All’Assemblea generale il premier israeliano nega genocidio e crimini di guerra: «Quelle accuse sono uno scherzo». L’ira contro i paesi che riconoscono la Palestina: «È la prova che uccidere gli ebrei paga». Molti delegati lasciano l’aula
Il giorno del discorso di Benjamin Netanyahu all’Assemblea generale delle Nazioni Unite si preannunciava infuocato, ma quello che è andato in scena a New York è stato al di là di qualsiasi possibile previsione. A New York e non solo, in effetti: perché lo stesso premier israeliano, parlando dal podio dell’Onu, ha annunciato di aver fatto installare altoparlanti intorno a Gaza, così da poter parlare direttamente agli ostaggi israeliani detenuti da Hamas. «Non vi abbiamo dimenticato, non riposeremo finché non vi avremo riportato a casa», ha dichiarato Netanyahu dal Palazzo di vetro.
Il verbo di Bibi
Sul contenuto dell’intervento, tre sono stati gli argomenti principali di Netanyahu. Il primo è che, nei confronti di Hamas, l’intenzione di Israele è quella di «finire il lavoro il prima possibile». Il secondo è il diniego delle accuse di genocidio, che secondo Netanyahu sarebbero uno «scherzo»: «Quale paese che sta commettendo un genocidio cerca di convincere i civili a recarsi in una zona sicura?», ha sostenuto dal podio. E ancora: «Ci accusano di affamare deliberatamente Gaza. Israele sta deliberatamente sfamando Gaza. Se non c’è abbastanza cibo è perché Hamas lo ruba».
Infine, il premier ha sferrato l’attacco che era stato anticipato nelle ore precedenti al discorso nei confronti dei paesi che hanno di recente riconosciuto lo Stato di Palestina, che secondo il premier israeliano sarebbero la prova che «uccidere ebrei paga».
«Il 90 per cento dei palestinesi ha sostenuto il massacro del 7 ottobre, i palestinesi non sono interessati alla soluzione dei due Stati», ha sostenuto, «dare uno Stato ai palestinesi a un miglio da Gerusalemme dopo il 7 ottobre è come dare ad Al Qaeda uno Stato a un miglio da New York dopo l’11 settembre. Non succederà».
Per il resto, Netanyahu ha mostrato di nuovo la “mappa del terrore” mostrata dallo stesso podio lo scorso anno, per ricordare i «successi» di Israele nei confronti dell’Iran, degli Houthi in Yemen, in Siria e contro i leader di Hamas a Gaza. Inoltre, per sostenere il suo punto secondo cui il conflitto in corso a Gaza «riguarda tutti», Netanyahu ha mostrato due cartelli con due “pop quiz”, chiedendo alla platea «Chi grida “morte all’America”?» e «chi ha ucciso a sangue freddo americani ed europei?», indicando come risposte esatte l’Iran, gli Houthi, Hezbollah e Hamas.
«Molti leader che pubblicamente ci condannano privatamente ci lodano: so che dentro di voi sapete che Israele sta combattendo la vostra battaglia», è stato il messaggio lanciato dal premier israeliano. Infine, il capo del governo israeliano si è presentato sul palco con un QR code sul bavero della giacca, che rimanda a un sito web con la documentazione del massacro del 7 ottobre il quale, secondo il premier, spiega «perché combattiamo e dobbiamo vincere».
Via dall’aula
Degne di nota anche le reazioni al discorso, a cominciare dal boicottaggio messo in atto da diverse decine di delegazioni dell’Assemblea generale, che hanno abbandonato l’aula, rimasta pressoché vuota, prima dell’inizio del discorso di Netanyahu. Tra queste, come fanno sapere fonti da Madrid, anche la delegazione spagnola, «in accordo con altri paesi europei» (non è precisato quali).
«Vogliamo il futuro migliore per Israele. Ma quello che sta facendo il primo ministro Benjamin Netanyahu è l’opposto, sta creando una situazione politica più instabile in Medio Oriente. Sta gettando i semi per un potenziale terrorismo futuro in Medio Oriente», è stato il commento del premier spagnolo, Pedro Sanchez.
Hamas, dal canto suo, ha definito il boicottaggio di diverse delegazioni «una manifestazione dell’isolamento di Israele e delle conseguenze della guerra di sterminio». Nel suo discorso, Netanyahu ha anche ringraziato il presidente Usa, Donald Trump, «per la sua azione audace e decisa» nei confronti dell’Iran. E proprio Trump, mentre Netanyahu prendeva la parola al Palazzo di vetro, ha annunciato di ritenere di essere vicino a un accordo su Gaza: «Penso che potremmo raggiungere un accordo che porrà fine alla guerra a Gaza e riporterà a casa gli ostaggi», ha detto ai giornalisti lasciando la Casa Bianca.
Altoparlanti a Gaza
L’eco delle parole di Bibi è giunta a Gaza, come si è detto. Testimoni e immagini sui social contraddicono però le parole del premier, che ha sostenuto di aver dato indicazioni di piazzare gli altoparlanti solo dal lato israeliano del confine con Gaza e non all’interno della Striscia.
Militari hanno raccontato ai media israeliani che gli altoparlanti sono stati montati su camion e gru e portati a Gaza, alcuni in postazioni militari, comprese quelle situate a diversi chilometri di profondità nell’enclave palestinese. Un riservista che ha fatto da scorta militare ai mezzi ha precisato che la richiesta è stata che gli altoparlanti fossero «il più vicino possibile ai civili». È stata tra le cose «più pericolose mai fatte», ha aggiunto.
Ma gli altoparlanti non sono stati l’unico stunt di Netanyahu: durante il suo discorso ha anche annunciato di aver preso il controllo dei telefoni dei residenti di Gaza e dei militanti di Hamas, intimando loro di rilasciare gli ostaggi e deporre le armi: «Rilasciate gli ostaggi e vivrete, o non fatelo e vi daremo la caccia».
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