Si è conclusa mercoledì all’Alta corte di Londra l’udienza sull'appello finale della difesa di Julian Assange, giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks, contro la sua contestatissima procedura di estradizione dal Regno Unito negli Usa, con un rinvio a data da destinarsi. Sarà dunque questione di alcuni giorni, ma i giudici non hanno dato indicazioni precise, riservandosi il tempo necessario per riflettere sulle argomentazioni molto complesse e contrapposte delle parti in causa.

Gli avvocati Usa

«Le accuse penali che sono state mosse contro Assange, perché ha citato le fonti e ha incoraggiato il furto e l'hacking, e non per ragioni politiche», hanno affermato gli avvocati del governo degli Stati Uniti nel corso di un'udienza cruciale sull'estradizione. L'udienza all'Alta Corte del Regno Unito britannico rappresenta l’ultimo appello nella lunga lotta del cofondatore di WikiLeaks contro l'estradizione negli Stati Uniti, dove dovrebbe affrontare accuse per 18 capi d'imputazione, che comportano una potenziale condanna fino a 175 anni di carcere. Assange è accusato dagli Stati Uniti di aver pubblicato «indiscriminatamente» i nomi delle fonti e non per le sue opinioni politiche, e di aver favorito indirettamente – minando la reputazione americana – gli interessi della Russia e di altri regimi autoritari.

Assange, invece, ha respinto le accuse e lotta per fermare la sua estradizione dalla Gran Bretagna. I pubblici ministeri statunitensi stanno cercando di mettere sotto processo Assange, 52 anni, per la diffusione di informazioni riservate di alto profilo tra cui documenti militari e dispacci diplomatici da parte di WikiLeaks.

Gli avvocati del governo americano sostengono inoltre che le fughe di notizie hanno messo in pericolo la vita dei loro agenti. I sostenitori di Assange, al contrario, lo acclamano come un giornalista e un eroe della libertà di stampa perseguitato per aver denunciato le malefatte degli Stati Uniti. Per il suo avvocato il suo cliente rischia una condanna sproporzionata negli Stati Uniti e «c'è il rischio reale che subisca un flagrante diniego di giustizia», ha aggiunto.

Molte voci hanno esortato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden a ritirare le 18 accuse contro Assange depositate in un tribunale federale della Virginia, ma presentate durante il mandato del suo predecessore Donald Trump in nome del Protection Act del 1917.

Le accuse degli Stati Uniti contro Assange risalgono al 2010, quando WikiLeaks pubblicò decine di migliaia di documenti militari e diplomatici segreti trafugati da Chelsea Manning, un'analista dell'intelligence dell'esercito Usa condannata a 35 anni di prigione ma poi graziata da Barack Obama dopo sette anni di carcere.

L'indagine del procuratore speciale Robert Mueller sull'interferenza nelle elezioni presidenziali americane del 2016 vinte da Donald Trump ha permesso di scoprire che i russi «sembravano» aver violato la campagna della democratica Hillary Clinton, e poi «diffuso pubblicamente quei materiali attraverso vari intermediari, incluso WikiLeaks» e aprendo polemiche sull’uso politico dei leaks.

Assange assente in aula

Nessun segno della presenza di Julian Assange in tribunale anche mercoledì. Martedì la moglie, Stella Assange, e gli avvocati difensori, avevano informato i due giudici d'appello che il giornalista e attivista australiano, cofondatore di WikiLeaks, «non sta bene» a causa delle conseguenze di 5 anni di detenzione dura nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh.

Molte le manifestazioni di solidarietà e le reazioni alla vicenda molto controversa. Il presidente colombiano Gustavo Petro è tornato a manifestare «tutta la sua solidarietà» al giornalista Assange. All'inizio di febbraio Petro aveva già manifestato il suo sostegno a Assange nell'ambito dell'Assemblea generale dell'Onu, dove il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva aveva chiesto di «preservare la libertà di stampa e, pertanto, la liberazione di Assange", dopo aver denunciato i possibili crimini di guerra Usa in Iraq e Afghanistan.

Anche l'Associazione dei giornalisti della Serbia (Uns), l'Associazione dei giornalisti indipendenti della Serbia (Nuns) e l'Unione dei giornalisti della Serbia hanno organizzato mercoledì a Belgrado una manifestazione a sostegno del fondatore di Wikileaks, Julian Assange.

«In queste ore l'Alta Corte Britannica sta decidendo se estradare o no Assange negli Usa dove rischia una condanna a 175 anni di prigione per spionaggio. Praticamente una condanna a morte per aver rivelato al mondo, con Wikileaks, crimini di guerra, gli orrori di Guantanamo, i morti civili in Afghanistan e in Iraq: atrocità commesse nel nome della sicurezza e della democrazia da esportare», ha detto Laura Boldrini, deputata Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.

«Estradarlo negli Usa, oggi, sarebbe un errore e un colpo alla libertà di informazione», ha concluso Boldrini. «La libertà di Assange è la libertà di tutte e tutti noi. No all'estradizione di Julian Assange», ha affermato la deputata del Movimento 5 Stelle, Stefania Ascari.

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