I due principali partiti di opposizione in Thailandia, Move Forward e Pheu Thai, hanno vinto le elezioni per il rinnovo del parlamento.
Con il conteggio elettorale concluso, i due partiti hanno ottenuto due terzi dei voti e il Move Forward, che è in testa, dovrebbe aggiudicarsi 151 dei 500 posti nella camera bassa del parlamento. Da queste elezioni emerge un paese spostato verso l’area progressista e contrario al partito militare, che ha preso il potere con un colpo di stato nel 2014 ed è poi stato legittimato dalle elezioni nel 2019. 

Il leader di Move Forward, il 42enne Pita Limjaroenrat, nella notte tra domenica e lunedì ha scritto su Twitter che è «pronto a diventare il nuovo primo ministro», ma la vittoria del 14 maggio non gli assicura l’effettiva possibilità di governare il paese. Saranno le Camere riunite, infatti, a eleggere un nuovo governo e per formarlo serviranno 376 voti, ma la Costituzione thailandese prevede che i 250 membri del Senato siano interamente nominati dall’esercito. È probabile che per raggiungere un risultato concreto, il partito di Move Forward, da sempre contrario a qualsiasi compromesso con il regime militare, dovrà contrattare con le opposizioni. 

I due vincitori 

Il partito Move Forward –  in thailandese Phak Kao Klai – già dal nome rivela la propria anima fortemente progressista e con lo sguardo rivolto al futuro. Limjaroenrat ha raccolto l’eredità del Partito del Futuro Nuovo (Pfn), con cui il leader aveva esordito in politica, prima dello scioglimento nel 2020. ll Move Forward, molto popolare tra i giovani, oppone al militarismo nel paese un’alternativa democratica, con le dimissioni dell’attuale governo, guidato dall’ex generale Prayut Chan-ocha. Il partito di Limjaroenrat vuole riformare la costituzione thailandese e le maggiori istituzioni di Bangkok, mettendo in discussione anche la monarchia, a partire dai reati per insulto e diffamazione della famiglia reale.

Come favorita di queste elezioni, però, era stata data Paetongtarn Shinawatra, la candidata del Pheu Thai e figlia dell’ex primo ministro e fondatore del partito populista, nonché ricco imprenditore, Thaksin Shinawatra. Con la candidatura della figlia, volto relativamente nuovo in politica, il magnate – da anni in esilio – ha provato a rinnovare il partito, presentando alle nuove generazioni un’immagine del Pheu Thai più al passo con i tempi. 

La monarchia

La dinastia Chakri regna in Thailandia dal Settecento. L’attuale sovrano, entrato in carica nell’ottobre del 2016, è Vajiralongkorn, che ha preso il nome regale di Rama X. Con l’abolizione della monarchia assoluta nel paese, il sovrano non gode di poteri rilevanti, ma è la principale fonte di legittimità nazionale. 
Quando si parla di monarchia in Thailandia, si fa però riferimento anche alla cerchia di uomini eletti dal re – funzionari, burocrati, collaboratori – che hanno assicurato il mantenimento dello status quo nel paese per gli ultimi vent’anni. 

La politica degli ultimi 10 anni

Il 2014 è stato un anno di forte incertezza per la politica thailandese. Dopo la destituzione dell’allora premier Yingluck Shinawatra, il 7 maggio 2014, a seguito di una sentenza della Corte costituzionale, Niwatthamrong Boonsongpaisan – ex ministro del Commercio – è diventato il nuovo primo ministro ad interim. Appena quindici giorni dopo, il 22 maggio 2014, i militari, sotto la guida dell’ex generale Prayut Chan-ocha, hanno rovesciato il governo senza spargimento di sangue. Il golpe militare ha comportato la soppressione della Costituzione e lo scioglimento del parlamento. 

Nel periodo successivo, i media thailandesi sono stati sottoposti a rigida censura e i leader delle opposizioni spesso imprigionati. In questi anni Bangkok ha sperimentato una forte contrapposizione tra regime militare e i governi presieduti dalla famiglia del milionario Shinawatra, più volte esautorati. 

Le speranze delle nuove generazioni 

I giovani elettori thailandesi hanno dimostrato di voler indirizzare il paese verso un cambiamento radicale. L’attuale primo ministro Prayuth Chan-ocha è inviso all’opinione pubblica, che non solo lo ritiene responsabile dei problemi economici, ma lo accusa anche delle falle nella risposta di Bangkok alla pandemia da Covid-19. Chan-ocha ha inoltre sempre ostacolato riforme che favorissero le nuove generazioni. 

Sono stati soprattutto giovani e donne a manifestare il proprio dissenso nelle proteste scoppiate nel paese tra il 2020 e il 2021, contro il governo militare e filo-monarchico in carica e contro la Costituzione del 2017 imposta dall’esercito. Alla radice delle proteste c’era stata, però, la dissoluzione del Partito del Nuovo Futuro.

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