Dal semplice invito alla responsabilità ai sei mesi di prigione, dal coprifuoco al lockdown. Ecco le soluzioni adottate nel resto d’Europa contro la seconda ondata.

Autolimitarsi - Svezia

Un “lockdown volontario”: è l’ultima trovata scandinava. La pressione sul sistema sanitario si fa sentire anche in Svezia, nota per le misure light anti contagio. Questa settimana fa da apripista la città universitaria di Uppsala, che conta un quarto di milione di abitanti e ha visto le ospedalizzazioni crescere in pochi giorni: prima le si contava sulle dita di una mano, ora sono decine. Uppsala punta sul senso di responsabilità. Non obbliga neppure all’uso della mascherina, ma in compenso “invita” a intrattenersi solo coi coinquilini. Nessun pubblico ufficiale controlla, ma un avviso dice: «Prendete i mezzi pubblici solo se proprio dovete».

(Il coprifuoco nella città francese di Lione. Foto LaPresse)

Coprifuoco - Francia

Già un sabato fa, Parigi e altre otto aree metropolitane sono state messe in regime di couvre-feu: dalle 21 alle 6, per almeno un mese e mezzo, le saracinesche sono abbassate e gli spostamenti vanno giustificati. Ma la Francia va al ritmo di 45mila nuovi contagi al giorno. Questo sabato le zone sotto coprifuoco vengono estese a 54 dipartimenti: una settimana fa riguardavano venti milioni di francesi, ora quarantasei milioni. Visto che la situazione continua a peggiorare, ha senso estendere il coprifuoco? Il dibattito in Francia è acceso: c’è chi, tra i giuristi, la considera una misura liberticida; c’è chi si chiede se sia efficace una misura notturna o non sia meglio una chiusura generale. Perché parlino i numeri è presto, ma i dati dell’agenzia di salute pubblica dicono che nella capitale il 15 ottobre (pre-coprifuoco) il tasso di contagi era di 400 casi su 100mila abitanti, il più alto dell’Ile-de-France; il 22 ottobre invece la città era l’unica in regione con un trend non in aumento.

A zone - Inghilterra

Nel Regno Unito i casi giornalieri, 23mila di cui 19mila solo in Inghilterra, crescono al ritmo di 7mila in più rispetto alla settimana prima. Eppure già da due settimane il premier Boris Johnson ha sfoderato il suo “piano a zone”, con restrizioni crescenti in base al livello di allerta; niente lockdown generale «per evitare troppi danni economici». L’allerta massima implica ad esempio pub e bar chiusi, contatti solo con la propria cerchia (rule of six). Ma il sistema a zone è efficace? «Col tempo nessuna zona regredisce dall’allerta massima alla media, anzi non fanno che aumentare quelle ad alto rischio», nota il leader laburista Keir Starmer. Il sistema di test e tracciamento non funziona bene, per ammissione del premier, e Johnson vuole pure accorciare la quarantena da dieci a sette giorni. L’opposizione chiede misure su base nazionale e il Comitato scientifico da tempo invoca un lockdown generale, pur ristretto nel tempo. Un sondaggio YouGov dice che due inglesi su tre sono favorevoli.

(Il premier britannico Boris Johnson. Foto LaPresse)

“Circuit breaker” - Galles

Chiusura generalizzata per due settimane: è l’opzione scelta da Cardiff. Il termine circuit breaker indica, in elettronica, il dispositivo di sicurezza che interrompe la corrente se il circuito sta per andare in tilt, prima che l’incendio divampi. Nel contesto di Covid-19, indica uno stop per dare sollievo, “staccare la spina” ai contagi. Il Galles starà a casa dal 23 ottobre al 9 novembre, si esce solo se il lavoro non può essere svolto da casa, per comprare cibo, medicine, fare esercizio fisico. Era proibito pure vendere “articoli non essenziali” nei supermercati ma è in corso una retromarcia. Il governo laburista promette di utilizzare le settimane di fermo per allestire ospedali da campo e rendere più efficienti test e tracciamento.

Prigione - Irlanda

Mentre in Galles le autorità «confidano nella collaborazione collettiva» e prevedono al massimo qualche multa, in Irlanda, pure lei in lockdown da questo giovedì, si rischia la galera. Anche se i pub sono stati chiusi prima della festa di San Patrizio, il governo punta il dito sulle feste in casa foriere di contagi. Non ci si può recare in casa d’altri se non per ragioni essenziali, e i “violatori seriali” della chiusura saranno «severamente puniti». Un provvedimento approvato venerdì dice che chi fa feste in casa rischia fino a mezzo anno di prigione.

Zona rossa - Polonia

Da sabato la Polonia è una grande “zona rossa”: già da agosto ogni area era classificata per colore in base ai livelli di rischio, e alle misure. Una settimana fa il paese è diventato zona gialla, ma la situazione è comunque peggiorata; superati i 10mila casi al giorno, l’intera nazione è ora in massima allerta. In concreto: bar e ristoranti chiusi, incontri in non più di cinque, scuola perlopiù online; i ragazzi fino ai 16 anni hanno divieto di uscire senza adulti tra le 8 e le 16, chi ha più di 70 anni esce solo per l’indispensabile (nel quale la Polonia include incontri religiosi).

(Scontri a Praga durante le proteste anti lockdown. Foto LaPresse)

Scontri - Repubblica Ceca

Assieme all’Irlanda del Nord, Praga è stata tra le prime a mettere in campo misure rigide, compresa la chiusura delle scuole. Superati i 12mila casi al giorno, il sistema sanitario è stato ritenuto a rischio collasso: il paese questa settimana è entrato in lockdown. Fino al 3 novembre, aperti solo i servizi essenziali. Scelta accolta da proteste nella piazza principale di Praga, Staromestske namesti. Ma la polizia ha disperso la folla a colpi di lacrimogeni, cannoni ad acqua e granate stordenti.

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