Nonostante in Ucraina l’esercito russo stia subendo la controffensiva di Kiev e continua a perdere terreno, Vladimir Putin ha firmato le leggi che estendono la Federazione russa anche ai territori di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia.

Non è ancora chiaro quali siano i nuovi confini acquisiti illegittimamente dopo i referendum farsa che si sono tenuti nei giorni scorsi nelle quattro regioni ucraine, sul punto la linea della presidenza russa è ancora molto vaga.

Nella giornata di ieri rispondendo alle domande dei giornalisti il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha detto: «In generale, ovviamente, si parla del territorio in cui operava l’amministrazione militare-civile al momento dell’annessione. Ma ripeto ancora una volta: alcuni territori saranno restituiti, e continueremo a consultarci con la popolazione che esprime il desiderio di vivere con la Russia».

Neanche la Tass riesce a fare chiarezza tra le ambiguità delle dichiarazioni del Cremlino. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale russa il trattato di annessione specifica che i nuovi confini saranno determinati da quelli che «esistevano il giorno della loro formazione e accettazione nella Federazione russa». A oggi, si parla di circa il 18 per cento del territorio dell’Ucraina. Ma non tutto dipenderà dalla volontà dei separatisti come ha detto Peskov, conta anche il campo di battaglia – appunto – dove i soldati ucraini stanno ottenendo importanti successi nella parte orientale del paese, sia verso est sia verso sud, e stanno avanzando nella controffensiva iniziata nelle scorse settimane con cui hanno liberato decine di villaggi e hanno ripreso il controllo di circa ottomila chilometri quadrati di territorio nella regione di Kharkiv. Secondo l’Institute of the study of war negli ultimi cinque giorni i soldati ucraini hanno liberato altri mille chilometri quadrati nel sud del paese.

Le difficoltà in Ucraina

L’obiettivo dell’esercito di Kiev è quello di liberare completamente la regione di Kherson, tra le prime a finire sotto il controllo dei russi e dove ha avuto luogo il referendum di annessione alla Russia organizzato dai separatisti.

Secondo l’intelligence britannica, che quotidianamente pubblica bollettini sullo stato della guerra, a est le formazioni ucraine sono avanzate fino a 20 chilometri nella zona difensiva della Russia verso la città di Svatove vicino Lugansk. E da qui hanno le capacità di colpire obiettivi chiave – come la strada Svatove-Kremina – che possono mettere ulteriormente in difficoltà i soldati russi nel rifornimento delle unità.

La liberazione della città di Lyman dei giorni scorsi ha sottratto a Mosca il completo controllo della regione di Lugansk, ma la situazione si sta stabilizzando. Il leader separatista Denis Pushilin ha scritto su Telegram che a Lyman «la linea di difesa si sta rafforzando» e che insieme agli ucraini combattono «brigate che sono state addestrate nei paesi della Nato, questo deve essere preso in considerazione».

Più a ovest di Lugansk, nella regione di Zaporizhzhia, i russi hanno detto che la centrale nucleare opererà sotto il controllo delle agenzie di stato del Cremlino. Nel pomeriggio di ieri Putin ha firmato il decreto con cui dichiara la centrale nucleare di Zaporizhzhia di proprietà russa. I russi hanno preso il controllo dell’impianto quasi subito dopo l’inizio della guerra ma è ancora attivo grazie ai tecnici ucraini rimasti dentro a lavorare. Il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, si recherà a Mosca nei prossimi giorni per discutere della sicurezza della centrale nucleare, anche visti i bombardamenti continui che interessano ancora l’area.

Alcuni momenti di tensione hanno riguardato anche l’Aeronautica militare italiana che ieri ha annunciato un decollo immediato di alcuni eurofighter italiani verso la Polonia per intercettare quattro caccia russi che avevano invaso momentaneamente gli spazi aerei polacco e svedese.

Il fronte interno russo

In un incontro con gli insegnanti trasmesso dalla televisione di stato iPutin ha annunciato di aver firmato un decreto che introduce delle «correzioni» alla mobilitazione parziale approvata lo scorso 21 settembre con la quale il Cremlino ha iniziato il complicato reclutamento di 300mila riservisti da mandare al fronte in Ucraina.

Il decreto correttivo rinvierà l’arruolamento per gli studenti iscritti alle università private e per i ricercatori. Una “toppa” per evitare la fuga di cervelli in un momento in cui la paura di andare in guerra ha fatto scappare dalla Russia – secondo l’edizione russa di Forbes – circa seicentomila cittadini che si sono rifugiati nei paesi vicini come la Georgia, il Kazakistan e la Finlandia.

Le sanzioni

Intanto durante la riunione del Coreper, il Consiglio dei rappresentanti permanenti dei governi all’Unione europea, è stato approvato l’ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia come risposta all’annessione delle regioni ucraine.

Secondo le stime di Bruxelles le sanzioni, che entreranno in vigore già da oggi, farebbero perdere all’economia russa circa sette miliardi di dollari ogni anno. Tra le misure adottate c’è il tetto sul prezzo del petrolio importato dalla Russia e nuovi divieti di importazione di merci. Si tratta soprattutto di componenti tecnologici, elettronici e siderurgici che inficeranno sulla capacità produttiva dell’industria bellica russa.

«Ci siamo mossi in modo rapido e deciso. Non accetteremo mai i falsi referendum di Putin né alcun tipo di annessione in Ucraina. Siamo determinati a continuare a far pagare il Cremlino», ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen dopo l’approvazione delle sanzioni.

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