È una grossa sorpresa, ma per alcuni attenti osservatori della regione forse non proprio inaspettata. In un rapporto annuale pubblicato da V-Dem, uno dei principali indici di democrazia globale, Israele esce dalla categoria delle democrazie liberali per la prima volta in oltre 50 anni per entrare in quella meno nobile di democrazia elettorale, cioè si vota alle urne ma non si rispettano la divisione dei poteri e i contrappesi tra i tre poteri dello stato secondo la definizione classica di Montesquieu.

L’indice attribuisce il declino ai tentativi del governo Netanyahu di approvare la controversa revisione giudiziaria lo scorso anno che avrebbe messo in discussione la separazione dei poteri. «In particolare, nel 2023 Israele – riporta il Times of Israel – ha perso il suo status di lunga data di democrazia liberale. Ora è classificato come democrazia elettorale – per la prima volta in oltre 50 anni.

Ciò è dovuto principalmente al sostanziale calo degli indicatori che misurano la trasparenza e la prevedibilità della legge e agli attacchi del governo alla magistratura», afferma il rapporto. Parole dure che non mancheranno di aumentare le spaccature all’interno di Israele stesso.

«La Knesset israeliana (il parlamento monocamerale) ha approvato nel 2023 un disegno di legge che ha limitato il potere di invalidare le leggi da parte della Corte suprema, minando così il controllo sul potere esecutivo. Tra gli indicatori che sono in sostanziale declino c’è anche la libertà dalla tortura», rileva il rapporto. Insomma c’è materia di ampio dibattito su dove sta andando l’unica democrazia regionale.

Il Canada

Il Canada, il boy scout del mondo, sta sospendendo le sue spedizioni di armi a Israele, ha detto martedì una fonte del governo canadese all'Agence France-Presse. È stato poi confermato dal ministro degli Esteri Mélanie Joly, in dichiarazioni al quotidiano Toronto Star. Il Canada, un alleato chiave degli Stati Uniti, che fornisce a Israele miliardi di dollari all’anno in aiuti militari, aveva già ridotto le sue spedizioni di armi verso Israele ad attrezzature non letali come le radio in seguito all’attacco di Hamas del 7 ottobre. Un segnale inquietante per Israele, che rischia di essere sempre più isolato nel contesto internazionale a seguito delle sue politiche di scarso rispetto delle esigenze umanitarie dei civili nella Striscia di Gaza. «La situazione sul terreno fa sì che non possiamo» esportare alcun tipo di equipaggiamento militare, ha detto un funzionario canadese all'Afp, in condizioni di anonimato, come riporta Le Monde. Da gennaio non sono state effettuate esportazioni, ha aggiunto la fonte governativa. Israele ha criticato la decisione, con il ministro degli Esteri Israel Katz che ha affermato che «mina il diritto di Israele all'autodifesa contro i terroristi di Hamas». «La storia giudicherà duramente l'attuale azione del Canada», ha detto in un post sulla piattaforma X.

Netanyahu al Congresso

I repubblicani della Camera stanno valutando l'idea di invitare Benjamin Netanyahu a intervenire in Congresso dove vuole fare un contro-discorso per bilanciare le dure critiche democratiche espresse dal senatore Chuck Schumer nei giorni scorsi. Lo riporta Axios citando alcune fonti, secondo le quali l'ipotesi è stata discussa nelle ultime ore nel corso di una riunione a porte chiuse. L'idea è stata proposta in risposta alle parole del leader dei democratici in Senato Chuck Schumer, che ha definito Netanyahu un «ostacolo alla pace» e chiesto nuove elezioni. John R. Allen, ex presidente della Brookings Institution ed ex inviato speciale del presidente Barack Obama presso la coalizione che combatté lo Stato islamico in Iraq ha ricordato nel corso del Next Forum, l'evento dedicato ai giovani under 35 futuri leader del mondo organizzato a Milano il 18-20 marzo da Ispi e Università Bocconi, che «gli Usa dovrebbero, nel rispetto della sovranità nazionale, avere con Israele lo stesso atteggiamento che ebbero con l’Iraq del premier Alì al Maliki, quando chiesero le sue dimissioni o in caso contrario gli Usa non avrebbero più combattuto l’Isis».

Blinken in Arabia

Il segretario di Stato americano Antony Blinken tornerà venerdì 22 in Israele. Lo ha riferito un portavoce del Dipartimento di Stato, mentre Blinken è impegnato nel suo nuovo tour in Medio Oriente (Arabia Saudita ed Egitto).

La visita in Israele, non inserita precedentemente in agenda, sarà l'occasione per discutere sullo stato dei negoziati e la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas, ha riferito il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller. L'Arabia Saudita ha annunciato che donerà 40 milioni di dollari all'Unrwa, l'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi che è stata accusata da Israele di collusione con Hamas in relazione al massacro del 7 ottobre. A seguito delle accuse e dell'avvio di un'inchiesta, diversi paesi occidentali - tra cui l'Italia - hanno annunciato la sospensione dei finanziamenti all'Agenzia, fatto che ha aggravato la carestia nella Striscia.

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