«In una gara di cento barche, guida chi rema più forte». Citando un antico proverbio cinese, il presidente Xi Jinping ha messo subito in chiaro gli obiettivi del venticinquesimo vertice della Shanghai Cooperation Organization: compiere ogni sforzo per porsi come nuova guida negli assetti geopolitici mondiali.

In un periodo caratterizzato da «cambiamenti secolari», il summit che si è aperto domenica a Tianjin, città portuale a un centinaio di chilometri da Pechino, rappresenta uno snodo cruciale. E mentre Pechino rivendica un ruolo crescente di garante di stabilità in un periodo di «instabilità, incertezza e imprevedibilità», i riflettori erano tutti puntati sull’incontro tra Xi e il presidente russo, Vladimir Putin, che ha riferito all’alleato i dettagli del suo incontro con Donald Trump in Alaska.

Il bilaterale

Le immagini diffuse dai media cinesi hanno mostrato l’accoglienza solenne riservata alla delegazione russa, composta oltre che dal presidente anche dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov e da alti funzionari del Cremlino, che ha trovato un lungo tappeto rosso ad attenderla sulla pista del Tianjin International Airport. Il momento più atteso della giornata è arrivato poco dopo con il bilaterale tra Putin e Xi che hanno avuto un primo confronto sui principali nodi internazionali: la guerra in Ucraina, la cooperazione energetica e commerciale e la volontà comune di creare un asse che possa competere con quello occidentale.

«Il presidente ha avuto un lungo colloquio con il leader cinese - ha commentato alla Tass Yury Ushakov, consigliere di Putin- che si è rivelato attivo e fruttuoso. Tra gli altri argomenti, mi ha detto il presidente, hanno discusso dei nostri ultimi contatti con gli americani». Il riferimento è al recente vertice in Alaska tra Putin e Trump, i cui esiti il leader russo ha voluto condividere in dettaglio con Xi.

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La condivisione dei contenuti dei colloqui di Anchorage va oltre il semplice voler mettere al corrente un alleato della situazione relativa alla questione ucraina, e sembra più indicare la volontà di condividere informazioni mirate attorno a cui creare una strategia comune. A maggior ragione dopo l’offerta di Pechino, rinnovata nelle scorse settimane, di inviare truppe di peacekeeping in Ucraina nel caso si giunga ad un accordo sul cessate il fuoco. 

E mercoledì i due leader, insieme al nordcoreano Kim Jong-un, saranno a piazza Tienammen per assistere alla parata militare per gli 80 anni della vittoria nella Seconda guerra mondiale e mostrare un’alleanza che pare più solida che mai.

Gli altri incontri

Accanto al faccia a faccia tra Xi e Putin, la prima giornata del vertice ha visto un fitto susseguirsi di bilaterali che hanno sottolineato l’ampiezza delle ambizioni cinesi. Il più significativo è stato quello con il premier indiano, Narendra Modi: la sua presenza a Tianjin segna la prima visita in Cina dopo sette anni e sottolinea il tentativo di riallacciare i rapporti dopo anni di tensioni al confine. Ma per entrambi sembra prevalere al momento la volontà di trovare un punto di incontro, come testimoniano le parole di Xi, che si è rivolto a Modi sottolineando come «è la scelta giusta per entrambe le parti essere amichevoli e avere buoni rapporti di vicinato, essere partner che favoriscono il successo reciproco. Non dobbiamo permettere che questioni di confine mettano a repentaglio tutto questo».

In parallelo, Xi ha ricevuto anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ospite di rilievo pur senza che la Turchia faccia parte della Sco, con cui avrebbe discusso della guerra in Ucraina, della situazione a Gaza e di misure congiunte per lo sviluppo della Siria.

Particolarmente simbolico anche il bilaterale con il bielorusso Alexander Lukashenko, alleato storico del Cremlino, che ha confermato la piena convergenza di Minsk con la visione geopolitica sino-russa.

Un nuovo ordine

Ma oltre ai bilaterali, e ai loro significati simbolici e pratici, il vero messaggio politico che arriva da Tianjin è la volontà di Mosca e Pechino di proporre un’alternativa all’ordine a guida occidentale. Lo ha detto chiaramente Putin, in un’intervista all’agenzia cinese Xinhua alla vigilia del vertice: «Ci aspettiamo che il summit dia alla Sco un nuovo potente slancio, rafforzando la sua capacità di rispondere alle sfide contemporanee e consolidando la solidarietà nello spazio eurasiatico. Tutto ciò contribuirà a plasmare un ordine mondiale multipolare più giusto».

Parole a cui ha fatto eco Xi Jinping, che nel discorso di apertura del summit si è detto «ottimista del fatto che, con uno sforzo collettivo, questo incontro sarà un successo e questa organizzazione possa svolgere un ruolo decisivo promuovendo la cura del progresso dell’umanità».

Ucraina

E mentre resta argomento di discussione a ogni vertice internazionale, il conflitto in Ucraina prosegue con poche prospettive di pace. Un appello per il cessate il fuoco è arrivato anche da Papa Leone XIV, che ha chiesto di «non cedere all’indifferenza ma di farsi prossimi con gesti concreti di carità. È tempo che i responsabili rinuncino alla logica delle armi e imbocchino la via dei negoziati. La voce delle armi deve tacere, si alzi quella della fraternità e della giustizia».

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