Il presidente russo, Vladimir Putin, cerca un nuovo Michail Kutuzov, il generale russo che nel romanzo storico di Tolstoj, Guerra e pace sconfisse la Grand armée di Napoleone. Ma per ora il nuovo Kutuzov si è incarnato nel generale ucraino Valeriy Zaluzhnyi, comandante in capo delle forze armate di Kiev, che al momento è riuscito a bloccare uno dei più agguerriti eserciti del mondo come appunto era quella di Bonaparte.

In ogni caso il Cremlino ha deciso a sorpresa di cambiare il comandante al vertice dell’armata che sta combattendo in Ucraina per cercare di cambiare il corso del disastroso conflitto che, dopo il fallimento della guerra lampo con annesso rovesciamento del governo di Volodymyr Zelensky, del successivo tentativo (anche questo mancato) di conquistare le città più popolose del paese, ora si volge alla conquista completa della regione del Donbass.

A 44 giorni da quella che Mosca continua a definire con palese ipocrisia un’“operazione militare speciale” e che tutti gli altri paesi dell’Onu chiamano guerra, la Russia cambia il vertice militare, peraltro decimato da ben 77 comandanti uccisi (tra cui 9 generali) dalle forze speciali ucraine. Al comando delle truppe arriva il generale Alexander Dvornikov, un veterano, insignito nel 2015 del titolo di “eroe della Federazione russa” per aver guidato con decisione l’intervento militare russo nella Siria a difesa del regime del presidente Assad.

La scelta di un veterano

Il cambio, con l’arrivo di un comandante unico responsabile di tutte le operazioni, è stato confermato alla tv pubblica britannica Bbc da una fonte di alto livello che ha voluto mantenere l’anonimato. «Dvornikov ha un’enorme esperienza derivante dalle operazioni russe in Siria, ci aspettiamo che migliori il coordinamento delle forze russe in Ucraina», ha affermato. In realtà anche altri comandanti russi avevano fatto le stesse esperienze in Cecenia, Georgia e in Siria ma non si erano mai dovuti confrontare con un esercito determinato e tecnologicamente molto più addestrato, capace di usare i micidiali droni turchi Bayraktar Tb2.

Il cambio al vertice è la prova delle difficoltà del Cremlino dopo che i sanguinosi combattimenti di un mese e mezzo non hanno raggiunto i risultati che Mosca sperava di raggiungere così come avvenuto in Cecenia, Georgia, o nel 2014 con l’annessione della Crimea senza sparare un solo colpo: Kiev non è stata presa, l’esecutivo ucraino non è stato rovesciato, l’esercito non ha fatto il colpo di stato.

Molte delle cause dei fallimenti russi dipendono anche dalla scarsa chiarezza della catena di comando delle truppe di Mosca, a fronte di un esercito ucraino guidato con abile tattica da Valeriy Zaluzhnyi, comandante in capo delle forze armate ucraine.

La responsabilità dell’operazione speciale passa dunque a Dvornikov direttamente dalle mani di Vladimir Putin. Il generale, classe 1961, nato a Primorsky Krai, nell’estremo oriente russo, labbra e occhi stretti, nelle foto disponibili in rete compare sempre in uniforme, accanto al presidente Putin o ad altri capi militari.

In Siria ha usato schemi di attacco che riproducevano quelli della guerra in Cecenia, dove da comandante disponeva offensive su più fronti con bombe guidate e a grappolo in modo da devastare le città per indurle alla resa. La cosiddetta “tecnica Grozny” che sta isolando Mosca internazionalmente per i massacri di civili.

Nella sua carriera Dvornikov ha conquistato promozioni. Nel 2008 ha preso il comando della quinta Armata della Bandiera Rossa. Il 13 dicembre 2012 è stato promosso tenente generale, mentre nel settembre 2015 ha assunto il comando delle forze armate russe in Siria.

Obiettivo 9 maggio

Il Cremlino adesso punta tutto su di lui per concludere con successo l’invasione dell’Ucraina. Dove, ha spiegato sempre alla Bbc l’alto funzionario che ha confermato il nuovo incarico del generale, l’avanzata russa è stata di fatto fermata da un «numero minore di unità ucraine che agiscono però in modo più intelligente e compatto», sfruttando anche le operazioni a sorpresa.

«A meno che la Russia non sia in grado di cambiare le sue tattiche militari, è molto difficile che riesca a raggiungere anche gli obiettivi di breve termine che si è prefissata», ovvero la presa dell’intero Donbass e del sud est, ha comunque osservato il funzionario, precisando che gli imperativi politici potrebbero avere la precedenza sulle priorità militari: con Putin che punta a ottenere qualche tipo di successo prima del 9 maggio, quando il paese celebrerà come di consueto la vittoria nella Seconda guerra mondiale con una grande parata sulla piazza Rossa.

È lì che il presidente Putin vorrebbe annunciare alla Russia che la missione in Ucraina è compiuta. Oppure sarà costretto a fare un altro cambio al vertice militare.

L’ambasciata a Kiev

Intanto l’Italia risponde all’appello del presidente Zelensky che nei giorni scorsi aveva chiesto ai paesi alleati e amici di riaprire le loro rappresentanze diplomatiche nella capitale ucraina. Un modo per mandare un segnale a Vladimir Putin «che Kiev è nostra».

L’annuncio era atteso già da qualche giorno, da quando i blindati russi si sono ritirati dalla regione di Kiev lasciandosi dietro una tragica scia di sangue e orrori.

Ma la decisione finale è stata presa ieri dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dopo le ultime valutazioni sulle condizioni di sicurezza dell’operazione in una riunione di coordinamento alla Farnesina. «Siamo stati gli ultimi ad andare via da Kiev e saremo tra i primi a tornarci», ha sottolineato in collegamento dall’Unità di crisi con gli ambasciatori Pier Francesco Zazo da Leopoli e Giorgio Starace da Mosca.

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