Merck, la società farmaceutica americana che sta sviluppando una nuova promettente pillola anti Covid, ha annunciato oggi l’accordo con un’organizzazione sostenuta dall’Onu per consentire alle aziende di 105 paesi a basso redditto di produrre una versione generica del suo farmaco senza pagare lo sfruttamento del suo brevetto.

Mentre gli Stati Uniti hanno già acquistato più di un milioni di dosi del farmaco a 700 dollari l’una, l’accordo permetterà di vendere il farmaco a 20 dollari per ciclo. Molti paesi a medio reddito, però, sono esclusi dall’accordo e dovranno competere con Europa e Stati Uniti ai prezzi stabiliti dalla società.

Il farmaco sviluppato da Merck si chiama molnupiravir ed è una pillola che se presa all’insorgere dei primi sintomi del Covid è in grado di ridurre fino al 50 per cento il rischio di morte e ospedalizzazione dei pazienti a rischio, dicono i primi test clinici. La pillola è in fase di autorizzazione da parte della Fda americana e dell’Ema europa.

L’accordo

Merck è il primo produttore di farmaci anti Covid ad aver firmato un accordo con Medicine patent pool, un’organizzazione sostenuta dalle Nazioni unite che ha lo scopo di ampliare l’accesso ai farmaci nei paesi a reddito più basso.

Secondo Charles Gore, direttore di Medicine patent poll, ci sono già 50 aziende in tutto il mondo che sono interessate a produrre la versione generica del molnupiravir. 

Secondo ricerche indipendenti, il costo delle materie prime per produrre un trattamento del farmaco (che consiste in circa 20 pillole da assumere in cinque giorni) è pari a 18 dollari. Il farmaco potrebbe essere redditizio se venduto al prezzo di 20 dollari a trattamento, ma alcuni parlano di scendere fino a 8 dollari.

Merck è la prima azienda a raggiungere un accordo con Medicine patent pool su un farmaco anti Covid. Più in generale, se sarà approvato, sarà uno dei primi farmaci anti Covid ad essere prodotti su larga scala senza licenza.

All’inizio dell’anno, un vasto movimento formato da governi, premi Nobel, economisti e intellettuali ha chiesto che una simile liberalizzazione venisse applicata anche ai vaccini anti Covid, ma la richiesta è stata bloccata in sede di Organizzazione mondiale del commercio.

Moderna, l’unica azienda produttrice di vaccini ad aver promesso di non perseguire in tribunale eventuali utilizzazioni del suo brevetto per un vaccino anti Covid non ha mai condiviso i dettagli di produzione del suo vaccino, che quindi non è stato prodotto in versione generica da terze parti.

Ricchi, poveri e medi

L’accordo raggiunto oggi permetterà a 105 paesi che si trovano soprattutto in Africa e Asia di produrre e acquistare molnupiravir a prezzi molto contenuti. Probabilmente, la produzione e la vendita inizieranno quando l’Organizzazione mondiale della sanità emanerà una “prequalificazione” del farmaco, una sorta di autorizzazione generale che permetterà di non sottoporsi ai processi regolatori di ogni singolo paese.

La notizia dell’accordo è stata accolta positivamente da ong e attivisti poiché dopo l’annuncio a inizio ottobre dei primi test di successo sul farmaco si era diffuso il timore che, come con i vaccini, i paesi ricchi avrebbero finito per accaparrarsi tutte le dosi del farmaco, lasciando i paesi più deboli di nuovo alla mercé del virus.

Il governo americano, ad esempio, ha già stanziato 1,7 miliardi di dollari per acquistare 1,2 milioni di trattamenti con molnupiravir, che si traduce in un costo di circa 700 dollari a ciclo. Merck ha già annunciato che continuerà a vendere il suo farmaco ai paesi ad alto e medio reddito, dove l’accordo con Medicine patent poll non si applica.

Tra i paesi che dovranno acquistare il farmaco al prezzo deciso da Merck ci sono Cina, Russia e gran parte dell’America latina. Per paesi come la Colombia o la Thailandia la situazione rimane comunque poco incoraggiante, poiché difficilmente potranno competere con Stati Uniti ed Europa nell’acquisto del farmaco prodotto da Merck, ma non potranno nemmeno acquistare la sua versione generica e più economica.

Anche se promettente, molupiravir non è comunque un completo sostituto dei vaccini, soprattutto nei paesi più poveri. Per essere efficace, il farmaco va somministrato all’inizio dell’infezione, quando può efficacemente aiutare l’organismo a impedire al virus di replicarsi e fermando così la malattie allo stadio iniziale.

Proprio i paesi più poveri, però, hanno in genere sistemi sanitari poco capaci di individuare la malattia nelle sue fasi iniziali. Spesso, ci si accorge che qualcuno è malatto quando è arrivato il momento di ricoverlo e la pillola non è più molto utile.

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