Alla vigilia della parata del 9 maggio a Mosca, la resistenza ucraina continua a fare progressi nella controffensiva lanciata nella regione di Kharkiv: lo scrive l'Institute for the Study of War. Certo i russi hanno lanciato quattro missili cruise contro la città portuale di Odessa, ma intanto subiscono l’iniziativa ucraina a Est.

Possibile? «La controffensiva ucraina a Nord e ad Est della città di Kharkiv si è assicurata ulteriori guadagni nelle ultime 24 ore» e questo – aggiungono gli analisti – potrebbe spingere «nei prossimi giorni» le forze russe oltre quel raggio di azione dell'artiglieria che ha consentito loro di lanciare attacchi su quella che è la seconda città del paese.

«Questa operazione ucraina si sta trasformando in una controffensiva più ampia, a differenza dei contrattacchi più localizzati che le forze ucraine hanno condotto durante la guerra per proteggere quel terreno dalle operazioni offensive russe». «Le forze ucraine stanno in particolare riconquistando il territorio lungo un ampio arco intorno a Kharkiv». Le forze russe, in difficoltà, hanno fatto saltare in aria tre ponti stradali per rallentare la controffensiva ucraina a Kharkiv.

Inoltre, le forze di Kiev, che contano 45mila uomini senza possibilità di ricambi e si confrontano con 130 mila soldati russi, stanno riconquistando il territorio lungo un arco ampio intorno a Kharkiv, indicando la capacità di lanciare operazioni offensive di ampio respiro che non erano ancora state osservate dal 24 febbraio.

La rapidità delle forze ucraine a concentrare le forze necessarie per un'operazione offensiva su larga scala - aggiungono gli analisti - dimostra ulteriormente la fiducia dell'esercito ucraino nel respingere le operazioni russe in corso per circondare le forze ucraine nella regione di Severodonetsk. Così le unità di Kiev potrebbero allentare la pressione russa su Kharkiv e forse minacciare un'ulteriore avanzata verso il confine russo.

Il sostegno italiano all’Ucraina

«Il nostro paese, sulla base delle indicazioni del Parlamento, sta sostenendo l’Ucraina, le sue Forze Armate e il suo popolo. Lo sta facendo attraverso l'accoglienza dei profughi, l’azione diplomatica, il supporto alla difesa dei suoi cittadini, fianco a fianco e in stretto coordinamento con i nostri Alleati».

Lo ha detto il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini durante le celebrazioni per i 60 anni della Scuola Morosini a Venezia. Guerini aveva chiarito recentemente in Parlamento di non considerare la Russia di Putin un partner negoziale credibile.

Nuovi aiuti Usa

In questo quadro in movimento il presidente Joe Biden ha “bastonato” l’intelligence Usa per la fuga di notizie uscite sul New York Times secondo cui i servizi segreti americani aiutano gli ucraini ad uccidere i generali russi: «le rivelazioni di questo tipo sono controproducenti», ha detto la Casa Bianca. Anche il Pentagono, timoroso di essere troppo coinvolto, ha corretto il tiro: «Forniamo informazioni limitate e legali agli ucraini, è Kiev a decidere come usarle».

Intanto Washington ha annunciato nuovi aiuti militari del Pentagono a Kiev, per un valore di 136 milioni di dollari. Il pacchetto, diverso dall'ultimo da 150 milioni di dollari, comprende droni, razzi a guida laser e altro equipaggiamento.

Le aperture negoziali di Zelensky

L'Ucraina accetterebbe un accordo di pace con la Russia se le forze di Mosca si ritirassero «sulle posizioni del 23 febbraio», il giorno prima dell'inizio dell'invasione. Lo avrebbe detto Volodymyr Zelensky, intervenendo in video alla Chatham House di Londra: una posizione peraltro già espressa in occasione degli ultimi incontri svoltisi a Istanbul.

La restituzione della Crimea e il destino delle regioni separatiste del Donbass resterebbe un dossier da accantonare e di cui parlare in un secondo momento, dopo la pace e il ritiro russo.

Lo stallo delle sanzioni Ue

L'Ue ha approvato «un pacchetto di sanzioni dopo l'altro» contro la Russia. Sono »il prezzo che Vladimir Putin paga per questa guerra di aggressione», ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, parlando ad Augusta, in Germania, in un discorso alla Fuggerei, quartiere della città bavarese, fondato dal banchiere Jacob II Fugger.  

«Un’alleanza di oltre 40 democrazie nel mondo, inclusi Usa e Canada – ha continuato von der Leyen - sostiene queste sanzioni. Giorno dopo giorno, colpiscono le riserve di valuta estera, il commercio, gli oligarchi che sostengono il Cremlino. Con la sua potenza economica, l'Ue ha una leva potente. E la stiamo usando».

La realtà è che il decisivo pacchetto di sanzioni europee che doveva riguardare anche il petrolio russo è slittato formalmente per l’opposizione dell’Ungheria del filo-putiniano Viktor Orban.

Inoltre anche la Germania del cancelliere Olaf Sholz teme l’embargo immediato del petrolio russo, come pure l’Italia. A Bruxelles si lavora a una deroga più ampia per Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca per cercare di trovare un’intesa che faccia ritrovare l’unità e dissipare le ambiguità europee.

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