Il presidente americano, Joe Biden, ha confermato la liberazione della piccola Abigail Mor Edan, la bambina israelo-americana di 4 anni i cui genitori sono stati uccisi negli attacchi di Hamas il 7 ottobre e liberata nel terzo giorno di tregua con altri ostaggi dopo 50 giorni di prigionia. «È libera e al sicuro in Israele» ha detto Biden in una conferenza stampa improvvista da Nantucket nel Massachusetts dove si trovava per il week end non appena venuto a conoscenza della liberazione. L’intervento in diretta tv del presidente segnala l’importanza che la Casa Bianca sta dando alla vicenda della liberazione degli ostaggi. Biden ha detto di aspettarsi che altri americani siano rilasciati da Hamas, insieme ad altri ostaggi. Il presidente Usa ha promesso che continuerà a lavorare con i suoi interlocutori nella regione, Qatar, Egitto e Israele, perché tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas siano liberati il prima possibile e la tregua venga estesa oltre i quattro giorni concordati. «Penso che tutti gli attori nella regione vogliano solo la liberazione di tutti gli ostaggi e che Hamas non controlli più nessuna porzione della Striscia di Gaza», ha aggiunto. Il presidente ha parlato di «approccio da decidere giorno per giorno» nell’ambito di una «soluzione di due stati» ribadendo la linea tradizionale della diplomazia americana e annunciando che avrebbe parlato con il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Il rilascio di Abigail

Si tratta del primo rilascio riuscito di un ostaggio americano dall'inizio della tregua tra Israele e Hamas, una richiesta che il presidente americano Biden aveva perorato a lungo per evitare l’incubo di avere ostaggi con passaporto a stelle e strisce nelle mani dei sequestratori in vista del voto per le presidenziali e finire sconfitto come Jimmy Carter nella vicenda dell’assalto all’ambasciata americana a Teheran nel 1979. La piccola Edan è tra i 17 rilasciati nel terzo giorno di tregua di cui 14 israeliani in cambio di 39 detenuti palestinesi. Venerdì e sabato, Hamas ha consegnato al Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) un totale di 41 ostaggi israeliani e stranieri detenuti a Gaza, mentre Israele ha rilasciato 78 prigionieri palestinesi. L'accordo, raggiunto mercoledì sotto l'egida del Qatar con il sostegno degli Stati Uniti e dell'Egitto, prevede lo scambio di 50 ostaggi di Hamas con 150 prigionieri palestinesi nei quattro giorni della tregua, che può essere estesa. A Gerusalemme Est, occupata e annessa da Israele, i prigionieri liberati, tutte donne e giovani sotto i 19 anni, sono stati festeggiati con discrezione in mezzo alla presenza della polizia israeliana.

Una tregua da estendere

L'estensione della tregua di quattro giorni a Gaza «dipende da Hamas» e dalla volontà di liberare più ostaggi come previsto dall'accordo con Israele, ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan alla stampa americana. Anche il Qatar si muove. Il ministro della Cooperazione internazionale del Qatar, Lolwah Rashid al-Khater, e una delegazione di funzionari del Paese del Golfo sono entrati nella Striscia di Gaza per analizzare le priorità degli aiuti umanitari, in quella che è la prima visita di una delegazione internazionale all'interno dell'enclave palestinese dall’inizio delle ostilità. La delegazione guidata da al-Khater incontrerà a Gaza funzionari del governo palestinese e delle Nazioni Unite per consentire l'ingresso di aiuti umanitari.

Netanyahu visita le truppe

Per la prima volta dall'inizio della guerra, il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha visitato le truppe nel Nord della Striscia di Gaza nel mezzo della tregua in corso con Hamas. «Stiamo facendo ogni sforzo per restituire i nostri ostaggi, e alla fine li restituiremo tutti», ha detto Netanyahu in un video diffuso dal suo ufficio. «Abbiamo tre obiettivi per questa guerra: eliminare Hamas, restituire tutti i nostri ostaggi e garantire che Gaza non diventi nuovamente una minaccia per lo Stato di Israele», ha ricordato Netanyahu. Secondo l'ufficio del primo ministro, Netanyahu ha visitato uno dei tunnel di Hamas scoperti dalle truppe israeliane. Con lui c'era anche il capo di Stato maggiore Tzachi Braverman. Media siriani hanno riportato di un raid aereo israeliano contro l'aeroporto di Damasco ed altri obiettivi nei pressi della capitale. La radio filogovernativa Sham Fm ha detto che la pista dell'aeroporto è stata colpita.

© Riproduzione riservata