Si saprà domani, lunedì 7 dicembre, la decisione sullo scarceramento di Patrick Zaki, lo studente egiziano che ha frequentato fino all’inizio di quest’anno un master a Bologna, prima che venisse arrestato al Cairo il 7 febbraio con l’accusa di propaganda eversiva. Oggi si è svolta l’udienza per la scarcerazione, ma l’avvocata Huda Nasraalah, dice il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, «è stata convocata per domani mattina per conoscere l’esito». La speranza è che la corte egiziana decida di liberarlo, ma, dice Noury «non possiamo sbilanciarci nelle previsioni». Ci sarà «un’altra notte di angoscia e di attesa per Patrick e la sua famiglia, i suoi amici e le tantissime persone che in Italia si battono per la sua scarcerazione».

Lo studente questa mattina era presente all'udienza sul rinnovo della sua custodia cautelare. Dopo dieci mesi passati a dormire per terra. L’avvocata, che l’aveva incontrato pochi giorni fa, aveva raccontato le sue condizioni dicendo che era preoccupato per il suo corso di studi.

L'udienza si è tenuta nella sede dell'Istituto dei segretari di polizia e erano presenti anche l'avvocata di Zaki, il procuratore dell'Unione europea, nonché i rappresentanti delle ambasciate italiana, tedesca, olandese e canadese.

Sull’ipotesi che l’Italia stia facendo sentire la sua pressione, Noury è molto scettico: «Probabile che stia facendo più pressione l’attrice statunitense Scarlett Johansson», ha detto facendo riferimento al video di solidarietà dell’artista pubblicato negli scorsi giorni. Adesso, aggiunge Noury «speriamo che Patrick sia rilasciato e termini la sua detenzione».

L’udienza di quest’oggi è stata fissata prima delle aspettative, infatti la detenzione dello studente era stata prorogata per altri 45 giorni lo scorso 22 novembre. La sua detenzione ormai ha superato i 300 giorni. Patrick Zaki era tornato al Cairo a febbraio per incontrare la famiglia. È ricercatore per la ong egiziana Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), di cui tre dirigenti sono stati recentemente arrestati e poi rilasciati dal carcere di Tora giovedì 3 dicembre. La terza sezione del tribunale antiterrorismo egiziano ha deciso di congelare tutti i beni e le proprietà dei tre temporaneamente.

Il portavoce di Amnesty International Italia ha fatto sapere su Twitter: «In modo frettoloso e sommario, la terza sezione del tribunale antiterrorismo ha confermato il congelamento temporaneo dei patrimoni e delle proprietà dei tre dirigenti di Eipr».

Le accuse

I capi d’accusa a carico del giovane ricercatore sono cinque e vanno dalla propaganda eversiva al presunto tentativo di rovesciare il regime del Cairo. Nel fascicolo della procura egiziana ci sono pagine e pagine di post pubblicati su Facebook delle quali nessuno conosce il contenuto in maniera precisa, perché neppure gli avvocati sono mai riusciti a visionarle. L’unica cosa che la difesa è riuscita ad appurare è che quei post eversivi non sarebbero opera di Zaki, perché il profilo social da cui provengono ha tre nomi (anche il suo patronimico George), mentre il vero profilo di Patrick ne ha solo due.

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