Nella giornata del gran premio di Formula 1 tenuto il 5 dicembre in Arabia Saudita c’erano diversi membri della famiglia reale e ospiti illustri. Tra questi anche il senatore fiorentino Matteo Renzi, che conferma la sua presenza a Domani.

A lanciare la notizia è stata Alessandra Menzani, giornalista e collaboratrice del quotidiano Libero, che si trovava nel circuito di gara a Jeddah.

All’evento sportivo insieme al principe Mohammed bin Salman, accusato dalle Nazioni unite e dall’intelligence americana di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi, c’erano anche altri imprenditori italiani, tra cui Lapo Elkann. Tutti presenti per vedere una delle gare più avvincenti dell’anno, in cui i piloti primi in classifica, Lewis Hamilton e Marx Verstappen, hanno dato spettacolo nella penultima gara del campionato.

Le critiche al gran premio

È la prima volta che le monoposto da corsa gareggiano nel circuito di Jeddah, la pista cittadina più veloce. L’evento è stato presentato in grande stile dal regime saudita che investito ingenti risorse economiche tramite il Pif (Public investment found della famiglia reale). L’accordo con la Fia ha raggiunto una cifra monstre, per ospitare il gran premio nei prossimi dieci anni l’Arabia Saudita paga una cifra intorno ai 90 milioni di dollari l’anno come riportato dal Daily Mail. Non è un caso se i biglietti per assistere al gp partivano da 480 dollari.

Prima della gara si è esibito il cantante americano Justin Bieber, criticato negli Stati Uniti per il suo show in un paese in cui non vengono rispettati di diritti umani.

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In questo senso, una lezione è arrivata dal pilota britannico Lewis Hamilton, già campione del mondo per sette volte, che in un’intervista ha detto: «Non posso affermare di essere il più informato e di avere una comprensione profonda di chi è cresciuto qui ed è fortemente influenzato da determinate regole e dal regime politico in vigore. Mi sento a mio agio qui? Non risponderei sì, ma non è una mia scelta essere qui». E su Twitter ha invece pubblicato un appello per la causa Lgbtq+.

Già a ottobre, c’è stata una polemica sul dress code imposto dal regime alle donne partecipanti al circuito: no abiti scollati o che non coprano le braccia, niente bikini e minigonne. Per gli uomini sono vietati invece i jeans e le magliette a maniche corte. Dopo le polemiche, però, a inizio novembre il ministro dello sport saudita ha annunciato il dietro front annullando ogni misura già presa.

AP Photo/Hassan Ammar

I legami con l’Arabia Saudita

Il leader di Italia viva, come già scritto da Domani, ha interessi economici nel paese arabo. Siede nei board della Future investment initiative e nella Royal Commission of Alula, due fondazioni gestite direttamente dalla famiglia monarchica che fa capo a re Salman. Per le sue attività di conferenziere e la promozione degli eventi culturali riceve compensi di decine di migliaia di dollari. Un fatto che ha suscitato dibattito su possibili conflitti d’interesse vista la carica da senatore che ricopre.

Il precedente in Bahrain

Lo scorso 28 marzo, Matteo Renzi si trovava in Bahrein per assistere alla prima gara di campionato di Formula 1. Era stato immortalato nel paddock del circuito insieme al presidente della Federazione internazionale dell’automobile (Fia), Jean Todt, e al principe ereditario Salman ben Hamad al Khalifa. All’epoca l’entourage di Renzi ha risposto attraverso il suo ufficio stampa «i viaggi di Renzi riguardano Renzi e non costano un centesimo al contribuente».
La prossima data fissata nel calendario per il circuito di Jeddah è il 25-27 marzo, quando si disputerà la seconda gara del campionato del 2022. Anche ai dirigenti della Fia fanno comodo i soldi del petrolio.

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