In Donbass le truppe russe avanzano di 15 chilometri e minacciano Dobropillia. Confusione tra le linee ucraine, arrivano rinforzi. Ora tutto il settore è a rischio. La breccia arriva nel momento peggiore per Kiev: a due giorni dal summit Trump-Putin
Kharkiv – L’esercito russo ha sfondato la principale linea di difesa ucraina in Donbass, avanzando di quindici chilometri verso la città di Dobropillia e gettando le truppe di Kiev in una situazione caotica che molti descrivono come la più pericolosa almeno dell'ultimo anno.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha ammesso la situazione «difficile» nel settore di Dobropillia, ma ha aggiunto che le truppe ucraine stanno prendendo «contromisure efficaci». In ogni caso «non molleremo il Donbass, non possiamo: significherebbe dar mano libera a Mosca per una futura, ulteriore offensiva».
È presto per dire se la breccia sarà contenuta dai rinforzi che Kiev fa accorrere nel settore minacciato o l’avanzata russa metterà in pericolo le ultime roccaforti ucraine in Donbass, Pokrovsk e soprattutto la capitale di fatto del Donbass ucraino, Kramatorsk.
In ogni caso per Kiev questo è un disastro politico e di immagine: rischia di influenzare negativamente l’incontro di venerdì tra i presidenti Usa e russo. Tutto ciò mentre il tycoon dice che la sua missione d’Alaska sarà «un esercizio di ascolto».
La breccia
«La situazione è piuttosto caotica, con il nemico che avanza in profondità dopo aver individuato falle nella difesa», hanno scritto lunedì sera gli analisti di Deep State, il progetto di analisi del fronte vicino al ministero della Difesa ucraino, confermando lo sfondamento e pubblicando una mappa della nuova penetrazione russa.
I russi sarebbero riusciti a infiltrare la loro fanteria attraverso un punto debole della difesa ucraina dove, a causa della mancanza di soldati, le posizioni difensive sono troppo distanti le une dalle altre. Come ha detto lo stesso Zelensky, le truppe russe sono armate alla leggera, ma il timore di molti è che ora le truppe di Mosca riescano a sfruttare la breccia inviando sul posto truppe corazzate e meccanizzate.
Per il momento non vi è traccia di queste manovre.
Mentre il ministero della Difesa russo non ha ancora commentato i combattimenti e mantiene il riserbo totale sulle operazioni in corso. A confermare la gravità della situazione, il comando ucraino ha inviato rinforzi sul posto, tra cui il famigerato I Corpo Azov della guardia nazionale. Lo sfondamento ha causato aspre critiche agli alti comandi ucraini e alla leadership politica, per aver ignorato una situazione che da settimane si stava avvicinando al punto critico.
L’ex capo di stato maggiore dell’Azov, il colonnello della guardia nazionale Bohdan Krotevych, ha lanciato un appello a Zelensky: «Signor presidente, sinceramente non so che cosa esattamente le venga riportato, ma la informo io: sulla linea Pokrovsk-Kostyantynivka, senza esagerare, è un caos totale».
Negoziare in crisi
Lo sfondamento russo non potrebbe avvenire in un momento peggiore per Kiev, a pochi giorni dall’incontro Trump-Putin, che si svolgerà ad Anchorage, in Alaska, e in cui appare sempre più probabile che i due si accordino per presentare a Zelensky una proposta di tregua difficile da accettare, ma altrettanto complicata da rifiutare.
Secondo le indiscrezioni, in cambio di una tregua, Putin chiederà il ritiro delle truppe ucraine da tutto il Donbass, compresa la parte che al momento continuano a difendere. Zelensky ha già ribadito che è pronto a cedere temporaneamente i territori occupati dalla Russia in cambio di una tregua, ma ha respinto qualsiasi ipotesi di ritiro o scambio di territori.
Il leader ucraino potrebbe però trovarsi senza scelte se la breccia a Dobropillia diventasse un vero e proprio sfondamento. A quel punto, la differenza tra ritirarsi ed essere respinti dalla regione potrebbe essere solo questione di settimane.
Il vertice
Tagliata fuori, insieme a Kiev, dal vertice d’Alaska, ieri l’Unione europea ha rilasciato una dichiarazione in cui si sottolinea la necessità che gli ucraini decidano da soli «il loro futuro». Fra tutti i leader dei 27 stati membri, solo l’ungherese Viktor Orbán non ha firmato, sostenendo che sia «già abbastanza triste che l’Ue sia lasciata da parte e l'unica cosa che potrebbe peggiorare la situazione sarebbe se iniziassimo a dare istruzioni dalla panchina».
Solidarietà a Zelensky è arrivata invece dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan: in una telefonata ha ribadito che negoziare senza l’Ucraina «non porterà a una pace duratura». Dal canto suo Zelensky ribadisce che «il Cremlino non sta certamente preparandosi per un cessate il fuoco. Al contrario, sta spostando truppe per lanciare nuove offensive».
Il presidente ucraino ha pure annunciato una nuova misura volta a rendere più facile l’espatrio ai maschi minori di 22 anni, ai quali al momento è vietato. Una decisione destinata a essere popolare tra molti ucraini. Ma che va nel senso opposto a quello chiesto da molti alleati: facilita il trasferimento all’estero, invece di stringere le maglie della coscrizione.
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