Come si poteva immaginare, il “Monopoli” per Warner Bros. non è giunto alla sua fine. Venerdì scorso, Netflix ha fatto rumore vincendo la guerra di offerte per la casa cinematografica di Burbank, in California. La cifra proposta è da capogiro, 82,7 miliardi di dollari (27,75 dollari per azione, in parte contanti e in parte stock). Tuttavia, Paramount Skydance - uscita sconfitta dalle trattative insieme alla big della tv via cavo Comcast - non vuole mollare.

Ecco che nel pomeriggio di lunedì 8 dicembre è arrivata l’offerta ostile: 108,4 miliardi di dollari, 30 dollari per azione, ma in contanti. Una proposta che vuole fare gola agli azionisti in un periodo complicato per l’industria dell’intrattenimento. E mentre la somma offerta dalla casa della grande N puntava a conquistare solo Warner Bros. e non la divisione Discovery (il gruppo si chiama Warner Bros. Discovery), Paramount invece torna in gioco per prendersi tutto il pacchetto.

Nel corso del prossimo anno, infatti, Discovery sarebbe diventata società a parte, prendendo il nome di Global Networks e raggruppando sotto la sua ala diversi canali televisivi di sport e notizie come Tnt e Cnn. “Project Noble”, questo il nome in codice dell’operazione di Netflix, avrebbe impiegato circa 12-18 mesi di tempo per completarsi, senza contare l’eventuale (e quasi certa) attenzione delle autorità antitrust europee e statunitensi.

Proprio l’offerta della casa di Los Gatos, nei giorni scorsi, aveva sollevato i dubbi di una larga fetta degli analisti e degli addetti ai lavori sulla competizione nel futuro settore dell’intrattenimento, che da questa lotta tra giganti uscirà cambiato radicalmente. A esprimere le sue perplessità è stata anche l’amministrazione Trump, che si è detta «molto scettica», scrive la Cnbc.

Una coincidenza interessante visto che Paramount Skydance è di proprietà di David Ellison, cioè il figlio di Larry Ellison, patron della big dell’informatica Oracle e grande amico di The Donald. Ed è stato il New York Post a segnalare una serie di incontri tra la sua società e l’amministrazione Usa.

Secondo quanto scritto dall’agenzia di stampa Reuters, l’offerta di Paramount sarebbe sostanzialmente la stessa presentata nelle scorse settimane al board di WBD. Una proposta comunque rifiutata preferendo l’accordo con la big dello streaming. Così Paramount - in questo racconto - promette agli azionisti Warner sia un’offerta in contanti che una sorta di “lasciapassare” con i regolatori antitrust statunitensi. La compagnia di Ellison è infatti convinta che le istituzioni siano più favorevoli a una loro acquisizione rispetto a quella di Netflix.

Oltre alla loro vicinanza alla Casa Bianca, ora la matrice politica dietro la mossa di Paramount Skydance prende contorni decisamente più chiari. La grande potenza di fuoco economica per questa controfferta è infatti in larga parte garantita dalla firma Affinity Partner, guidata da Jared Kushner, marito di Ivanka Trump ed ex consigliere del presidente nella sua prima amministrazione. Insieme a lui, scrive Axios, sono coinvolti anche il fondo RedBird Capital, Bank of America, Citi e Apollo Global Management, nonché una sfilza di fondi sovrani tra cui Arabia Saudita, Abu Dhabi e Qatar.

Il nodo dell’intesa tra Netflix e Warner riguarda principalmente le proprietà intellettuali. Con l’acquisizione, il numero uno dello streaming entrerebbe in possesso degli studi fisici e di franchise molto remunerativi come Harry Potter, Il Signore degli Anelli, i supereroi della Dc Comics Superman e Batman, ma anche del canale Hbo e del servizio streaming Hbo Max (in arrivo in Italia dal 13 gennaio). Parliamo di una piattaforma che conta circa 130milioni di iscritti.

Ad accordo annunciato, i primi a schierarsi contro sono stati i proprietari delle sale, fortemente contrari all’atteggiamento della grande N sulla distribuzione dei film al cinema (a poco è servita la rassicurazione a non intaccare le operazioni già in atto della Warner). Contrario è anche il sindacato degli sceneggiatori, cioè la Writers Guild of America (Wga). Secondo loro, l’accordo eliminerà «lavoro, ridurrà salari e aumenterà i costi per i consumatori».

La big di Los Gatos, intanto, sembra molto convinta del successo dell’operazione. In caso l’acquisizione non sia approvata, dovrà pagare a Warner 5,8 miliardi di dollari. Sarà invece la Warner a risarcire Netflix per 2,8 miliardi di dollari in caso sia lei per prima a fare un passo indietro. Così, con un colpo di scena, la partita per il futuro dell’intrattenimento è ancora aperta.

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