Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina le aziende europee hanno fornito alla russa Novatek oltre 580 milioni di euro in attrezzature per lo sviluppo del progetto Arctic Lng 2, un impianto per l’esportazione di gas naturale liquefatto (Gnl) del secondo produttore di gas della Russia dopo Gazprom.

A rivelarlo è un’inchiesta del Moscow Times e dell’ong Arctida, che hanno avuto accesso a dati riservati del servizio doganale della Federazione Russa.

Nel solo mese di gennaio Novatek ha importato dai paesi dell’Unione europea attrezzature e pezzi di ricambio destinati all’Arctic Lng 2 per un valore di 24 milioni di euro, l’anno scorso in totale sono state importate attrezzature per oltre 220 milioni. I maggiori fornitori sono state aziende con sede in Italia (per 112 milioni di euro), Francia (31,6 milioni), Germania (25 milioni), Paesi Bassi (12,8 milioni) e Spagna (8 milioni).

L’Ue non ha mai sanzionato direttamente il gas russo, ma nel quinto pacchetto emanato a maggio 2022 sono stati imposti divieti alle forniture di componenti e attrezzature per lo sviluppo degli impianti per la liquefazione del gas. Più di recente, a novembre del 2023, gli Stati Uniti hanno sanzionato direttamente l’Arctic Lng 2, costringendo i partner stranieri a ritirarsi.

Arctic Lng 2

Quello di cui si sta parlando è un progetto dall’alto valore strategico a cui la Russia ambisce da anni per potenziare la produzione di Gnl sulla penisola di Gydan, una regione dell’estremo nord della Siberia occidentale ricca di giacimenti di gas e petrolio.

L’inizio della costruzione risale al 2019 e ha come partner diversi investitori stranieri: il 60 per cento di Arctic Lng 2 appartiene alla Novatek, il resto è diviso in quattro quote del 10 per cento detenute dalla francese TotalEnergies, dalle cinesi Chinese Cnpc e Cnooc, e da un consorzio giapponese di Mitsui e Jogmec.

I partner stranieri corrispondono a quelli che dovevano essere i principali mercati di sbocco del progetto iniziale: Ue, Giappone, Cina.

La capacità produttiva stimata dell’Arctic Lng 2 è di 19,8 milioni di tonnellate di Gnl all’anno, che permetterebbero a Mosca di aumentare di circa il 60 per cento le esportazioni di metano liquido.

Per avere un senso delle proporzioni basti sapere che l’anno scorso la Russia ha esportato in totale 32 milioni di tonnellate di Gnl, collocandosi al quarto posto tra i maggiori esportatori dopo il Qatar (con 77 milioni di tonnellate), l’Australia (87 milioni) e gli Stati Uniti (93 milioni).

Storicamente, la Russia è indietro nel settore del Gnl poiché le sue esportazioni di gas raggiungevano l’Europa attraverso la rete di gasdotti che collega la Siberia occidentale ai paesi europei, ma con la perdita del mercato europeo lo sviluppo del Gnl è indispensabile in quanto è l’unico mezzo per raggiungere via mare nuovi mercati come l’India e paesi del Sud-Est asiatico.

I limiti delle sanzioni

Dopo che gli Stati Uniti hanno sanzionato direttamente l’Arctic Lng 2 gli azionisti stranieri (compresi i cinesi) hanno notificato ai russi la clausola di forza maggiore per ritirarsi dai loro obblighi, con la francese Total che ha aggiunto di aver “congelato” anche la sua quota del 19,4 per cento del pacchetto azionario della Novatek.

Tuttavia, lo sviluppo del progetto è andato avanti lo stesso aggirando (o ignorando) le restrizioni alle esportazioni. Inchieste di Le Monde e Der Spiegel hanno rivelato che le aziende francesi e tedesche hanno continuato a fornire attrezzature fino alla metà dell’anno scorso, rispettando i contratti in essere con Novatek chiusi prima che venissero imposte le sanzioni.

Secondo il Moscow Times, il principale fornitore di attrezzature per Arctic Lng 2 nel 2023 è stata la italiana Nuovo Pignone, una società leader nella produzione di attrezzature indispensabili come le turbine per i treni di liquefazione, parte del gruppo statunitense Baker Hughes e partner della Novatek da almeno dieci anni. Nel 2023 avrebbe fornito beni per il valore di 41 milioni di euro. Tra i fornitori francesi spicca la Opta-Periph con i suoi prodotti per l'isolamento termico, valvole e altre attrezzature per 6 milioni.

La tedesca Siemens aveva annunciato la cessazione delle sue attività in Russia a maggio del 2022 e iniziato a liquidare la consociata russa a febbraio di quest’anno. Ma le forniture di componenti minori sono continuate fino al 28 settembre dell’anno scorso, per un valore di almeno 4,8 milioni di euro.

La spagnola Ampo, leader nel settore delle fusioni in acciaio inossidabile e altoleghe, ha fornito prodotti per oltre 2 milioni di euro.

Le apparecchiature europee vengono importate principalmente attraverso la Cina, ma in alcuni casi le spedizioni sono arrivate direttamente dall’Ue, compresa l’Italia. Il Moscow Times scrive di aver chiesto un commento a tutte le aziende menzionate, ma non ha ricevuto risposta.

Affari oltre la retorica

Il sostegno delle imprese europee a un settore strategico per la Russia come l’industria del Gnl è uno dei tanti esempi di come dietro alla retorica europea delle sanzioni ci sia una realtà molto diversa. L’anno scorso l’Ue è stata anche il maggiore acquirente di Gnl russo, acquistando il 49 per cento delle esportazioni, seguita dalla Cina (22 per cento) e dal Giappone (18 per cento).

Secondo il Financial Times l’Arctic Lng 2 è vicino al lancio e dovrebbe iniziare a esportare Gnl nel 2024. La produzione è iniziata a dicembre, e due mesi fa Reuters ha riferito che Novatek sta aprendo società in Cina per cercare acquirenti in Asia. A frenare queste ambizioni per il momento sono solo le sanzioni statunitensi, sia quelle dirette che le temute – e molto più efficaci – sanzioni secondarie introdotte a dicembre.

Un altro limite è la disponibilità di navi metaniere attrezzate per navigare nelle acque ghiacciate dell’Artico in tutte le stagioni, che la Russia deve costruirsi in proprio. Anche in questo caso il problema sono le sanzioni alle importazioni di componenti sofisticati, ma, secondo gli esperti, Novatek riuscirà a trovare una soluzione anche stavolta, è solo questione di tempo.

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