Le forze israeliane hanno separato il nord di Gaza dal resto del territorio assediato e l’hanno colpita con intensi attacchi, mentre il bilancio delle vittime palestinesi in un mese di combattimenti ha superato i 10.000 morti di cui 4.800 minori, secondo il ministero della Salute di Hamas. Si prevede una fase ancora più sanguinosa del conflitto quando le truppe israeliane entreranno negli stretti vicoli di Gaza City, ora completamente accerchiata.

«La Striscia è ora divisa in due settori: nord e sud», ha detto un portavoce dell’Idf. Sotto un’incessante pioggia di bombe Gaza è tornata a essere isolata: tutte le comunicazioni telefoniche e via internet si sono nuovamente interrotte, mentre Hamas ha parlato di «intensi bombardamenti» israeliani nei pressi degli ospedali della Striscia. Hamas intanto ha reagito via cielo: mentre le sirene d’allarme risuonavano, una salva di razzi è stata lanciata dalla Striscia su Tel Aviv e in tutta la zona centrale di Israele. Secondo l’Ap, circa 1,5 milioni di palestinesi, ovvero il 70 per cento della popolazione di Gaza, hanno abbandonato le proprie case dall’inizio della guerra. Cibo, medicine, carburante e acqua stanno scarseggiando, e le scuole gestite dalle Nazioni unite trasformate in rifugi sono oltre il limiti di capienza: molti dormono per strada.

Rimane intanto tesissima anche la situazione a nord con nuovi scambi di colpi con Hezbollah: un drone israeliano ha centrato un’auto, uccidendo tre bambine e la loro zia nel sud del Libano, mentre Hezbollah, rispondeva con un razzo anticarro lanciato nel Kibbutz Yiftach che ha causato la morte di un civile. Infine va segnalato che anche un sottomarino nucleare americano, con a bordo oltre 150 cruise con testata convenzionale, ha preso posizione nello schieramento statunitense nel Mediterraneo orientale per mandare un segnale a Iran e Hezbollah a rimanere fuori dal conflitto.

La visita a Teheran

Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, è giunto nei giorni scorsi a Teheran dove ha incontrato in gran segreto la guida suprema Ali Khamenei. L’ufficio di Khamenei, diversamente dalle precedenti visite, non ha rilasciato alcuna foto o video dell’incontro con Haniyeh e non ha nemmeno specificato la data stessa dell’incontro. La foto rilasciata dalle autorità iraniane a corredo dell’incontro è una immagine d’archivio che si riferisce alla visita del capo di Hamas del giugno 2023.

Insomma Teheran ha tenuto un profilo basso e senza enfasi sulla stampa iraniana per la prima uscita pubblica di Haniyeh fuori da Doha dal 7 ottobre. È possibile che i qatarioti abbiano imposto a Haniyeh e Khamenei l’assoluto riserbo sui contenuti dell’incontro per evitare contraccolpi sui tentativi di mediazione per liberare gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Il comunicato stampa del vertice parla genericamente del sostegno iraniano alla resistenza palestinese. Cosa si sono detti Haniyeh e Khamenei?

Finora nulla è trapelato, forse per precisa volontà di Doha che ospita i dirigenti di Hamas in Qatar, ma resta il sospetto che qualcosa si stia concretizzando e che Teheran stia verificando se la fine di Hamas a Gaza significhi la fine dell’influenza iraniana sulla politica palestinese. Senza contare che il ministro degli Esteri iraniano, Amir Abdollahian, ha detto che gli americani negli ultimi tre giorni hanno mandato messaggi all’Iran dicendo che sono all’opera per un «cessate il fuoco», come riporta l’agenzia iraniana Fars. Washington starebbe dunque cercando di fermare Hezbollah mandando segnali distensivi a Teheran. Senza contare che il presidente iraniano Raisi andrà domenica in Arabia Saudita per partecipare a un meeting della Organizzazione per la cooperazione islamica sul conflitto a Riad.

Lo schiaffo di Erdogan

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, in un tour in Israele, Giordania, Iraq e a Ramallah, dove il presidente dell’Anp, Abu Mazen, si è detto pronto a occuparsi anche della Striscia se ci sarà una «soluzione politica globale», ieri ha ricevuto ad Ankara un duro affronto da parte del presidente turco, Erdoğan, che era in visita a Rize, città natale della sua famiglia. Il segretario di Stato Usa ha incontrato il suo omologo turco Hakan Fidan mentre dei manifestanti turchi cercavano di raggiungere la base americana di Incerlik per chiederne la chiusura.

L’amministrazione Biden sta puntando su scenari come il ritorno dell’Anp a Gaza e per questo ha inviato il capo della Cia, Williams Burns, in Israele per imprimere un senso di marcia più risoluto nella exit strategy da Gaza. Come riporta Axios, la missione di Burns vuole evitare un allargamento del conflitto a livello regionale e ottenere da Netanyahu il semaforo verde per una pausa umanitaria nella Striscia sebbene i paesi arabi chiedano un cessate il fuoco.

Il direttore della Cia dovrebbe incontrare il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa, Yoav Gallant, il capo del Mossad, David Barnea. Burns dovrebbe poi volare in Qatar, e in Egitto. Farà tappa anche in Giordania e negli Emirati Arabi Uniti. Il tentativo è quello di sommare agli sforzi diplomatici di Blinken quelli dell’intelligence di Burns per evitare che il conflitto si allarghi.
 

© Riproduzione riservata