Cosa ci facesse il braccio destro di Osama Njeem Almasri in Germania ancora non è chiaro. Così come non è chiaro cosa faranno le autorità tedesche: seguiranno l’esempio italiano e lo rimpatrieranno in Libia oppure lo consegneranno alla Corte penale internazionale che ha emesso il mandato di cattura per Khaled al Hisri, noto come Al Bouti, accusato anche lui di gravi crimini commessi, al fianco di Almasri, nel centro di detenzione per migranti di Mitiga.

Il ministero di Giustizia tedesco non ha risposto ai chiarimenti chiesti da Domani sulla notizia dell’arresto di al Hisri, data dal quotidiano Avvenire. In serata la procura di Brandeburgo ha confermato il suo arresto, avvenuto all’aeroporto di Berlino mentre si stava imbarcando verso la Tunisia. Il vice del torturatore libico, liberato dall’Italia lo scorso 21 gennaio, sarebbe dovuto rientrare la prossima settimana in Spagna dove – secondo fonti tripoline – aveva un incarico diplomatico in un’ambasciata libica.

Al Hisri si sarebbe recato in Germania senza passaporto diplomatico e per vacanza, dato che avrebbe anche una casa nel paese. E proprio come Almasri, che prima di essere arrestato a Torino dalla Digos aveva fatto anche lui un tour europeo, non sapeva di essere nel mirino della Cpi dato che i nomi sono coperti da segreto. L’estradizione potrebbe avvenire entro lunedì.

Il braccio destro

Al Hisri è uno dei vertici della milizia libica Rada, tra le più potenti a Tripoli. Nella capitale la tensione è aumentata negli ultimi due mesi con scontri militari tra alcuni gruppi armati e le forze filogovernative affiliate al governo di unità nazionale guidato dal premier Dbeibeh. L’arresto di Al Bouti è una buona notizia per il primo ministro che, per evitare un’escalation violenta con Rada, ha ordinato di non estradare Almasri alla Cpi e ha revocato anche le restrizioni procedurali nei suoi confronti.

Ora, però, la milizia si ritrova con un leader in meno. Al Bouti è un nome di peso e compare – ha scritto Avvenire – nel rapporto del 2021 stilato dal Panel of experts delle Nazioni unite. In quel documento veniva accusato di essere coinvolto in reati gravi come torture, abusi sessuali e detenzioni arbitrarie.

Il tutto sarebbe avvenuto nel carcere di Mitiga che è sotto il controllo di Rada. Nel caso in cui venisse estradato in Olanda le indagini potrebbero far luce anche sui rapporti tra i governi europei e le autorità libiche nella gestione dei flussi migratori e sui finanziamenti che da Bruxelles arrivano a Tripoli.

Reazioni

La notizia dell’arresto, ha detto Luca Casarini di Mediterranea Saving Humans, «conferma che, se c’è la volontà di trovare e consegnare alla giustizia i responsabili di gravissimi crimini contro l’umanità commessi in Libia, è possibile farlo».

Casarini ha spiegato che il libico «è uno degli attori utilizzati dall’Italia e dall’Unione europea per il “contenimento delle partenze di migranti”» e il suo arresto permetterà forse di ricostruire «i fatti avvenuti in Libia dal 2011 a oggi, a partire dalle indicibili violenze commesse contro donne, uomini e bambini migranti, e da tutti i traffici collegati».

Sul caso si sono espressi anche alcuni esponenti delle opposizioni, tra questi Nicola Fratoianni: «Siamo curiosi di vedere come si comporteranno a Berlino, e se seguiranno il vergognoso comportamento avuto dai ministri Nordio e Piantedosi, e dal sottosegretario Mantovano nei confronti del trafficante libico».

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