Senza tanto clamore, la famosa controffensiva ucraina è iniziata. Da lunedì, le truppe di Kiev sono passati all’attacco su un fronte che va dal fiume Dnipro, a ovest, fino alla martoriata città di Bakhmut, a est. I primi ad annunciare l’inizio dell’attacco sono stati i russi, seguiti dagli esperti internazionali. Ieri, fonti militari ucraine hanno confermato in forma anonima al Washington Post e al network Abc l’inizio delle operazioni. 

Come era previsto, la controffensiva non è iniziato con un’operazione in grande stile, ma con una serie di attacchi limitati su un vasto fronte, alcuni dei quali sono stati respinti con forti perdite per gli ucraini. Difficile prevedere come evolverà questa complessa operazione, ma già oggi si annuncia lunga, faticosa e inevitabilmente sanguinosa.

L’asse principale

Il fronte dove si concentra l’offensiva ucraina ha la forma di una “L” invertita. La gamba verticale che corre nelle regioni di Donetsk e Luhansk, dove, più o meno nel mezzo, si trova Bakhmut. Quella orizzontale attraversa da est a ovest la regione di Zaporizhzia. È in quest’ultimo tratto che si concentrano gli attacchi ucraini più importanti, quelli che hanno fatto annunciare prima ai russi e poi agli esperti internazionali l’inizio della controffensiva. Questa è la linea che deve essere sfondata per arrivare al mare, tagliando così le linee di comunicazioni via terra tra la penisola di Crimea occupata e le linee russe, l’obiettivo più ambizioso dell’intera operazione.

Nei primi resoconti dei combattimenti, che in questa fase arrivano soprattutto da parte russa, stanno comparendo nomi di città con cui presto potremmo diventare familiari. Gli ucraini attaccano da Velyka Novosilka, nell’estremo est della regione di Zaporizhzia, e da Orikhiv, circa 150 chilometri più a occidente. Fotografie e video diffuse da canali Telegram filorussi confermano che in queste aree sono comparsi per la prima volta i mezzi blindati e i carri armati di fabbricazione Nato inviati in Ucraina alla fine dell’inverno e all’inizio della primavera. I russi sostengono di aver distrutto parecchi di questi mezzi, compresi alcuni carri armati di fabbricazione tedesca Leopard, ma la maggior parte delle fotografie diffuse fino a questo momento si sono rivelate dei fotmontaggi. 

Su questo fronte sembra che siano state impiegate per la prima volta anche le riserve che da mesi gli ucraini preparavano nelle retrovie, formate da unità come la 47esima brigata meccanizzata, la prima a ricevere veicoli di fabbricazione Nato e che i leak del Pentagono indicavano come una delle possibili punte di diamante dell’offensiva. Secondo il ministero della Difesa russo, la 47esima brigata avrebbe partecipato a un assalto notturno nella regione di Zaporizhzia che sarebbe stato respinto tra mercoledì e giovedì.

Per ora gli ucraini si limitano a minimizzare queste operazioni. «Non direi che è successo nulla di grosso», ha detto ieri Valeriy Shershen, portavoce del gruppo operazioni Tavria, che copra gran parte del fronte est e sud. «Siamo ancora in posizioni largamente difensive», ha aggiunto. Ma intanto dal fronte continuano ad arrivare quasi ogni ora notizie di nuovi attacchi.

Il Donbass

Nel Donbass, la gamba verticale della L, i combattimenti sembrano proseguire in modo non troppo diverso da come hanno fatto negli ultimi mesi. Quotidianamente gli ucraini riferiscono di limitati attacchi russi all’estremo sud della linea, vicino ad Avdiivka, e all’estremo nord, verso la città di Kreminna. Dal canto loro, le truppe di Kiev continuano a contrattaccare ai fianchi della città di Bakhmut, e il ministero della Difesa riferisce quasi ogni giorni di piccole avanzate, nell’ordine delle centinaia di metri. Salvo sorprese, questo teatro sembra destinato a restare secondario in questa fase.

Kharkiv o Kherson

Gli ucraini non diffondono dati sulle perdite subite e le dichiarazioni del ministero della Difesa russo, che parla di decine di carri armati e centinaia di veicoli distrutti, vanno prese con molta cautela. Filmati e fotografie geolocalizzate mostrano diversi attacchi ucraini respinti con perdite, ma è presto per aver un quadro completo. Quello che sembra sicuro è che le operazioni per ora procedono lentamente. Lungo la direttrice meridionale, quella che punta verso il mare, gli ucraini si stanno scontrando con gli avamposti russi e devono ancora incontrare le linee difensive che Mosca ha avuto mesi per preparare. Quando lo faranno, le operazioni saranno con ogni probabilità ulteriormente rallentate.

Mentre la controffensiva era in preparazione, molti speravano che si sarebbe rivelata una replica dell’attacco contro Kharkiv dello scorso settembre, quando in poche settimane gli ucraini avevano liberato oltre 12mila chilometri quadrati di territorio. Le condizioni sul campo, però, sono molto cambiate e più difficili per Kiev.

Esperti e alti comandi hanno passato settimane a mettere in guardia osservatori e lo stesso pubblico ucraino dalle aspettative eccessive. Nel migliore dei casi, la controffensiva sarà più simile a quella di Kherson, lanciata quasi contemporaneamente rispetto a quella di Kharkiv, ma che si è svolta in modo molto più lento e costoso in termini di vite umane per gli ucraini. Nel caso peggiore somiglierà all’ultima offensiva russa. Mesi di combattimenti, decine di migliaia di morti per spostare il fronte di un qualche chilometro.

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