«C’è un uomo nel bagno delle donne», urlano a una signora che ha subito una mastectomia bilaterale dopo un cancro al seno. A Nikki Lucas, lesbica dall’aspetto mascolino, hanno sputato addosso mentre entrava in un bagno femminile. Caz Coronel, compositrice con i capelli corti in fila al Royal Festival Hall, è stata invitata da un uomo urlante a usare i bagni degli uomini.

È l’Inghilterra del post sentenza della Corte Suprema, che ad aprile scorso ha ridefinito legalmente chi è “donna” nella legge sulle pari opportunità e si prepara a escludere le donne trans dagli spazi pubblici. Lo racconta The Guardian, illuminando come la società britannica abbia deformato lo sguardo di fronte all’espressione di genere delle donne che non sempre rispettano i canoni tradizionali.

Le storie

Coronel quando ha sentito una voce maschile intimarle con insistenza di andare nei bagni degli uomini si è rivolta bruscamente urlandogli a sua volta: «Vuoi vedere i miei seni?». «Sembra divertente, ma in quel momento ero scioccata», ha raccontato al Guardian. «Ho i capelli corti e non mi dispiace se la gente pensa che sembri maschile. Mi hanno spesso chiamata “signore”, ma quando vedono il mio volto o si scusano o mi chiedono educatamente come preferisco essere chiamata. Ma non mi era mai capitato che qualcuno si avvicinasse a me in modo così pubblicamente aggressivo». E ha aggiunto: «Quello che mi è passato per la mente in quel momento è stato: è questo l’effetto di questa sentenza?».

La sentenza della Corte Suprema sul sesso biologico ha concentrato negli ultimi mesi il dibattito sulla sua applicazione pratica, in particolare sull’accesso ai bagni e agli spogliatoi delle donne. Il nuovo regolamento che esclude totalmente le donne trans da spogliatoi e bagni arriverà a fine mese.

Intanto le associazioni hanno segnalato un aumento delle difficoltà per le donne non conformi al genere. La storia più emblematica la racconta Claire Prihartini, a cui è stata diagnosticato un tumore al seno un anno e mezzo fa. «Ho avuto molta fortuna: l’ho scoperto presto, ho optato per una mastectomia bilaterale e non ho avuto bisogno di ulteriori trattamenti». Il suo petto è ora piatto, con due piccole cicatrici e senza capezzoli. Come quella di un uomo trans che si sottopone alla stessa operazione.

Prihartini si trovava negli spogliatoi della sua piscina locale. «Ero davanti allo specchio, senza top, mentre mettevo la cuffia. Un’altra donna è entrata, ha fatto un sospiro udibile e ha detto: “C’è un uomo qui!”. Io ho risposto amichevolmente: “Oh, non sono un uomo”, poi lei ha detto aggressivamente: “Sembri un uomo, qui non dovrebbero esserci uomini”. Non volevo discutere ulteriormente, così sono andata in piscina».

Prihartini, la cui esperienza è stata condivisa sui social media dal marito Jolyon Maugham, fondatore del Good Law Project, precisa che non si è trattato di «un’esperienza traumatica». E collega l’episodio alla sentenza della Corte Suprema: «Mi ha scioccata che qualcuno si sia sentito autorizzato in quel momento a mettere in discussione il genere di un’altra persona in modo così scortese, e che sia ormai normalizzato».

Ispezioni di genere

L’ispezione di genere come norma accettata, la delazione verso persone sospettate di essere donne o uomini transgender: un fenomeno che ha registrato un aumento, secondo il Guardian, dopo aprile, mese della sentenza. Coinvolge donne lesbiche, trans e non binarie, ma pesa anche per le persone nere, asiatiche o appartenenti con background migratorio.

Taranjit Chana, di Black and Brown Rainbow, servizio anti-violenza di base, osserva un aumento delle chiamate da parte di persone LGBTQ+ nere e asiatiche. «I bagni delle donne non sono mai stati completamente sicuri per le donne nere, perché non rientriamo in quella visione binaria. In alcune comunità, i peli sul viso fanno parte di chi siamo, ma nei bagni pubblici la gente ci fissa e si sente autorizzata a fare commenti perché non rientriamo in una stretta versione europea di donna».

Bridget Symonds, direttrice dei servizi della ong Lgbtq+ Galop, conferma: «Abbiamo saputo di persone cisgender lesbiche che sono state messe in discussione sul loro genere nei bagni pubblici, già prima della sentenza».

Nikki Lucas, capelli corti e solitamente con cappello, camicia e pantaloni, dice: «Se sei una lesbica butch (donna con tratti prettamente mascolini, ndr), i bagni delle donne non sono spazi sicuri. Mi hanno sputato addosso, urlato contro, ed è triste che sembri destinato a peggiorare. Gli sguardi d’odio, la sensazione di non sapere se sei al sicuro, sono peggiorati dopo la sentenza, al punto che ora o chiedo a un’amica di entrare con me o uso il bagno per disabili».

Anche Dee è stata contestata da una donna negli spogliatoi di Marks & Spencer, prima di slacciare la giacca e mostrare il seno: «Una donna ha iniziato a scusarsi, ma poi ha detto: “Beh, dovresti stare attenta di questi tempi”. Sembrava intendere: come osi sembrare un maschio?».

© Riproduzione riservata