Il presidente russo gela le trattative tra Ue, Ucraina e Usa: «Ci prenderemo il Donbass con la forza se Kiev non si ritira». Washington pensa a nuove sanzioni energetiche. Il Cremlino: non è previsto un ritorno degli inviati americani in Russia. Zelensky: «Anche il 2026 sarà un anno di guerra»
«Piccoli maiali europei». Così il presidente russo, Vladimir Putin, ha definito i leader che, insieme alla precedente amministrazione americana, «speravano di profittare dalla guerra». Con loro, ha proseguito, non sarà possibile avviare trattative fino a quando non ci sarà «un ricambio di leadership».
Putin ha parlato a un incontro di alto livello al ministero della Difesa, dove ha ribadito quanto era già emerso nei giorni scorsi. Per Mosca, le trattative degli ultimi giorni – i negoziati, i piani di pace europei, ucraini e americani – non hanno fatto avvicinare la pace di un passo. Nonostante questo, Putin assicura che «approviamo i progressi nelle trattative con il presidente Trump», che, se fosse stato al potere tre anni fa, «probabilmente» avrebbe evitato il conflitto.
La consueta sviolinata che però potrebbe non essere più sufficiente a tenere buono il leader americano. Secondo Bloomberg, la Casa Bianca ha allo studio un nuovo round di sanzioni contro il settore energetico russo, che potrebbero prendere di mira in particolare la flotta internazionale di petroliere che trasporta il greggio proveniente dalla Russia. Sarebbe un atto che «nuocerà allo sviluppo delle relazioni tra i due paesi», ha subito commentato l’indiscrezione il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.
Ancora il Donbass
Il nodo cruciale è tuttora il Donbass, la regione contesa nell’est dell’Ucraina che, ribadisce Putin, «libereremo con la forza» se non sarà consegnata alla Russia senza combattere. La Casa Bianca ha fatto pressioni su Kiev affinché accetti il ritiro dai circa 5mila chilometri quadrati della regione che ancora controlla, ma il presidente Volodymyr Zelensky, spalleggiato dagli europei e da nuovi sondaggi secondo cui la sua linea avrebbe il supporto della maggioranza degli ucraini, ha rifiutato il ritiro, spingendo il Cremlino a sbattere la porta di fronte all’ennesimo piano di pace.
Le trattative, quindi, dopo le tante speranze suscitate nelle ultime settimane, sembrano di nuovo bloccate. Peskov ha detto che per questa settimana non è prevista nessuna visita degli inviati americani in Russia. Sembra che Mosca abbia reso talmente chiare le proprie intenzioni che la Casa Bianca avrebbe deciso che non ci sarebbe nemmeno bisogno di comunicarle formalmente i risultati delle ultime consultazioni con europei e ucraini.
Consultazioni che, ricordiamolo, hanno prodotto un nuovo piano di pace i cui contenuti non sono stati rivelati. Secondo il New York Times, l’insieme di documenti che costituisce la proposta di pace prevede un’assistenza rafforzata degli alleati all’Ucraina, tramite anche il dispiegamento di truppe europee dopo il raggiungimento di un cessate il fuoco. Secondo i diplomatici, queste garanzie avrebbero lo scopo di facilitare a Kiev la cessione di territori alla Russia, un punto sul quale però il governo ucraino non ha ancora ceduto.
Secondo il sito indipendente russo Meduza, nel suo discorso al ministero della Difesa Putin «ha iniziato a parlare come Medvedev», l’ex presidente e primo ministro divenuto celebre per le sue tirate bellicose e spesso piuttosto volgari contro gli avversari del Cremlino.
Forse un segnale di nervosismo dopo gli ultimi contrattacchi ucraini, che la scorsa settimana hanno liberato la città di Kupyansk, pochi giorni dopo che Putin ne aveva solennemente proclamato la conquista, e dopo l’imbarazzante attacco al porto di Novorossijsk di questa settimana, quando un drone ucraino è riuscito a infiltrarsi nella base russa e a danneggiare gravemente un sottomarino.
Contrattacco a Pokrovsk
Ieri il comandante delle forze ucraine, Oleksandr Syrskyj, ha parlato anche di un contrattacco di successo nella periferia nord di Pokrovsk, la città al centro del fronte del Donbass di cui i russi hanno proclamato la conquista, ma ai cui margini si continua a combattere.
«Oggi da Mosca abbiamo ricevuto chiari segnali che il 2026 sarà un anno di guerra», ha commentato ieri lo stesso Zelensky, che oggi sarà a Bruxelles per partecipare di persona al Consiglio europeo in cui si discuterà dello spinoso tema dei beni russi congelati presso la società belga Euroclear, tema sul quale non sono attese grandi novità, con il governo belga che si rifiuta di sequestrarli se non avrà la garanzia degli altri paesi europei contro ritorsioni russe. Senza un accordo, gli europei dovranno trovare un altro modo per raccogliere gli oltre 45 miliardi di euro che servono a Kiev per ripianare il buco nel suo bilancio 2026.
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