Continua il caso Julian Assange. L’Alta corte di Londra ha appena concesso un nuovo appello contro l’estradizione negli Stati Uniti del fondatore di Wikileaks, riconoscendo come «non infondate» le richieste dei suoi avvocati per il timore di un processo non giusto oltreoceano.

Lo scorso 26 marzo i giudici inglesi avevano dato il via libera all’istanza della difesa di Assange per un ulteriore ed estremo appello di fronte alla giustizia britannica contro la consegna alle autorità americane. L’Alta corte era chiamata a valutare se le garanzie richieste agli Stati Uniti erano sufficienti per assicurare al giornalista un giusto processo e una detenzione che ne rispetti i diritti fondamentali. In particolare, da Londra si chiedevano assicurazioni affinché Assange non venga condannato a morte negli Usa e sulla possibilità di invocare la tutela sulla libertà di espressione sancita dal primo emendamento della costituzione americana.

Con la decisione di questa mattina l’Alta corte ha stabilito che le rassicurazioni statunitensi non sono sufficienti e ha così aperto alla possibilità di un ulteriore appello contro l’estradizione, già approvata dal governo britannico.

Il fondatore di WikiLeaks – accusato dalla giustizia americana di aver violato l’Espionage Act – non era presente in aula. Il suo avvocato Edward Fitzgerald ha dichiarato che Assange non ha partecipato per motivi di salute. Secondo il legale, gli Stati Uniti hanno fornito garanzie «palesemente inadeguate» rispetto a un ipotetico futuro di Assange negli Usa. Fitzgerald ha sostenuto che i pubblici ministeri non sono riusciti a garantire che il giornalista possa godere della protezione per la stampa prevista dal primo emendamento della costituzione americana. «Il vero problema è se sia stata fornita un’adeguata garanzia per eliminare il rischio reale identificato dalla corte», ha specificato Fitzgerald.

La vicenda

Nel 2019 contro Assange sono stati formulati 18 capi di accusa relativi alla pubblicazione di oltre 500mila documenti riservati riguardanti le operazioni degli Stati Uniti in Afghanistan e in Iraq. Rischia una condanna di 175 anni per violazione dello Espionage Act.

Per evitare l’arresto, Assange si è rifugiato prima nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra dove aveva ottenuto asilo politico. Ma da qualche anno si trova nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, dopo che il paese sudamericano gli ha revocato l’asilo. Prima della pronuncia della magistratura di Londra, il governo britannico aveva accolto la richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti.

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