsabilità politica, morale e storica», ma continuò a governare come se niente fosse. Nonostante una mini-crisi e un rifiuto esteso che alla fine si rivelò di breve durata, il fatto che Mussolini non pagò per le sue azioni preparò la strada affinché il fascismo diventasse una dittatura a pieno titolo. O per dirla in altro modo, il totalitarismo fascista si radicò pienamente quando i suoi crimini non ebbero conseguenze.

Propaganda e mito

Una quarta lezione riguarda la distorsione del passato e del presente. Come Mussolini, Bolsonaro, le cui bugie sulla pandemia e sui vaccini anti Covid-19 hanno contribuito a normalizzare e persino a provocare morte e malattia nel suo paese, ha fatto della propaganda e del mito la forma predominante di politica.

Oggi lo stesso meccanismo viene utilizzato per distorcere la realtà degli eventi recenti. Si parla già di “infiltrati” o simili responsabilità della sinistra, e queste spudorate menzogne sono articolate da Steve Bannon negli Stati Uniti e da altri leader populisti di estrema destra come l’argentino Javier Milei.

Milei non ha denunciato il colpo di stato in quanto tale e si è basato su un comunicato del Madrid Forum che, in modo amorfo, «condanna nel modo più categorico la violenza esercitata da chi ha fatto irruzione nel Palazzo Planalto», ma soprattutto denuncia quelli che hanno denunciato la violenza, sottolineando a loro volta i “due pesi e due misure” della sinistra e del progressismo.

Il Madrid Forum è un ente nato per iniziativa della Fondazione Disenso, presieduta dal leader post-fascista Santiago Abascal, di Vox, e la cui “Carta di Madrid” è stata firmata nel 2020 da Milei, Eduardo Bolsonaro, Marion Marechal di Francia, Giorgia Meloni e il fallito candidato alla presidenza del Cile e ammiratore del dittatore Augusto Pinochet, José Antonio Kast.

È impressionante come questi personaggi si ostinino sulle proprie fantasie e menzogne. Come i loro idoli Trump e Bolsonaro, questi politici populisti di estrema destra mentono costantemente su democrazie e dittature e rappresentano in modi diversi alcuni pericoli per la democrazia.

Internazionalizzazione

La quinta e ultima lezione è come questo genere di menzogne produca eventi la cui proiezione è globale. Così come la dittatura di Mussolini negli anni Venti ha influenzato il percorso di Hitler nel decennio successivo, il colpo di stato trumpista ha informato il bolsonarismo. Il giorno successivo la presa del Campidoglio Bolsonaro ha minacciato che il Brasile “avrebbe avuto un problema peggiore” se non avesse cambiato i suoi sistemi elettorali, e cioè se avesse perso le elezioni.

If Bolsonaro is not held accountable for his continued instigation of crime against democracy, other similar actions will be seen again.

Ora, dopo aver negato la propria partecipazione all’occupazione dei tre rami del potere, Bolsonaro ha pubblicato un messaggio sul proprio account Facebook in cui affermava che Lula non è stato eletto dal popolo ma dai tribunali di giustizia. Se Bolsonaro non sarà ritenuto responsabile per la sua continua istigazione al crimine contro la democrazia, altre azioni simili si verificheranno.

Questo modo di manipolare le menzogne per cambiare la realtà ha motivato i sostenitori di Trump a prendere il controllo del Congresso e continua a motivare le fantasie cospiratorie dell’estremismo americano. La somiglianza tra le due azioni e fazioni è un prodotto di reciproche influenze ideologiche. In entrambi i casi, il fascismo è dietro l’angolo.

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