Nella capitale presenti anche delegazioni di altri paesi dell’Unione europea e parlamentari. Schlein: «Non puoi vietare l'amore per legge». Nelle stesse ore a Milano l’evento gemellato con quello ungherese, manifestazioni in altre cinque città italiane
«Siamo duecentomila», ha detto la presidente del Budapest Pride, Viktoria Radvanyi commentando la partecipazione alla trentesima edizione della manifestazione che si è svolta nonostante il divieto imposto dal premier ungherese Viktor Orbán. «Questo evento ha rappresentato una delle tappe più importanti per la comunità Lgbt». Così uno degli organizzatori del Pride di Budapest, Máté Hegedüs, ha commentato la partecipazione record al corteo che questo pomeriggio ha attraversato il centro della capitale ungherese.
La giornata del trentesimo Pride di Budapest inizia con le provocazioni del partito di estrema destra Patria Nostra. Come aveva annunciato il deputato, Elod Novak, i militanti hanno bloccato con le auto il ponte della Libertà, tappa del percorso programmato del Pride senza che la polizia intervenisse.
“Defende Europe” è la scritta che campeggia sullo striscione esibito da uno sparuto gruppo di estremisti di destra che, davanti agli occhi degli agenti, ha poi fatto deviare l’intero corteo del Pride.
Nella capitale ungherese sono arrivati anche ministri di diversi paesi dell’Unione europea e decine di parlamentari per sfilare sfidando il divieto, come accaduto a Mosca nel 2006 e a Istanbul nel 2015. «Non stiamo solo difendendo noi stessi. Se questa legge non verrà abrogata, l'Europa orientale potrebbe trovarsi ad affrontare un'ondata di misure simili», ha dichiarato Viktoria Radvanyi, organizzatrice del Pride. «Siamo qui tutti insieme, orgogliosi come socialisti e democratici, per ribadire il nostro impegno a favore dei diritti umani, per la dignità: come europei dobbiamo essere qui per questi valori. La comunità Lgbtiq+ non è sola, noi siamo con voi», ha detto la presidente del gruppo dei socialisti e democratici al Parlamento europeo, Iratxe García in una conferenza stampa insieme alla segretaria del Pd, Elly Schlein. «Siamo qui per la libertà e la democrazia. Tu non puoi vietare l'amore per legge. Non puoi cancellare l'identità delle persone, il nostro corpo, siamo persone abbiamo diretti. Vietare il Pride è una violazione dei diritti costituzionali europei», ha detto la segretaria del Pd
Per l’Italia hanno partecipato anche l’eurodeputato dem Alessandro Zan, la senatrice del M5s Alessandro Maiorino con una delegazione pentastellata e il leader di Azione Carlo Calenda. Presente anche Arcigay. «Il silenzio del governo sul Pride e sui diritti non ci sorprende: è un silenzio che fa rumore».
ha detto al margine del Pride Carolina Morace, ex calciatrice ed allenatrice, ora eurodeputata M5s che non nasconde una certa "preoccupazione" per la tenuta dell’ordine pubblico. Presente al corteo anche l’attivista Greta Thunberg. «L’amore non si arresta» ha scritto pubblicando un video sui social.

Il clima a Budapest è stato surreale: dietro la consueta coloratissima parata si chiedono informazioni su cosa stia succedendo nelle vicinanze, come si stiano muovendo i cortei neo-nazisti che sono stati autorizzati dalla polizia, a differenza del Pride. «Tutti i gruppi sono coordinati e abbiamo avuto - spiega Morace - una serie di raccomandazioni, di stare vicini e compatti, di non rispondere alle provocazioni. Sappiamo benissimo che potremmo essere attaccati dai gruppi neo-nazisti».
Non è arrivata a Budapest l’eurodeputata Ilaria Salis. «Come sapete, è in corso la procedura sulla richiesta di revoca della mia immunità parlamentare, avanzata dal regime ungherese. Temo ritorsioni e strumentalizzazioni non solo contro di me, ma anche contro chi si trova in una condizione oggi molto più vulnerabile». ha scritto sui social. «Il mio pensiero più affettuoso va a Maja. Persona non binaria rinchiusa in un carcere che tenta di calpestarne l'identità, governarne il corpo, annientarne la mente».
La coalizione di governo ungherese ha modificato le leggi e la Costituzione per vietare la celebrazione annuale e «proteggere i minori», e introducendo strumenti repressivi inediti, come l’uso del riconoscimento facciale per identificare i partecipanti alle manifestazioni Lgbtq. Un divieto aggirato dal sindaco di Budapest Gergely Karácson che lo ha trasformato in un evento cittadino istituzionale organizzandolo in collaborazione con la Rainbow Mission Foundation. Ventiquattro ore prima dell’evento, il governo ungherese ha alzato il tiro mandano una lettera alle ambasciate europee e minacciando sanzioni penali per chi partecipa alla manifestazione vietata. «L’Ungheria non è una colonia», ha dichiarato Orbán all'emittente pubblica Kossuth Radio, in risposta a Ursula von der Leyen che aveva chiesto di permettere lo svolgimento della marcia. «Proprio come l'Unione sovietica: vogliono dire all'Ungheria cosa è permesso e cosa non lo è». Gli organizzatori della parata rischiano fino a un anno di carcere e i partecipanti possono incorrere in multe fino a 500 euro.
Nelle stesse ore ha sfilato anche il Milano Pride dove, ieri sera si è svolto l’evento “Siamo tutti a Budapest” organizzato in collaborazione con Domani. Manifestazioni in altre cinque piazze italiane.
© Riproduzione riservata


