In Myanmar i militari al governo hanno accusato la leader deposta Aung San Suu Kyi di aver accettato illegalmente una cifra pari a 600mila dollari e oro per 450mila dollari. Si tratta della più pesante accusa mossa dai militari, da quando hanno rovesciato la leader democratica, premio Nobel per la pace, lo scorso 1° febbraio. Nessuna prova è stata fornita a sostegno dell'accusa, ha riferito la Bbc. Il generale Zaw Min Tun ha anche accusato il presidente Win Myint e diversi ministri di corruzione. Suu Kyi è detenuta in un luogo segreto e deve affrontare diverse accuse, tra cui aver causato «paura e allarme» e importazione illegale di walkie-talkie.

Continuano le proteste

Dal giorno del colpo di stato, i cittadini myanmariani hanno dato inizio a una serie di proteste contro l’arresto della leader Aung San Suu Kyi. Le forze armate hanno risposto con violenza, reprimendo i tumulti uccidendo o arrestando i manifestanti. Il peggior bilancio di morti provocate dai militari risale al 3 marzo, giorno in cui sono state uccise 38 persone, alle quali si sommano quotidianamente numeri più bassi. Oggi, infatti, altre sei persone sono state uccise dalle forze di sicurezza durante la repressione delle proteste, stando a quanto riferito dalla rete locale Myanmar Now, secondo cui si sono verificati scontri dopo che gli agenti hanno tentato di arrestare un gruppo di dimostranti. Le ultime persone uccise sono tutti uomini, mentre nella strage del 3 marzo è stata uccisa anche una diciannovenne.

L’Onu condanna le violenze

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto all'unanimità di annullare il colpo di stato militare in Myanmar, condannando fermamente la violenza contro i manifestanti pacifici e chiedendo «la massima moderazione» da parte dei militari, attraverso una dichiarazione concordata della presidenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu, approvata da tutti e quindici i membri del consiglio, inclusa la Cina, paese vicino e amico del Myanmar.

© Riproduzione riservata