La tragedia del terremoto che ha colpito Turchia e Siria ha mobilitato molti utenti di GoFundMe. Decine di campagne sono apparse sulla piattaforma per raccolte fondi spontanee con sede negli Stati Uniti per aiutare il popolo siriano, alla cui più che decennale sofferenza causata dai conflitti in corso nel paese si è aggiunta una catastrofe naturale di proporzioni tristemente straordinarie. 

La generosità degli utenti, tuttavia, non ha potuto ancora raggiungere le vittime del sisma poiché la piattaforma sta attualmente verificando la compatibilità delle donazioni con il regime sanzionatorio che diversi stati occidentali hanno costruito per colpire il governo autocratico di Bashar al Assad, accusato di aver commesso crimini contro l’umanità. 

Il problema

Il regime sanzionatorio di riferimento, considerata la nazionalità della società GoFundMe, è quello statunitense, probabilmente il più articolato al mondo. Dal 2004 i dipartimenti del Tesoro e di Stato hanno emanato diversi provvedimenti tesi a limitare la capacità del regime di continuare nella violazione dei diritti umani del popolo siriano. 

Come tutti i regimi sanzionatori, per quanto possano essere considerati “smart” e mirati ai rappresentanti delle istituzioni, anche quello statunitense induce delle pesanti distorsioni con conseguenze spesso nefaste anche per la popolazione che le sanzioni vorrebbero tutelare. Il caso delle donazioni umanitarie è esemplare. 

Al contrario del regime sanzionatorio europeo costruito appositamente per evitare impedimenti agli aiuti internazionali, quello americano, come spiegato nelle Faq del Tesoro, impedisce di inviare «donazioni finanziarie direttamente in Siria a supporto di attività di beneficenza. 

Come specificato dal dipartimento, le persone fisiche e giuridiche statunitensi necessitano di una «specifica licenza» per trasferire fondi «direttamente alla Siria o alle ong operanti in Siria».

La licenza richiede al richiedente di indicare il mezzo di trasmissione dei fondi, i destinatari e l’uso che questi faranno dei fondi, una procedura, dunque, complessa e non abbastanza rapida per aiutare le vittime del terremoto. 

Il “chilling effect”

Considerando le potenziali conseguenze, è comprensibile che GoFundMe abbia sospeso le donazioni per verificare la conformità con le norme statunitensi e l’identità dei destinatari. Oltre che una ragionevole misura precauzionale, però, questo è un tipico caso del cosiddetto “chilling effect”, ossia la distorsione per cui la paura di infrangere involontariamente un regime sanzionatorio spinge i donatori ad autolimitare la propria azione. 

La complessità e l’ampiezza del regime americano moltiplicano i rischi di violazione involontaria, specie se le donazioni sono dirette verso un’area interessata da fenomeni terroristici e di insorgenza come quella del nord della Siria, intorno ad Aleppo, devastata dal sisma di lunedì. 

Si spera che, in accordo col governo statunitense, GoFundMe possa presto sbloccare i fondi raccolti, così importanti per finanziare i soccorsi e le altre misure emergenziali di sostegno al popolo siriano.

L’appello

La Comunità di sant’Egidio, attualmente impegnata nel prestare soccorso alle persone colpite dal sisma, ha lanciato un appello internazionale per la sospensione delle sanzioni al fine di «permettere ai soccorsi di giungere copiosi e il più rapidamente possibile». 

Interrogato sul punto, il portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price, ha detto che gli Stati Uniti hanno contatti con un gruppo di ong selezionate presenti in Siria ed escludono contatti diretti con il governo di Assad.

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