Le forze armate cinesi hanno annunciato oggi la fine delle esercitazioni militari intorno all’isola di Taiwan, ma hanno promesso che proseguiranno i pattugliamenti «nei pressi dell’isola» anche in futuro. Finiscono così ufficialmente le più grandi manovre militari che la Cina abbia mai intrapreso nell’area.

Prova di forza

Le esercitazioni erano iniziate lo scorso 4 agosto, in risposta alla visita a Taiwan della speaker della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi, un gesto che Pechino ha considerato una provocazione. Le manovre hanno visto la partecipazione di decine di navi e aerei, che in diverse occasioni hanno superato la cosiddetta “linea mediana”, una linea di confine informale che attraversa a metà lo stretto di Taiwan, che divide le coste cinesi da quelle dell’isola.

Nel momento più drammatico di questi giorni, una serie di missili balistici cinesi ha sorvolato l’isola ed è caduto in un tratto di mare vicinissimo alle acque territoriali taiwanesi.

Le esercitazioni sono comunque terminate senza incidenti già domenica, quando è scaduto l’avviso diffuso dal governo cinese al traffico aereo e marittimo di evitare cinque aree intorno all’isola, poiché vi si sarebbero svolte esercitazioni con utilizzo di munizioni vere.

Dopo la ripresa del traffico regolare, però, l’Esercito popolare di liberazione, il nome ufficiale del forze armate cinesi, ha atteso tre giorni prima di comunicare l’effettiva conclusione delle manovre.

Le ragioni della tensione

Le esercitazioni e i timori diplomatici che hanno causato hanno le loro radici nella visita condotta da Pelosi la scorsa settimana. Formalmente gli Stati Uniti adottano la cosiddetta pratica dell’«unica Cina»: dal punto di vista diplomatico riconoscono solo la Repubblica popolare cinese con capitale Pechino, mentre non hanno rapporti formali con Taiwan.

In pratica, però, gli Stati Uniti sostengono l’indipendenza di Taiwan dalla Cina in varie forme, tra cui la vendita di armi per l’autodifesa. Pelosi appoggia da lungo tempo la politica dell’isola ed è il più importante politico americano a visitare l’isola in anni recenti.

Al suo arrivo nell’isola Pelosi era stata accolta da numerosi politici taiwanesi, manifestanti in suo sostegno e contestatori venuti per accusarla di aver organizzato un viaggio provocatorio.

Nel suo incontro con la presidente Tsai Ing-wen, trasmesso in diretta, Pelosi aveva definito l’isola «una fonte di ispirazione per tutti i popoli che amano la libertà. Il mondo – aveva aggiunto – deve far una scelta tra democrazia e autocrazie. La decisione dell’America di proteggere la democrazia qui a Taiwan è granitica».

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