Il nord Africa costituisce una delle principali porte di ingresso verso l’Europa.

La vicinanza geografica e le relazioni storiche tra le due regioni hanno creato stretti legami favorendo da sempre un’intensa interazione. La sua posizione tra tre continenti, l’Africa, l’Asia e l’Europa, ha fatto sì che la regione abbia subito un’ampia gamma di influenze culturali nel corso dei secoli, a partire dallo sviluppo delle colonie fenicie e greche all’imperialismo dell’antica Roma e alla presenza coloniale europea, dall’islamismo ai costumi tribali africani.

Questo incrocio di rotte e di culture merita una riflessione anche a causa delle crescenti tensioni geopolitiche presenti nell’area nordafricana.

Rapporti essenziali

Accanto alla ricchezza di risorse naturali e alle minacce tradizionali, quali le sfide provocate dai flussi migratori e la presenza di gruppi terroristici, vi è un rinnovato interesse internazionale verso l’area. Questo trova una ragion d’essere sia a causa della necessità dei paesi occidentali di differenziare il rifornimento energetico, sia per una inevitabile ridefinizione degli equilibri di potere nell’area.

Oltre alla crisi generata dal conflitto russo-ucraino e alla crisi pandemica da Covid-19, i paesi nordafricani stanno attraversando una grave crisi economica accentuata da un forte periodo di siccità, calore estremo e di conseguente crisi idrica, combinato a altri gravi fenomeni atmosferici provocati dagli effetti del cambiamento climatico che favorisce i flussi migratori già sospinti da situazioni di grave instabilità politica interne agli stati stessi e dalle aree di crisi provenienti dal Sahel.

Per l’Europa, la collaborazione nel settore energetico con i paesi nordafricani è cruciale per garantire una stabilità economica e un approvvigionamento sostenibile. Ne è esempio la cooperazione fra Italia e Algeria, che risponde proprio alla necessità di svincolarsi dalla dipendenza russa.

Vista la sensibilità dell’area, l’Europa cerca di contrastare, inoltre, la presenza della Cina che ha trovato terreno fertile approfittando del minore interesse strategico statunitense, accanto alla Russia che continua a rafforzare la propria presenza in Africa. L’influenza russa nel continente, affievolitasi dopo la guerra fredda, già a partire dall’invasione della Crimea del 2014 ha visto un nuovo slancio anche attraverso l’ausilio di forze paramilitari come la compagnia Wagner, rafforzando la propria presenza in Sahel, in Africa subsahariana e in Libia, senza dimenticare il dispiegamento di sommergibili russi in Algeria.

La concorrenza

Tornando al settore energetico, un aspetto importante da analizzare è la forte concorrenza tra i paesi nordafricani. L’Egitto, nonostante la sua rilevanza in questo ambito, è attraversato da una grave crisi economica e migratoria. L’Algeria è diventato il primo fornitore energetico verso l’Europa e mantiene, insieme all’Egitto, canali diretti di comunicazione con Russia e Cina mentre, per la questione del Sahara occidentale, ha interrotto i rapporti con il Marocco che, privo di sostanziali risorse di idrocarburi, sta rinsaldando i rapporti con gli Usa, Israele e l’Europa meridionale.

Alla luce di questo contesto, ciò che desta preoccupazione, con forti ripercussioni su tutta l’area mediterranea, sono l’instabilità politica libica e la crisi sociopolitica e economica con il crollo del vitale settore turistico in Tunisia.

Tale situazione pone sfide sociali, umanitarie e politiche sia per il nord Africa che per l’Europa. Quest’ultima, proprio al fine di contrastare la minaccia alla sicurezza del bacino del Mediterraneo, può svolgere un ruolo cruciale nell’offrire sostegno finanziario e tecnico ai paesi nordafricani, tentando così di massimizzare il loro potenziale di crescita economica e migliorando le condizioni di vita della popolazione.

Le strategie

A questo proposito, è importante evidenziare come la presenza di risorse naturali e di forza lavoro nei paesi africani rappresenti un’opportunità significativa di attrazione degli investimenti, sviluppo commerciale e collaborazioni industriali sia per l’Europa che per il resto del mondo.

Ovviamente, vista la complessità delle differenti realtà, sarà necessario ricorrere a approcci basati su piani strategici diversi: verso Marocco, Algeria e Egitto, di natura più cooperativa dal punto di vista economico, finanziario e politico-diplomatico mentre i casi libico e tunisino richiederanno un impegno rivolto al capacity building, a partire dalla ricostruzione delle forze locali, sia in termini di capacità militari che di sostegno alla creazione di istituzioni democratiche. Questo, con particolare attenzione al contenimento della pressione migratoria che proviene dal Sahel.

In conclusione: non possiamo parlare di nord Africa senza fare un passaggio sull’importanza del Mediterraneo e sul suo ruolo strategico. Luogo in cui si confrontano grandi potenze e si incrociano non solo spinte culturali differenti ma anche forti contraddizioni tra ricchezza e povertà, senza considerare gli effetti del cambiamento climatico e le spinte militari russe e cinesi.

“Comprendere” la complessità che sta alla base delle interazioni e delle sfide in quest’area è cruciale per poterle affrontare, lavorando così sia per il progresso e lo sviluppo stesso di questa via di transito strategica, che è rappresentata dal nord Africa, sia per il contesto globale.

Alla luce degli errori del passato, possiamo quindi auspicare che sia una nuova strategia integrata comunitaria a tracciare la strada verso nuove e più durature relazioni.


Il testo è stato pubblicato sul primo numero della rivista Comprendere, dedicato a La nuova Africa mediterranea. Claudio Graziano è presidente di Fincantieri

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