Il 26 novembre l’Ucraina ricorda l’Holodomor, la grande carestia inflitta dalle politiche del regime di Stalin tra il 1932 e il 1933 che costò la vita ad almeno 3,5 milioni di persone. Con le città ucraine lasciate al buio e al freddo dai bombardamenti russi e una guerra che infuria ormai da otto mesi, mai come quest’anno sarà una ricorrenza politicamente rilevante. Non soltanto per gli ucraini.

In Germania, il parlamento voterà la prossima settimana una mozione per riconoscere l’Holodomor come genocidio, un gesto destinato ad aumentare la pressione su quei paesi come Italia, Francia e Regno Unito che non hanno mai promosso atti formali di riconoscimento dell’Holodomor come crimine contro l’umanità né come genocidio. 

Si tratta di un tema che nel nostro paese, tradizionalmente tra i più vicini alla Russia, non ha mai mobilitato la politica. Le richieste di introdurre una commemorazione ufficiale sono aumentate dopo l’invasione del 24 febbraio: una mozione dei deputati Pd lo scorso maggio, una dichiarazione del sindaco di Bergamo Giorgio Gori questa settimana, ma poco altro. 

Anche la destra italiana, di solito molto pronta a condannare i crimini dei regimi comunisti, non si è praticamente fatta sentire su questo tema. A parte una risoluzione votata dai parlamentari di An nel 2003, i rapporti di alleanza e di amicizia con Putin hanno consigliato a Berlusconi e i suoi alleati di non lanciarsi in avventure su questo tema così delicato per il regime amico.

La carestia

L’Holodomor, che significa letteralmente sterminio per fame, fu il risultato delle politiche di collettivizzazione forzata dei contadini e del sistematico sequestro degli alimenti prodotti nelle campagna per sfamare il resto dell’Unione sovietica, in particolare le grandi città industriali. Fu una campagna condotta in modo violento da polizia, militari e giovani volontari delle organizzazioni comuniste.

Le autorità sovietiche negarono che una carestia fosse in corso e si rifiutarono di ammettere le loro responsabilità fino alla caduta del regime. Oggi si calcola che i morti causati nella sola Ucraina furono tra i 3,5 e i 5 milioni.

Gli storici discutono ancora se si trattò di un autentico genocidio, cioè se le autorità sovietiche avevano avuto la conscia intenzione di colpire la popolazione ucraina in quanto tale. Questa tesi era molto diffusa nel dopoguerra e l’inventore del termine giuridico “genocidio”, Raphael Lemikin definì l’Holodomor «un caso da manuale» di genocidio. Ma con l’apertura degli archivi sovietici la tesi è diventata più controversa. Mentre nessuno storico nega che la carestia fu una conseguenze deliberata e prevedibile delle politiche del regime di Stalin, molti sostengono che non si possa definire un atto intenzionalmente mirato allo sterminio della popolazione ucraina.

Una questione delicata

La fine dell’Unione sovietica ha rapidamente tolto la questione dalle mani degli storici. Nell’Ucraina indipendente la memoria dell’Holodomor è diventata il fulcro della lotta tra nazionalisti e filorussi sull’identità della nuova nazione. Nel 2006, dopo anni di infuocato dibattito, la maggioranza del parlamento ucraino ha riconosciuto l’Holodomor come genocidio. Quattro anni dopo, uno dei primi atti del nuovo presidente Viktor Yanukovich, il leader filorusso del Partito delle regioni, è stato far sparire dal sito presidenziale il link alla pagina web che lo ricordava.

Nel resto del mondo la questione del riconoscimento del genocidio rimane delicata. Nel 2003, quando l’ambasciatore ucraino ha presentato una dichiarazione alle Nazioni unite firmata da 25 paesi in cui commemorava i crimini contro l’umanità commessi in Ucraina nel 1932-1933, Stati Uniti insieme a Regno Unito e Russia avevano fatto pressioni per non utilizzare il termine genocidio. Nel 2006, il governo federale ha fatto edificare un monumento alla memoria del genocidio, ma quesa settimana, ricordando le vittime della carestia, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden non ha utilizzato il termine genocidio.

Se gli Stati Uniti hanno fatto passi avanti nel riconoscimento, dopo aver firmato la lettera del 2003 la Russia ha preso sempre maggiori distanza mano a mano che cresceva l’aggressività del nazionalismo promosso dal regime di Putin. Nel 2008, la Duma ha approvato una mozione per esplicitare che l’Holdomor non fu un genocidio e tutt’ora nel paese si ricorda la carestia sovietica del 1932-1933, senza nessuna menzione speciale dell’Ucraina.

I paesi che hanno riconosciuto esplicitamente il genocidio sono una ventina, tra cui quasi tutti i paesi dell’Europa orientale. L’ultimo a farlo in ordine di tempo sono state Romania e Moldavia questa settimana. 

I governi e i parlamenti di Italia, Francia, Regno Unito e gran parte degli altri paesi dell’Europa occidentale, non hanno mai promosso atti formali di riconoscimento dell’Holodomor come crimine contro l’umanità. Lo ha fatto invece il parlamento europeo nel 2008, ma senza utilizzare il termine genocidio. Per gli ucraini, soprattutto oggi, non è abbastanza. Come ha detto il ministro degli esteri Dmytro Kuleba: «La politica di “non provocare la Russia” è finita».

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